MA QUALE ALTERNATIVA?

IL PD continua a perdere consensi. Questa indubbia realtà, almeno nel linguaggio politico corrente, significa avere perduto, progressivamente, d’affidabilità. Di fatto, pur non trascurando i battibecchi tra chi si crede l’unico “gallo” del pollaio, il PD, da solo, non potrebbe mai aspirare ad una sorta di maggioranza relativa che gli consentisse, con apparentamenti che non trova, d’aspirare alla guida d’Italia. Le ideologie del PD, da granitiche, si sono fatte possibiliste. Per superare l’attuale crisi d’identità, i Democratici di Sinistra dovrebbero ricompattarsi in un partito unico, anche se, per i motivi che andremo ad esporre, non necessariamente unitario. Gli ex Comunisti, e non solo quelli di prima generazione, hanno capito che non potranno mai essere un partito di governo senza l’alleanza con altri. Ai tempi di Berlinguer, gli “altri” potevano essere i socialisti; dato che il compromesso storico con la Democrazia Cristiana era tramontato con l’uccisione dell’On.Moro. Oggi la situazione è assai meno definita. Il Centro non esiste più come forza politica autonoma. Lo ritroviamo, infatti, nelle fila del PdL. Senza dimenticare la compagine che, da indipendente, strizza l’occhio a quest’asfittica sinistra. Gli ottimismi, tipici del PCI negli anni’80, non si sono adeguati alle realtà del nuovo Secolo e nuovo Millennio. Insomma, ci pare improbabile che la dirigenza del PD sia nelle condizioni di riscoprire le radici comuni, tanto care ai militanti ed alla base meno smaliziata. Anche in Casa PD, il gioco dello scarica barile è fortemente recepito; pure oltre l’effettiva bisogna. Dal 2000 ad oggi, quindi in circa dieci anni, il partito ha rivelato preoccupanti segni di scarsa coesione. Segno evidente che la ventilata svolta non c’è ancora stata, né, a nostro avviso, ci sarà. A questo punto, i lettori potrebbero anche supporre che la Squadra di Bersani non sia capace di giocare partite politiche vincenti. Con l’aria che tira, appare assai difficile anche pareggiarle. Sono le alleanze che il Partito Democratico stenta a trovare. Ovviamente, alleanze numericamente stabili. Gli uomini di centro, se non partigiani berlusconiani, continuano a preferire le cobelligeranze dell’ultima ora. In pratica da attivare solo se sarà strategicamente vantaggioso. Non a caso, il PD ha perso il consenso dei giovani. Chi guiderà l’Italia di domani è interessato ad altri parametri politici ed essere a “sinistra” non rappresenta più un’alternativa alla preponderanza della Coalizione di Destra. PdL e Lega Nord sono due formazioni che non hanno nulla in comune, ma che hanno dimostrato la capacità di tirare, per obiettivi interessi, lo stesso carro. Le consultazioni politiche del 2013 non rappresenteranno, almeno dal nostro punto d’osservazione, una svolta espressiva. Qualche novità, invece, per le consultazioni amministrative dell’anno prossimo. Ma senza particolari illusioni. Un grande Partito d’opposizione a sinistra è ancora tutto da venire. D’alternative serie non ce ne sono.

Giorgio Brignola

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