Nucleare, Governo sordo. Referendum per bloccarlo

La redazione IDV

Le Regioni bocciano il decreto n. 31/2010 relativo alla localizzazione e realizzazione dei nuovi impianti nucleari. Lo riferisce il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. Soltanto Piemonte, Lombardia, Campania e Veneto si sono mostrate favorevoli. Anche se poi, la Regione di Formigoni si è affrettata a ribadire che “la Lombardia è autosufficiente dal punto di vista energetico e quando si parlerà di nuovi insediamenti bisognerà tenere conto di questo”, attraverso le parole del coordinatore degli assessori regionali al Bilancio, Romano Colozzi. Come dire: ok il nucleare ma fuori dai nostri confini. Sorprende che il no sia arrivato non soltanto dalle amministrazioni di centrosinistra, ma anche da Molise, Sicilia e Sardegna, governate dal centrodestra. Il Lazio si è astenuto. Il nucleare divide, quindi, anche la stessa maggioranza governativa.

L’Associazione nazionale comuni italiani ha espresso la sua delusione per la “totale chiusura” da parte del ministero dello Sviluppo economico sulle “proposte emendative” al decreto avanzate dai Comuni, come hanno fatto notare Filippo Bernocchi, vicepresidente dell'Anci con delega alle politiche energetiche e Fabio Callori, sindaco di Caorso e presidente della Consulta Anci Comuni sede di servitù nucleari. “Avevamo richiesto – ha spiegato Callori – l'esclusione dai vincoli del patto di stabilità delle somme destinate a compensazioni territoriali. Somme che negli ultimi anni hanno visto una decurtazione del 70% e che non vengono erogate dal 2008. Altra richiesta era quella di circostanziare le cause di decadenza dei futuri benefici ai territori, che come previsto dal testo proposto, potranno venir meno qualora l'impianto 'per qualsiasi ragione’ subisca un fermo. Ultima, ma non per importanza, la richiesta di avviare contestualmente alla realizzazione dei nuovi impianti, attività di monitoraggio sulla salute”. L’Anci ha interpretato l’ostilità al confronto da parte del governo come “l’ennesimo schiaffo” e ha bollato questa chiusura come una “seria ipoteca sul futuro del nucleare in Italia”.

Il governo, però, non sembra affatto preoccupato di questo veto degli enti locali: il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all'Energia, Stefano Saglia, ha detto che “la macchina del nucleare procede spedita e sta rispettando i tempi previsti” e il suo superiore, il ministro Paolo Romani, ha annunciato per il 2014 la posa della prima pietra per la prima centrale nucleare.

Visto che il governo è sordo a qualsiasi dialogo costruttivo è indispensabile che i cittadini facciano sentire la loro voce e si oppongano al ritorno del nucleare in Italia, andando a votare SI al referendum in primavera. Maggiori informazioni sui danni che potrebbero derivare dalla costruzione di centrali nucleari si trovano sul sito www.sireferendum2011.it

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