Il conflitto ventennale tra Magistratura e Politica, anomalia della storia italiana
AUTONOMIA DELLA MAGISTRATURA,
CON TOGLIATTI ERA PIU' GARANTITA
Questo pomeriggio a Roma, presso il Grand Hotel Parco dei Principi, in v ia G. Frescobaldi 5, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello presentano il volume “L'uso politico della giustizia”, una nuova edizione aggiornata a vent'anni da Mani Pulite del volume scritto dal presidente dei deputati del Pdl.
Dopo l'intervento di Rino Formica sulla Critica Sociale, pubblichiamo ora un'anticipazione dell'articolo di Cicchitto che la rivista socialista ospita nel suo nuovo numero.
Il compromesso raggiunto nella Costituente tra DC e PCI sull'autonomia della Magistratura, sostiene Cicchito, fu per entrambi una scelta di auto-tutela, difensiva: non si sapeva ancora, infatti, chi avrebbe vinto le elezioni del '48 e una dipendenza della Magistratura dall'Esecutivo non era vista con favore dal gruppo dirigente togliattiano del Pci, consapevole dell'uso politico della giustizia nel campo sovietico e timoroso che lo stesso potesse accadere nell' opposto campo occidentale.
Paradossalmente Togliatti non voleva un uso politico della Magistratura in Italia nel momento in cui prendeva ruolo come Ministro di Grazia e Giustizia dopo la Liberazione. La degenerazione avvenne successivamente, con Berlinguer e i suoi nipotini (D'Alema, Occhetto, Veltroni, al netto delle loro divisioni). L'equilibrio tra Magistratura, come corporazione, e Politica – durato per 50 anni – venne definitivamente rotto nel 1993, con la cancellazione dalla Costituzione dell'immunità parlamentare. Due i momenti storici decisivi per il precipitare dell'equilibrio politico tra i poteri democratici: la fine del comunismo internazionale e Maastricht. Dopo quasi vent'anni, quello che oggi sembra cronaca quotidiana, in realtà è una anomalia profonda della storia del Paese che tocca in particolare l'identità stessa della sinistra italiana.
