di Riccardo Gotti Tedeschi
Il sondaggio proposto dall'Osservatorio lo scorso 11 febbraio , circa la reale necessità di riformare l'art. 41 della Costituzione quale strumento più adatto per garantire la libertà d'impresa, ha riscosso un certo interesse, a dimostrazione dell'importanza del tema, ed ha fornito un risultato che potrebbe dirsi soddisfacente in termini di gradimento verso l'iniziativa riformatrice, ma che non cela una certa difformità di giudizio. Questo è solo positivo per il dibattito, ma proviamo ad analizzare le possibili ragioni di un appeal della riforma che ha raggiunto un favore comunque non proprio plebiscitario.
Prima di tutto può suscitare dubbio la necessità di ricorrere alla modifica del testo costituzionale, che se da un lato costituisce una fonte primaria, è pur vero che il Trattato UE – la cui istituzione è stata possibile sulla premessa di una cessione di sovranità da parte di ciascuno stato membro – prevede che il mercato comune si fondi sulle quattro libertà fondamentali (libera circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei capitali).
Ed è proprio lo stesso Trattato che garantisce e tutela la libertà d'impresa: esso crea uno spazio economico unificato che permette la libera concorrenza tra le imprese, e pone le basi per ravvicinare le condizioni di scambio di beni e servizi.
Dunque la libertà d'impresa sarebbe comunque garantita su base comunitaria. Tuttavia, anche solo per una armonizzazione benefica in tal senso, nonchè per adeguare la carta costituzionale ai tempi attuali, la riforma – di principio o di sostanza che sia, a seconda della prospettiva e dell'importanza che si voglia dare alla Costituzione – è comunque in questo caso opportuna.
Il testo del neo-proposto art. 41 prevederebbe l'inserimento di un nuovo principio guida secondo cui l'impresa privata sarebbe permessa salvo i casi in cui non sia espressamente vietata.
Il “nuovo” testo contenuto nel disegno di legge costituzionale all'esame del Consiglio dei Ministri dovrebbe essere il seguente: “L'attività economica privata è libera ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale, con gli altri principi fondamentali della Costituzione o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana “.
Lo spirito che guida la proposta di riforma vorrebbe essere quello della rimozione di ogni ostacolo fra l'imprenditore e la realizzazione dell'impresa, esaltando la responsabilità personale dell'imprenditore. Va tuttavia rimarcato che ciò incontra un limite nel potere del legislatore di poter disciplinare l'iniziativa e l'attività economica, senza che siano definiti limiti a detto intervento. Come anche sottolineato da Fabio G. Angelini, Direttore del Centro Tocqueville-Acton, in un suo recente commento (disponibile a questo link ), il nuovo testo dell'art.41, anzichè ampliare lo spettro d'azione garantito al privato imprenditore, rinuncerebbe addirittura alla seconda parte del testo vigente ” che attribuisce in astratto – ai pubblici poteri il compito di far si che la libertà d'iniziativa economica privata si svolga in armonia con le altre fondamentali esigenze espresse nella costituzione (utilità sociale, rispetto dell'altrui libertà, della dignità umana, ecc…) “.
Il punto dolente parrebbe essere rappresentato da un non chiarissimo ruolo coperto dallo Stato nel testo attuale: regolatore e garante dei processi economici da una parte (con funzione sussidiaria, auspicabilmente), ovvero programmatore e pianificatore dei medesimi dall'altra, nella misura in cui definisce misure che presuppongono un fine di interesse generale da realizzare, e ne prestabilisce le condizioni necessarie per l'attuazione.
Il dibattito sul tema, sinora proficuo, pone l'interrogativo su quale ruolo debba dunque avere lo Stato (o se addirittura debba avere un ruolo!), e di conseguenza mostra l'urgente necessità di bilanciare libertà economica e cd. “interessi generali”.
Confidiamo che idee e commenti possano continuare a pervenire, a beneficio della discussione ma soprattutto – auspicabilmente – nell'ottica di una proposta.
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TOCQUEVILLE-ACTON
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