LA RIBELLIONE DI UN BALILLA. Oppure: che botta da maestri

di Filippo Giannini

Mi è capitato tra le mani un articolo de Il Riformista a firma di Ritanna Armeni, di cui riporto uno stralcio: . Di contro voglio riportare alcuni giudizi, e inizio da quello di Winston Churchill, espresso poche ore dopo aver appreso la morte dei Benito Mussolini, morte, per quanto ne so voluta e organizzata proprio dal Premier inglese; questi ha scritto: . E ancora, per dimostrare che l’espressione geografica non sempre è stata tale, ma… sì, c’è sempre un ma. Infatti: il giornalista Massimo Zamorani nel 1964 scrisse: .
L’intellettuale francese Claude Ferrere osserva (e siamo al 1946 in piena paranoia antifascista): .
Quali furono le cause? Ecco come lo storico Zeev Sternhell, ebreo, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Gerusalemme, col saggio “La terza via fascista” (“Mulino” 1990), descrive quanto accennato: . L’autore continua a spiegare: . Sono proprio le soluzioni sociali ad attrarre maggiormente il giudizio del professore di Scienze Politiche: . In queste ultime osservazioni possiamo intravedere le cause che portarono, da lì a pochi anni, alla “svolta” drammatica.
La cosa può apparire ancora più chiara leggendo un’altra considerazione sempre di Sternhell: .
La lotta politica a livello mondiale si sposta sul binomio: civiltà del lavoro e civiltà del denaro; questo asserto sarà la base che ci porterà a comprendere le cause della più grande tragedia che investì l’umanità: la Seconda Guerra Mondiale
Ed è ancora una volta uno storico, Rutilio Sermonti (L’Italia nel XX Secolo), ad interpretare le cause di quella grande tragedia: . Era necessario, quindi, portare l’Italia a fianco della Germania ed eliminare in un colpo i due pericoli. Conclude Sermonti: . E con operazioni diaboliche l’intento riuscì; prima facendo coinvolgere l’Italia nell’operazione etiopica, quindi in Spagna, poi precludendo ogni possibilità di accordo con altre potenze lasciando l’unica porta aperta, quella con la Germania e, non ultime, le provocazioni sistematiche come, ad esempio, il caso di 1340 sequestri di bastimenti e navi di linea, operazione messa in atto dalla marina militare anglo-francese, tra la seconda metà del 1939 e la prima metà del 1940; vedere i due Rapporti Luca Pietromarchi, con quale intento se non quello di spingerci alla guerra?
Quindi, per quanto sopra, anche se solo sommariamente accennato, in quegli anni l’Italia era tutt’altro che una Espressione Geografica. Infatti ecco un altro giudizio di un politico inglese di primissimo livello: . E guidati da un uomo simile, l’Italia poteva essere una Espressione Geografica? Poi vennero i Berlusconi, i Gianfranco Fini, i Togliatti, i Pertini, i Bersani, i Di Pietro ecc., di conseguenza non potevamo che tornare a come Metternich battezzò l’Italia: Espressione Geografica. Italiani, siete stati proprio bravi! Che botta da maestri!
TORNERO’ SULL’ARGOMENTO, ma voglio terminare con una osservazione di Pietro Sella che parte dal dramma che stiamo vivendo per l’immigrazione senza controllo, dramma di questi giorni. .
Se tutto ciò – e tanto, ma tanto altro ancora – fosse vero, valeva la pena di perdere la guerra per cadere in cotante mani?

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