È significativo notare come gli esponenti dell’Esecutivo stiano mettendo le mani avanti, gridando d’improvviso ai quattro venti la loro intenzione di intervenire sulla crisi in Libia di comune accordo con Parlamento, Quirinale, Unione Europea e Onu. Per carità, tutta questa disponibilità è d’obbligo: però non solo è tardiva, ma segnala anche l’imbarazzo del Governo circa l’isolamento assunto sino ad ora rispetto alla comunità internazionale. Questo frettoloso ravvedimento è sospetto e poco credibile agli occhi degli altri Paesi che dall’inizio della rivolta libica hanno subito fatto fronte comune contro Gheddafi. Il premier Berlusconi, piccolo piccolo di fronte ai giganti della democrazia, sta facendo uno sforzo ormai inutile per sollevarsi sulla punta dei piedi e mettersi allo stesso livello degli altri Capi di Stato. Nel frattempo, Lampedusa è diventata una polveriera.
Bossi è arrivato addirittura a sfregarsi le mani di fronte alla disperazione dei cittadini libici, affermando che i flussi migratori avrebbero portato voti al Carroccio. Il Governo a trazione leghista è rimasto quindi inerte ad osservare l’arrivo nella piccola isola siciliana di migliaia di persone che sono fuggite dalla fame e dalle persecuzioni. Ora la situazione rischia di esplodere, perché i rifugiati sopravvivono in condizioni disumane e la trasformazione dell’isola in un grande lager ha esasperato gli abitanti. Questi i risultati dell’attendismo interessato di un Governo che è avvertito come un corpo estraneo nel consesso internazionale sin dal patto con Gheddafi, dalla politica dei respingimenti e delle leggi contro l’immigrazione: in una società multietnica e globalizzata, far leva sugli interessi economici personali o sulle ragioni della propaganda xenofoba non comporta solo un pesante isolamento internazionale, ma anche un peggioramento delle condizioni di sicurezza interne.
Per questo l’Italia dei Valori ha chiesto formalmente che il Parlamento si riunisca per votare l’immediata revoca del Trattato di amicizia, poiché impone all’Italia un “patto di fratellanza” di fatto con il dittatore Gheddafi, che è proprio l’opposto della pozione assunta dalle altre nazioni. Anzi, con il Trattato il Governo ha convenuto di foraggiare Gheddafi con 5 miliardi di euro l’anno, risorse che potevano essere investite in sicurezza. Ora l’Unione Europea dovrà aiutarci, anche se è comprensibile la sua riluttanza, e i cittadini italiani dovranno comprendere che quanto accade a Lampedusa è precisamente colpa di un Governo incapace di adottare una politica estera responsabile. Inutile ora correre dietro alla comunità europea e internazionale, con questo Governo saremo sempre gli ultimi della fila e i peggiori della classe.
La sua malafede e incompetenza è tale che abbiamo chiarito subito, in Commissione Affari Esteri al Senato, la nostra posizione: sosterremo qualunque iniziativa adottata dall’Onu volta a strappare i civili dagli artigli di Gheddafi, ma siamo contro un impegno diretto dei nostri militari in missioni di guerra. Troppi gli errori commessi da Bossi e Berlusconi, colonialisti della domenica: ora si prenderanno decisioni nel rispetto della nostra Costituzione e dell’orientamento della comunità internazionale. Basta strumentalizzare situazioni delicate per meschini interessi, esponendo il nostro Paese alla gogna internazionale: il Governo si faccia da parte e lasci fare alla democrazia.