Lei, on. Razzi, ha colto nel segno- ha detto Galan- proponendo una questione fortemente caratterizzante della nostra italianità nel mondo.”
Secondo me sia l’ On Razzi, sia il Ministro Galan, non hanno mai mangiato in un ristorante italiano all’ estero. La questione di base non e’ quel che entra nei ristoranti, ma quel che esce dalle cucine dei ristoranti ! Faccio presente ai legislatori in questione due considerazioni che andavano fatte prima di proporre un’ iniziativa cosi irrisibile, quanto irrealizzabile. La prima riguarda la qualita’ e la quantita’ di prodotti titici che arrivano dal Bel Paese, ergo una altra targa andrebbe data agli esportaori italiani, non basta constatare che nella carbonare ci va il guangiale e non la solita pancetta, ma bisogna prima vedere che il sudetto arrivi in effetti all’ estero. In secondo luogo andrebbe anche valorizzato il modo in cui sempre la suddetta carbonare, viene realmente preparata e presentata al cliente. ( meri esempi)
Galan: “Mi accingo ad approntare da subito un decreto in tal senso- ha continuato il ministro-, non sarà facile studiare i meccanismi di introduzione della targa ma si rende necessario porre ordine nel mondo della ristorazione italiana all’estero per certificarne in maniera inequivocabile la qualità.”
Come se bastasse un decreto per promuovere il nostro made in Italy nel mondo!!!! Forse andava fatta un indagine conoscitiva dell’ attuale stato di salute della ristorazione all’ estero, prima di proporre una targa di qualita’, che a mio modesto avviso si verifichera’ non solo contro producente, per lo stesso Made in Italy ma anche irrisoria. Non basta usare una pasta tipica italiana quando sul tavolo ti arriva scotta o insipida!!! Non basta usare dei pomodori e olio di oliva tipici italiani, quando non si conosce il dovuto dosaggio degli ingredienti per preparare un buon ragu’. In conclusione andavano prima ( con un indagine conoscitiva appunto) stabiliti i meccamismi e poi la Targa…..
