LOMBARDI IN COSTA RICA – STORIE ED INTERVISTE

Costa Rica – Intervista a Giuseppe Pesenti, imprenditore lombardo e Vice
Presidente dell'Associaizone dei Lombardi in Costa Rica

Che cosa lo motivò a venire da Bergamo in Costa Rica?

Il piacere e la curiosità di conoscere un nuovo mondo e l'allontanarmi dal
terribile clima della mia terra mi fanno approdare a una terra che mi dà
l'opportunità di crescere professionalmente come tecnico elettricista, visto
che in quel momento il Costa Rica era molto arretrato in questo settore

Come è stato ricevuto in Costa Rica?

Con calore umano e, visto che arrivai nel 1989 quindi un anno prima di un
evento di tale importanza come il mondiale d'Italia 90, un gruppo di
italiani insieme a me visitarono la città e trovarono persone affascinate
dalla cultura italiana e dall'ambiente legato al calcio e al mondiale.

Furono quelle condizioni che la portarono a stabilirsi in Costa Rica e a
lavorare nel campo dell'elettricità?

Dopo aver considerato la situazione politica, la semplicità della gente, e
una certa stabilità economica e commerciale in relazione ai paesi vicini,
decisi di rischiare un po' e stabilirmi cercando la possibilità di crescere
professionalmente. Mi imbattei nelle difficoltà di ogni nuovo immigrante, i
noti “intoppi migratori”, i problemi dell'idioma, le barriere culturali e di
idiosincrasia rispetto al pensiero conformista e di poca proiezione del
costaricano il quale, davanti alla paura della cosa nuova o dei grandi
cambiamenti, si difende nella comodità del già conosciuto, della cosa
tradizionale e questo si rifletteva soprattutto nel sistema bancario che fu
uno dei problemi più difficili da superare poiché, le entità bancarie
restringevano il finanziamento ai progetti nuovi come quello proposto.

Come riuscì a superare tutti quegli inconvenienti?

La collaborazione e l'appoggio dei conterranei fu di grande importanza unita
allo sforzo e a una certa capacità di lavoro. In questa maniera potei
incominciare a costruire quello che, in principio, fu solo un'idea e
continuare a dare forma lentamente, come costruire un muro: di mattone in
mattone, vincendo tutti gli ostacoli che si presentavano, incluso lo
scetticismo delle istituzioni.

Si considera un imprenditore “arrivato”?

No, non mi considero neanche un imprenditore, questo mi genererebbe molta
pressione. Considero che sono ancora in una fase di costruzione e di
strutturazione della mia impresa.

Giuseppe, quale è il suo sogno attuale nell'aspetto imprenditoriale o
lavorativo?

Considero che ci sia un grave problema sociale che mi ha sensibilizzato
abbastanza in questo aspetto. A causa della burocrazia bancaria molti nuovi
progetti non hanno il supporto finanziario per essere sostenuti e realizzati
quindi la piccola impresa e industria non hanno la possibilità di
svilupparsi, a questo si aggiunge il fatto che le università regolano tutti
gli anni il numero di professionalità nei vari settori che, il più delle
volte, non trovano poi accesso al mercato del lavoro e finiscono per
lavorare nei call center o come taxisti. Questo problema fa sì che la classe
media e medio bassa non abbia buone opportunità lavorative e di abitazione.
Per questo motivo ho deciso di dirigere i miei sforzi per riempire quel
vuoto affinché le famiglia con poche risorse possano avere la possibilità di
optare per un'abitazione degna.

Perché, secondo lei, la colonia italiana e i loro discendenti, non hanno
come altre migrazioni – la francesa, tedesca o spagnola- un club per
riunirsi?

Sembra che gli immigrati, una volta arrivati, abbiano lavorato per le
proprie attività senza occuparsi molto di raggrupparsi e rafforzare
realmente una colonia unita, limitandosi a fondare tre o quattro
Associazioni con pochi soci attivi; inoltre lavorare in forma isolata in
quasi 100 anni ha portato a risultati insignificanti, eccetto qualche festa,
qualche celebrazione commemorativa italiana e tutto questo in saloni, case
di campagna e proprietà private e, in alcune occasioni, nella Residenza
dell'Ambasciatore, a differenza dei paesi dell'America Meridionale che hanno
tutti la loro Casa Club, una Scuola italiana e università italiane.

Cosa ne pensa sulla possibilità di fondare una Federazioni che raggruppi le
varie associazioni italiane in grado di portare avanti in modo compatto i
vari progetti che si possono proporre?

È sommamente difficile raggruppare queste persone, oltre al fatto che ciò
richiederebbe un censimento reale degli italiani residenti e di quella
popolazione di italiani che entrano ed escano dal Paese per problemi legati
ai permessi di residenza. Un censimento caro e difficile da realizzare

Signor Giuseppe, sappiamo che tra i suoi sogni c'è quello di fondare la
“Scuola Italiana” dove imparare la nostra cultura d'origine. C'è qualche
possibilità che si possa realizzare?

E' abbastanza difficile ma non impossibile; primo per l'organizzazione, per
la questione economica, pedagogica, amministrativa visto che dovremmo
superare enormi deficienze educative per equiparare i nostri programmi di
studio a quelli italiani e poter avere licei a livello europeo che poi
permettano ai nostri giovani di entrare senza difficoltà a qualsiasi
università italiana.

Don Guiseppe, è stato un vero piacere parlare con lei sulle varie questioni
e vedere questa grande sensibilità sociale che non possiamo non condividere
col pubblico che ci legge. Anche questo è servito a ravvivare una fiamma di
speranza in noi giovani che credevamo di essere “dimenticati”. Ora la
Gioventù Mantovana e lombarda in Costa Rica si impegnerà a tenerla sempre
accesa.

Dirce Campos Tioli ed Erick Pesenti

Corrispondenti lombardi da San José de Costa Rica

www.lombardinelmondo.org
www.mantovaninelmondo.eu

Intervista a Marco Colombari, un Sogno diventare italianoCi racconti chi
sei?
Sono un discendente lombardo

Quali motivi ti hanno portato a partecipare a questo corso?

Il principale obiettivo quello di conoscere e imparare la storia dei miei
antenati per poter aiutare gli altri discendenti che vogliono sapere di più
sulle loro radici

Cosa conosci della Regione Lombardia?

So che è una delle regioni più forti e che la sua economia e industria
influiscono sul resto dell'Italia

Hai relazioni con le Associazioni lombarde/mantovane in Costa Rica?

Sì, ho relazione con l'Associazione dei Mantovani in Costa Rica visto che
desidero che l'Italia sia parte di me

Ci racconti la storia della tua famiglia?

Della mia famiglia posso dire che il mio bisnonno è arrivato in Costa Rica
nel 1888 e ha lavorato al servizio dell'esercito militare

Che rappresenta per te l'italianità/l'essere italiano?

Per me Italia rappresenta un grande orgoglio perché, grazie a quello che ho
studiato, ho capito che Italia è stato un Paese che ha sofferto molto ma è
riuscita a diventare una delle potenze del mondo. Non sono ancora Italiano
ma per me sarebbe un sogno diventarlo, in questo senso sto cercando di
ottenere la cittadinanza.

Marco Colombari

Corrispondente lombardo dal Costa Rica

www.lombardinelmondo.org
www.mantovaninelmondo.eu

Intervista a Pedro Mendéz, corrispondente lombardo dal Guatemala Ci racconti
chi sei?
Mi chiamo Pietro e sono nato in Guatemala. La mia famiglia è Sartoressi, di
origine lombarda. Faccio il computer graphics

Quali motivi ti hanno portato a partecipare a questo corso?

Quando stavo facendo la ricerca delle radici della mia famiglia, ho trovato
la pagina di facebook dei mantovani in Costa Rica, poi sono entrato in
contatto con Daniele Marconcini e lui mi ha invitato a partecipare a questo
corso.

Cosa conosci della Regione Lombardia?

Ci sono stato in Lombardia alcuni anni fa, l'ho visitata e so che ha
un'industria ed economica forti. Dopo il corso ho imparato molto sulla
storia della Lombardia.

Hai relazioni con le Associazioni lombarde/mantovane in Costa Rica?

Prima non conoscevo queste iniziative in Costa Roca, ma adesso ho amici
discendenti con i quali vorrei rimanere in contatto per le future
iniziative.

Ci racconti la storia della tua famiglia?

Vorrei far sapere che la mia famiglia è stata molto importante nella
comunità dove è arrivata nel 1900. I miei nonni sono arrivati dalla
Lombardia in Guatemala per migliorare la loro condizione economica, hanno
lavorato in una piccola comunità dove, con altri italiani, hanno contribuito
a sviluppare il territorio.

Che rappresenta per te l'italianità/l'essere italiano?

Per me rappresenta il recupero di un'identità persa nella mia famiglia.
Tutti siamo e condividiamo lo stesso mondo ma sapere che ho radici italiane
mi ha portato allo studio e alla ricerca dei fenomeni emigratori e storici
del mio Paese, il Guatemala.

Marta Carrer

Associazione Mantovani nel Mondo

www.lombardinelmondo.org
www.mantovaninelmondo.eu

Intervista a Paolo Semeraro Fabbrichesi-Ci racconti chi sei?

Sono un ragazzo di 28 anni, discendente di italiano nato in Costa Rica. Sono
laureato in ingegneria meccanica, mi considero un appassionato, lavoratore e
imprenditore. Mi piacciono lo sport e la competizione, la musica e
viaggiare.

-Quali motivi ti hanno portato a partecipare a questo corso?

L'opportunità di conoscere altri discendenti di italiani e fare comunità.

-Cosa conosci della Regione Lombardia?

So che economicamente è la quinta Regione più forte d'Europa quindi è la più
importante d'Italia. E' molto forte l'industria.

-Hai relazioni con le Associazioni lombarde/mantovane in Costa Rica?

Sì, mi sono associato recentemente

-Ci racconti la storia della tua famiglia?

Il padre di mia nonna era un capitano e in uno dei suoi viaggi ha portato
mia nonna in Puglia. Nel porto di Taranto, la nonna ha conosciuto mio nonno,
che era un ingegnere, e insieme sono partiti per il Costa Rica per
collaborare allo sviluppo della città di San Vito. E' piaciuta loro questa
terra e si sono fermati dove hanno aperto a seguito un'impresa.

-Che rappresenta per te l'italianità/l'essere italiano?

Rappresenta l'opportunità di poter vivere un'altra cultura, di capire una
delle culture più importanti al mondo; mantenere l'unione con i miei
discendenti; avere la responsabilità di rappresentare e difendere un'altra
Patria.

Marta Carrer

Associazione Mantovani nel Mondo

www.lombardinelmondo.org
www.mantovaninelmondo.eu

Aleardo Villa, il pittore milanese che ha immortalato l'epopea del caffè in
Costa Rica Aleardo Villa è stato un apprezzato pittore, illustratore e
pubblicitario italiano. Nacque a Ravello il 12 febbraio 1865 e morì a Milano
il 31 dicembre 1906.

Studiò sotto la direzione di Giuseppe Bertini, il pittore noto per le sue
vetrate e per essere stato direttore sia dell'Accademia di Brera sia del
Museo Poldi Pezzoli di Milano, e di Giuliano Bortolomeo, il suo maestro di
figura.

Proprio alla Triennale di Brera, dove si era diplomato, Aleardo Villa ebbe
la sua prima notorietà come pittore nel 1891 quando espose la sua opera
“Consolatrix Afflictorum”. Si specializzò in ritrattistica soprattutto
femminile e si distinse per la sua capacità compositiva e per l'algidità dei
suoi colori.

Tuttavia abbandonò ben presto la pittura vera e propria per inseguire la sua
vera passione, la “pittura elementare” ovvero la grafica pubblicitaria.
Lavorò infatti come cartellonista per le Officine Grafiche Ricordi dove
eseguì le sue opere più memorabili, che spaziano dai manifesti delle “Regate
di Pallanza” del 1897 alla “Birra Poretti” del 1900.

Tra i suoi dipinti, di rilievo quelli presentati nel 1906 in occasione della
mostra per l'inaugurazione del Traforo del Sempione : “Ultimi Raggi” e
“Brividi”. Altre opere sono conservate alla Galleria d'arte moderna di
Milano, tra cui primeggiano : “Mascherina” e “La morte dei poveri”.

Aleardo Villa, completamente sconosciuto in Italia, è invece molto famoso in
Costa Rica. Infatti la sua opera “Allegoria del caffè e delle banane”
campeggia enorme sul soffitto di una sala del Teatro Nazionale di San Josè.
Il teatro, costruito in stile neoclassico proprio con i proventi derivati
dalla coltivazione del caffè, è a forma di cavallo con il pavimento che può
essere alzato al livello del palcoscenico e trasformato quindi in sala da
ballo. Il feroce barocco interno e imponente scalinata in marmo di Carrara
sono soltanto il modo per arrivare nella tanto decantata sala dell'allegoria
del caffè. Villa nell'immortalarne l'epoca d'oro ha commesso qualche errore
perché non conosceva la realtà del Costa Rica : gli arbusti del caffè sono
vicini al mare anziché in altura e sono troppo bassi ; i caschi di banane
sono capovolti e le raccoglitrici costaricensi sono agghindate come le
contadine lombarde al tempo della vendemmia.

Ma l'opera ha un suo fascino particolare legato al colore e alla vena
grafica di Aleardo Villa che la rende epica. Talmente memorabile che i
costaricensi le hanno riservato il retro della banconota di cinque colones,
che è senza dubbio quella più conosciuta. Un po' come la banconota da tre
pesos di Cuba raffigurante il Che Guevara.

Aleardo Villa e il Teatro nazionale di San Josè : quattro passi a sinistra,
seduti nell'ambiente liberty del caffè del teatro, un cafè Tortoni di Buenos
Aires in miniatura. Un caffè nel mondo del caffè.

Lombardia che va e viene in questa terra di Costa Rica dove le banane, lo
sbuffare delle ciminiere dei treni e il caffè hanno davvero un sapore
lontano.

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