“Un allarme sottovalutato ed il Mediterraneo ancora una volta si trasforma in un cimitero. Volti senza nomi scompaiono per sempre nel mare della storia, il Mediterraneo a forza 6 che risucchia i corpi senza dignità dei poveri del mondo. Poveri che cercano qualche barlume di speranza affidandosi a trafficanti senza scrupoli”. È la riflessione del Presidente dell’Unaie (Unione nazionale associazioni di immigrazione ed emigrazione), on. Franco Narducci.
“Uno scenario profondamente doloroso – afferma Narducci – che si sarebbe potuto prevenire se ci si fosse armati di buona volontà e attivati tutti i meccanismi di soccorso; uno scenario dove hanno perso la vita 250 dei 300 somali, eritrei, nigeriani, cittadini del Bangladesh, della Costa d'Avorio, del Ciad e del Sudan ammassati su una carretta di 13 metri”.
“Tornano alla mente tragedie che noi italiani emigrati abbiamo vissuto sulla nostra pelle e che pensavamo superate, appartenenti solo alla memoria storica collettiva, ma la negligenza del Governo – afferma Narducci – proteso tra la necessità di salvaguardare i diritti umani e la considerazione della demagogia populista di chi lo sostiene, fa si che si ripresentino ai nostri occhi immagini assimilabili alla tragedia della nave Sirio del 1906, a Capo Palos, o quella del 1927 della nave “Principessa Mafalda” in cui persero la vita 300 migranti italiani”.
“In un secolo dove la tecnologia può senza dubbio aiutare a monitorare, anzi scandagliare, il mare nostrum – precisa il Presidente dell’Unaie – è inaccettabile che degli sventurati siano abbandonati nelle mani dei trafficanti di uomini per morire annegati in un passaggio che credevano di libertà. Pertanto è necessario, come ha detto il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, attivare dei corridoi umanitari per venire incontro a questi poveri del mondo” ha concluso Narducci.