SEI SENATORI GRUPPO FLI: UN PASSO IN AVANTI, NESSUN PASSO INDIETRO, OCCORRE EQUILIBRIO E CONCORSO DI TUTTI PER COSTRUIRE FUTURO E LIBERTA’

SEI SENATORI GRUPPO FLI: UN PASSO IN AVANTI, NESSUN PASSO INDIETRO, OCCORRE EQUILIBRIO E CONCORSO DI TUTTI PER COSTRUIRE FUTURO E LIBERTA’

I sei senatori che hanno confermato la loro adesione al FLI motivano “politicamente” la loro scelta in un documento politico-programmatico e rivolgono al partito una precisa indicazione di rotta al fine di costruire un gruppo dirigente unito, equilibrato e coeso in questa delicata fase di costruzione del partito, fino alla ormai prossima stagione dei congressi che “eleggeranno” a tutti i livelli gli organi statutari. La disponibilità dell’on.le Della Vedova è esemplare su come si debba intendere un impegno politico serio. Voci singole, troppo spesso urlate e che in qualche caso si autodichiarano “maggioranza del partito” creano equivoci e malintesi sullo stesso collocamento politico del partito e non contribuiscono ad una soluzione condivisa e unitaria dei problemi. Questo è il momento di stare tutti uniti e coesi nelle scelte condivise secondo il percorso definito negli ultimi mesi, da Mirabello a Bastia Umbra, da Todi a Milano-Rho.

Roma, 22 febbraio 2011, Senato della Repubblica
I seguenti Senatori della Repubblica, nello scorso mese di luglio, hanno costituito il gruppo FLI Senato sulla base delle seguenti valutazioni politiche:

1) Il grande progetto di riforma Liberal-democratica di un centro destra popolare ed europeo, che negli ultimi sedici anni ha tentato di identificarsi nelle varie coalizioni che si sono succedute nel tempo e negli ultimi tre anni nel PDL, non è stato realizzato. Sono pertanto venute meno le promesse fatte agli elettori che a larga maggioranza hanno votato nel 2008 per il Centro-destra sulla base di quei valori e di quei programmi.
2) il PDL è rimasto un movimento “monocratico” al vertice, costituito da “nominati” sul territorio e, di conseguenza, diviso e frammentato in gruppi e gruppuscoli personalistici.
Queste condizioni non permetteranno mai di trasformare un Movimento in un Partito, non un partito ripiegato nelle vecchie liturgie della prima Repubblica, ma un luogo di esercizio primario della democrazia, aperto al confronto di idee e proposte, magari anche con contrapposizioni serrate, ma capace di trovare una sintesi in decisioni concrete, rispetto alle troppe riforme annunciate e mai realizzate.
In sintesi, si erano promesse “meno tasse, meno sprechi di spesa pubblica, più investimenti, più modernizzazioni, più liberalizzazioni”, in una parola “più sviluppo, più occupazione nel rigoroso rispetto degli irrinunciabili equilibri finanziari dei conti pubblici”.
Oggi, dopo che negli ultimi dieci anni il centrodestra ha governato per otto anni, siamo di fronte a “più spesa corrente, più tasse, meno investimenti, forte disoccupazione (soprattutto tra i giovani in tutt’Italia ed ancor più nel Sud), niente liberalizzazioni, ma anzi leggi anche recenti che esprimono palesi neocorporativismi”. Ulteriore clamorosa conferma sta nella recente relazione della Corte dei Conti che stima un aumento del 30% delle aree di corruzione e di malversazione.
Proprio per queste ragioni FLI non può ripetere gli stessi errori e deve al più presto organizzarsi come partito degli eletti e dei cittadini applicando con coerenza il principio di sussidiarietà a partire dalle singole realtà locali come unanimemente emerso nella Assemblea Costituente di Milano-Rho per far emergere una vera classe dirigente legittimata dal consenso degli iscritti e dei simpatizzanti, quindi dei cittadini elettori.
3) Se guardiamo fuori dal nostro Paese vediamo che il mondo esplode, il Mediterraneo brucia, l’Europa politica non c’è e rischia di implodere nel necessario rigorismo dei conti pubblici ma che, senza un coraggioso progetto di rilancio dello sviluppo che sappia coinvolgere anche la costa sud del Mediterraneo, appare un rigore senza speranza, un rigor mortis di un continente in declino che subisce impotente ingestibili ondate di immigrazioni. Già oggi, nel resto del mondo, tanti paesi cosiddetti emergenti hanno compiuto passi da giganti e sono andati ben oltre le troppe ragnatele burocratiche europee e i blocchi di interessi corporativi di grande e di piccolo cabotaggio che hanno finora bloccato ogni serio processo di riforma in Italia.
4) Di tutte le riforme annunciate e non realizzate, il federalismo fiscale rischia di diventare l’alibi e la panacea di tutti i mali. Il federalismo fiscale è certamente una grande riforma epocale da realizzare in tempi brevi. Occorre però evitare che si dimostri una semplice operazione camaleontica e gattopardesca che in realtà rischia di ridurre l’autonomia dei governi locali, aumentare il centralismo e soprattutto portare ad ineluttabile ulteriore aumento la pressione fiscale.
5) Occorre, prima che sia troppo tardi, prendere in mano quel testimone del riformismo popolare europeo, di quella rivoluzione liberale, democratica, economica e sociale che poggi tutte le risorse possibili sulle famiglie e sulle imprese, tagliando il peso oppressivo dello Stato e di tutte le pubbliche amministrazioni sul fronte delle spese e sul fronte delle tasse, nella condizione di garantire il controllo del deficit e del debito pubblico e piegarli verso equilibri più solidi e strutturali. Questo però non può che avvenire attraverso un vero sostegno alla crescita, all’occupazione, alle speranze da dare ai giovani, alle certezze da confermare agli anziani ed alle enormi potenzialità inespresse e soffocate del Sud, per la troppa assenza dello Stato e la troppa presenza della criminalità, con diffuse aree grigie tra politica ed economia dalla Lombardia alla Sicilia.

Per queste ragioni, i sottoscritti Senatori, ritengono doveroso assumere decisioni coerenti con i percorsi avviati negli ultimi mesi e responsabili rispetto alle difficili prospettive del paese, proponendo un “passo avanti” lungo quelle stesse linee strategico-politiche.
Dopo il primo incontro tra gruppi parlamentari tenutosi a Todi, dopo la Assemblea Costituente del FLI di Milano, considerata la difficile situazione economica e sociale del paese nel quadro dei pericolosi rischi che si profilano nel Mediterraneo e in tante altre parti del Mondo, si tratta ora di dare piena coerenza a quei valori, a quelle idee ed a quelle proposte formando al Senato un gruppo unitario che condivida queste strategie e quei percorsi politici dando vita al gruppo “Nuovo Polo per l’Italia”, nel quale si possano riconoscere tutti coloro che nei momenti cruciali, per il bene della Nazione, nell’interesse di tutti i cittadini e non per gli interessi di pochi, sanno indicare i passi in avanti da compiere per portare il paese verso un percorso di democrazia compiuto, di solida crescita economica, di più forte e reale coesione sociale, assumendone la responsabilità di fronte agli elettori e al Paese.
MARIO BALDASSARRI, BARBARA CONTINI, CANDIDO DE ANGELIS, EGIDIO DI GILIO, MARIA IDA GERMONTANI, GIUSEPPE VALDITARA
Roma, 22 febbraio 2011, Senato della Repubblica

I seguenti Senatori della Repubblica, nello scorso mese di luglio, hanno costituito il gruppo FLI Senato sulla base delle seguenti valutazioni politiche:

1) Il grande progetto di riforma Liberal-democratica di un centro destra popolare ed europeo, che negli ultimi sedici anni ha tentato di identificarsi nelle varie coalizioni che si sono succedute nel tempo e negli ultimi tre anni nel PDL, non è stato realizzato. Sono pertanto venute meno le promesse fatte agli elettori che a larga maggioranza hanno votato nel 2008 per il Centro-destra sulla base di quei valori e di quei programmi.

2) il PDL è rimasto un movimento “monocratico” al vertice, costituito da “nominati” sul territorio e, di conseguenza, diviso e frammentato in gruppi e gruppuscoli personalistici.

Queste condizioni non permetteranno mai di trasformare un Movimento in un Partito, non un partito ripiegato nelle vecchie liturgie della prima Repubblica, ma un luogo di esercizio primario della democrazia, aperto al confronto di idee e proposte, magari anche con contrapposizioni serrate, ma capace di trovare una sintesi in decisioni concrete, rispetto alle troppe riforme annunciate e mai realizzate.

In sintesi, si erano promesse “meno tasse, meno sprechi di spesa pubblica, più investimenti, più modernizzazioni, più liberalizzazioni”, in una parola “più sviluppo, più occupazione nel rigoroso rispetto degli irrinunciabili equilibri finanziari dei conti pubblici”.

Oggi, dopo che negli ultimi dieci anni il centrodestra ha governato per otto anni, siamo di fronte a “più spesa corrente, più tasse, meno investimenti, forte disoccupazione (soprattutto tra i giovani in tutt’Italia ed ancor più nel Sud), niente liberalizzazioni, ma anzi leggi anche recenti che esprimono palesi neocorporativismi”. Ulteriore clamorosa conferma sta nella recente relazione della Corte dei Conti che stima un aumento del 30% delle aree di corruzione e di malversazione.

Proprio per queste ragioni FLI non può ripetere gli stessi errori e deve al più presto organizzarsi come partito degli eletti e dei cittadini applicando con coerenza il principio di sussidiarietà a partire dalle singole realtà locali come unanimemente emerso nella Assemblea Costituente di Milano-Rho per far emergere una vera classe dirigente legittimata dal consenso degli iscritti e dei simpatizzanti, quindi dei cittadini elettori.

3) Se guardiamo fuori dal nostro Paese vediamo che il mondo esplode, il Mediterraneo brucia, l’Europa politica non c’è e rischia di implodere nel necessario rigorismo dei conti pubblici ma che, senza un coraggioso progetto di rilancio dello sviluppo che sappia coinvolgere anche la costa sud del Mediterraneo, appare un rigore senza speranza, un rigor mortis di un continente in declino che subisce impotente ingestibili ondate di immigrazioni. Già oggi, nel resto del mondo, tanti paesi cosiddetti emergenti hanno compiuto passi da giganti e sono andati ben oltre le troppe ragnatele burocratiche europee e i blocchi di interessi corporativi di grande e di piccolo cabotaggio che hanno finora bloccato ogni serio processo di riforma in Italia.

4) Di tutte le riforme annunciate e non realizzate, il federalismo fiscale rischia di diventare l’alibi e la panacea di tutti i mali. Il federalismo fiscale è certamente una grande riforma epocale da realizzare in tempi brevi. Occorre però evitare che si dimostri una semplice operazione camaleontica e gattopardesca che in realtà rischia di ridurre l’autonomia dei governi locali, aumentare il centralismo e soprattutto portare ad ineluttabile ulteriore aumento la pressione fiscale.

5) Occorre, prima che sia troppo tardi, prendere in mano quel testimone del riformismo popolare europeo, di quella rivoluzione liberale, democratica, economica e sociale che poggi tutte le risorse possibili sulle famiglie e sulle imprese, tagliando il peso oppressivo dello Stato e di tutte le pubbliche amministrazioni sul fronte delle spese e sul fronte delle tasse, nella condizione di garantire il controllo del deficit e del debito pubblico e piegarli verso equilibri più solidi e strutturali. Questo però non può che avvenire attraverso un vero sostegno alla crescita, all’occupazione, alle speranze da dare ai giovani, alle certezze da confermare agli anziani ed alle enormi potenzialità inespresse e soffocate del Sud, per la troppa assenza dello Stato e la troppa presenza della criminalità, con diffuse aree grigie tra politica ed economia dalla Lombardia alla Sicilia.

Per queste ragioni, i sottoscritti Senatori, ritengono doveroso assumere decisioni coerenti con i percorsi avviati negli ultimi mesi e responsabili rispetto alle difficili prospettive del paese, proponendo un “passo avanti” lungo quelle stesse linee strategico-politiche.

Dopo il primo incontro tra gruppi parlamentari tenutosi a Todi, dopo la Assemblea Costituente del FLI di Milano, considerata la difficile situazione economica e sociale del paese nel quadro dei pericolosi rischi che si profilano nel Mediterraneo e in tante altre parti del Mondo, si tratta ora di dare piena coerenza a quei valori, a quelle idee ed a quelle proposte formando al Senato un gruppo unitario che condivida queste strategie e quei percorsi politici dando vita al gruppo “Nuovo Polo per l’Italia”, nel quale si possano riconoscere tutti coloro che nei momenti cruciali, per il bene della Nazione, nell’interesse di tutti i cittadini e non per gli interessi di pochi, sanno indicare i passi in avanti da compiere per portare il paese verso un percorso di democrazia compiuto, di solida crescita economica, di più forte e reale coesione sociale, assumendone la responsabilità di fronte agli elettori e al Paese.

MARIO BALDASSARRI, BARBARA CONTINI, CANDIDO DE ANGELIS, EGIDIO DI GILIO, MARIA IDA GERMONTANI, GIUSEPPE VALDITARA

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