Approvata riforma costituzionale giustizia

Si è tenuta oggi a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei Ministri. Tra i provvedimenti approvati il disegno di legge costituzionale di riforma della giustizia.
Il Consiglio dei Ministri, appositamente convocato, ha approvato all’unanimità, su proposta del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e del Ministro della giustizia, Angelino Alfano, un disegno di legge costituzionale per la riforma della giustizia che modifica il Titolo IV della Costituzione, che assume la nuova denominazione La Giustizia.

La riforma si fonda sulla separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti e sul riconoscimento al giudice di un ruolo di piena terzietà rispetto alle parti del processo.

Viene, quindi, prevista l’istituzione di due distinti Consigli superiori – della magistratura giudicante e di quella requirente – presieduti, come l’attuale CSM, dal Presidente della Repubblica e costituiti da membri eletti per metà dai magistrati e per metà dal Parlamento.

Sono anche indicate tassativamente le funzioni dei due Consigli, tra le quali non figura più la funzione disciplinare, assegnata a una Corte di disciplina di nuova istituzione e nominata anch’essa per metà dal Parlamento in seduta comune e per l’altra metà dai giudici e dai pubblici ministeri.

E’ confermata l’obbligatorietà dell’azione penale, che l’ufficio del pubblico ministero dovrà esercitare secondo criteri stabiliti dalla legge.

Il disegno di legge attribuisce nuovi compiti al Ministro della giustizia, il quale dovrà riferire annualmente alle Camere sullo stato della giustizia, sull’esercizio dell’azione penale e sull’uso dei mezzi di indagine.

Altri articoli del provvedimento ampliano la possibilità di nomina elettiva dei magistrati onorari, valorizzando così la partecipazione diretta del popolo all’amministrazione della giustizia, e consentono ai Consigli superiori, in casi eccezionali individuati dalla legge, di destinare magistrati ad altre sedi.

Inoltre, il disegno di legge costituzionale afferma che, salvi i casi previsti dalla legge, contro le sentenze di condanna è sempre ammesso l’appello, mentre le sentenze di proscioglimento non possono essere appellate.

Infine, in materia di responsabilità dei magistrati, il disegno di legge stabilisce la loro responsabilità diretta per gli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato.

Conferenza stampa Berlusconi – Alfano al termine del Consiglio dei Ministri

“E’ una riforma fatta nell’interesse dei cittadini” così il presidente Berlusconi ha presentato il disegno di legge costituzionale di riforma della giustizia, illustrato poi dal ministro Alfano nei suoi punti essenziali. Tra questi: separazione delle carriere tra magistrati e pubblici ministeri; Consiglio superiore della magistratura sdoppiato in due organismi, uno “giudicante” e uno “requirente”, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica; obbligo di esercitare l’azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge.

“La riforma pone al centro la parità tra accusa e difesa”, ha detto Alfano, sottolineando che l’obiettivo è garantire al meglio il cittadino e per ottenere ciò è necessario che accusa e difesa siano uguali, sullo stesso piano. Sopra di essi deve esserci il giudice. Cardine della riforma, quindi, è una funzionale separazione tra gli organi, pubblico ministero e giudice. La parità tra accusa e difesa si ottiene se c’è separatezza tra il pubblico ministero, che sostiene l’accusa in giudizio, e colui che per decidere è chiamato a valutare ciò che sostengono accusa e difesa.

“Giudice in alto”, quindi “ pubblico ministero e avvocato allo stesso livello”. Per ottenere ciò è necessario reimpostare le norme relative al Consiglio superiore della magistratura, perciò gli organi saranno due: Consiglio superiore della magistratura giudicante e Consiglio superiore della magistratura requirente. La competenza relativa alla responsabilità disciplinare sarà affidata ad un’Alta Corte, del tutto indipendente dal potere politico e dalle correnti interne alla magistratura.

La responsabilità civile dei giudici, poi, sarà pari a quella degli altri funzionari e dipendenti dello Stato, in una logica fondata sul presupposto che la legge è uguale per tutti. Se un magistrato sbaglia, in un ambito essenziale come la libertà personale, il cittadino potrà citarlo direttamente in giudizio.

Altro punto essenziale quello dell’obbligatorietà dell’azione penale. Rimane obbligatorio esercitare l’azione penale, ma secondo i criteri stabiliti dalla legge, che indicherà delle priorità in base al grado di allarme sociale. Oggi, essendo necessario perseguire tutti i reati e non essendoci il tempo per tutti, ha detto Alfano, in sostanza si realizza una discrezionalità dei pubblici ministeri su cosa perseguire. In seguito alla riforma, invece, sarà la legge a indicare le priorità sulle quali intervenire.

La conferenza stampa di presentazione della riforma della giustizia

Per saperne di più: dal sito del Ministero della Giustizia

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