IL DECRETO “MILLESCHIFEZZE” E’ LEGGE, A DISPETTO DI TUTTI

Questo milleproroghe è servito solo a rimandare all’anno di poi, al mese di mai e al giorno di chissà quando la messa in regola di disparate materie e, nell’indeterminatezza generale, introduce vere e proprie forme di ingiustizia sociale. Quale occasione migliore poteva avere la cricca per sfregiare i diritti dei cittadini? Vi sono diversi punti del decreto, scandalosi al limite del delinquenziale, che definiscono in tutto e per tutto quale tipo di maggioranza sta guidando il nostro Paese.

Ancora una volta, ecco prorogata la scadenza delle multe per gli allevatori che hanno superato il tetto delle quote latte: i relativi oneri, pari a svariati milioni di euro, saranno addirittura prelevati dai fondi destinati alla cura dei malati di cancro. Il Governo toglie ai bisognosi per dare ai disonesti, contribuendo a favorire sacche di illegalità e danneggiando direttamente le possibilità di tutelare la salute dei cittadini. Per questo la Lega non stacca la spina e per questo è urgente abbattere al più presto il Governo.

I cittadini truffati dall’anatocismo, ovvero il calcolo degli interessi sugli interessi, saranno privati del diritto di ottenere i rimborsi dovuti. Le lobbies bancarie, allertate dalla legalità sancita dal Codice civile e dalla Cassazione, hanno telefonato al Governo per dettare un comma del milleproroghe che diminuisce l’arco di tempo valido per chiedere la restituzione delle somme illecitamente addebitate, condonando milioni di euro agli istituti di credito e lasciando a bocca asciutta migliaia di cittadini.

Dal 1° aprile decadrà il divieto di concentrazione della proprietà di giornali e televisioni, quindi di fatto la scalata al Corriere della Sera da parte di Berlusconi può iniziare. Beffardamente, il milleproroghe prevede che sia il Presidente del Consiglio a ripristinare o meno questo divieto: quindi sarà spianata la strada verso il monopolio dell’informazione e una dimensione assolutistica del conflitto di interessi. Anche l’editoria e le tv locali vengono messe in ginocchio dal milleproroghe: un attacco frontale al pluralismo democratico.

La cultura costa cara e non si mangia: per questo da luglio per l’ingresso al cinema si dovrà pagare un euro in più. Saranno così i cittadini, e non lo Stato, a finanziare lo spettacolo. Come a dire: se tanto vi piacciono inutili attività di crescita personale e di intrattenimento sociale, pagatevele da soli. Lo stesso vale per gli enti lirici: solo qualche giorno fa il sovrintendente della storica Accademia di Santa Cecilia ha minacciato le dimissioni, perché non ha alcuna intenzione di essere complice del taglio alle attività culturali e al personale decisi dal Governo.

Un ultimo punto: ancora nuove, assurde e ingiustificabili tasse. Come se gli abitanti dell’Abruzzo o i cittadini campani non fossero stati già abbastanza umiliati da questo Governo, che li ha usati come comparse dei suoi spot elettorali senza nulla curarsi delle loro sofferenze, ora si prevedono anche aumenti dei tributi, delle addizionali e delle accise sulla benzina nelle Regioni in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza.

Il decreto milleproroghe lascia in sospeso, all’infinito, il pagamento delle multe per le quote latte, la restituzione dei soldi alle vittime dell’anatocismo, la disciplina del conflitto di interessi, il sostegno alla cultura e le risposte alle difficoltà dei cittadini. Per sottrarsi al pubblico ludibrio, il Governo ha addirittura cercato di evitare che questo decreto “milleschifezze” fosse vagliato da Camera e Senato portandolo direttamente all’esame dell’Aula, ma il Presidente Napolitano, ancora una volta, l’ha respinto per quei gravi vizi di incostituzionalità che il Gruppo Idv al Senato aveva già sottolineato. Il centrodestra ha continuato a fare orecchie da mercante e, togliendo qualche virgola, con la solita faccia tosta ha presentato sostanzialmente lo stesso testo pieno zeppo di iniquità, che oggi è purtroppo diventato legge con buona pace della Presidenza della Repubblica, del Parlamento e dell’interesse dei cittadini.

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