Esegesi critica del monologo di Roberto Benigni a Sanremo

Premesso che nella manifestazione sanremese la satira mordace e corrosiva di Benigni ha risentito delle briglie imposte dai vertici RAI, tuttavia questa “attenuante” non mi impedisce di criticare Benigni per le sue improvvide affermazioni storiche, anzi per le sue gravi dimenticanze storiche. A cominciare dal fatto che non ha mai sottolineato il carattere aggressivo e coloniale dell'unificazione nazionale, almeno per quanto riguarda il processo di annessione e conquista del Regno delle Due Sicilie, il successivo massacro delle popolazioni meridionali, l’estorsione e il saccheggio delle ricchezze del Sud.

Inoltre, Benigni ha fin troppo esaltato il ruolo della casa savoiarda, mentre ha descritto i Borbone quasi fossero un cancro storico. Eppure, re Carlo di Borbone fu molto amato dai Napoletani, riuscendo ad entrare in sintonia con il popolo e fu artefice di un periodo di grande risveglio economico e culturale per il regno di Napoli dopo secoli di dominazione straniera. Proprio nel periodo di massima crescita avuto con Ferdinando II di Borbone, il regno precipitò improvvisamente nella miseria e nella disperazione a causa dell’avidità e della rapacità dell’imperialismo britannico e piemontese, che in pochi mesi affossarono i risultati positivi che i Borbone erano riusciti ad ottenere nell'arco di un secolo.

Si pensi solo all'istituzione della comunità di San Leucio, che alla fine del Settecento rappresentava un esperimento sociale ed economico all'avanguardia. Senza dimenticare i numerosi primati che il Regno di Napoli vantava in diversi ambiti: economia, industria, giurisprudenza, assistenza sociale, scienza, arte e cultura. Pertanto, come si può continuare a credere alla mistificazione risorgimentale che descrive il Regno borbonico come il più regredito d’Italia? Come si può spiegare il fatto che prima del 1861 non esisteva praticamente il fenomeno dell'emigrazione, mentre dopo la cosiddetta “unità d'Italia” sono partiti quasi 20 milioni di contadini meridionali, in pratica un esodo biblico?

L’Italia unificata ebbe il suo battesimo a Napoli, e per la precisione a Piazza del Plebiscito: da quell'evento si capì subito quale fosse il tipo di libertà portato dalle truppe savoiarde. L'occupazione piemontese del Sud rappresentò un’operazione di rapina e, dunque, il suo impoverimento. Le industrie furono smantellate e i macchinari furono venduti agli industriali del Nord con la scusa che si trattava di un bottino di guerra. Il Meridione fu piegato con le baionette e le fucilazioni dei contadini che resistevano all’imposizione di tasse insopportabili, con la persecuzione di ogni forma di opposizione al potere militare dei Savoia. E questo massacro fu accompagnato da una campagna ideologica per screditare il Mezzogiorno, di cui ancora oggi si avvale la Lega Nord. Per domare il Sud il governo piemontese pensò persino di reclutare i camorristi, molti dei quali furono nominati Delegati di Polizia, ed è noto che il capo della camorra napoletana godesse di totale immunità e fosse stipendiato dal Ministero degli Interni.

Insomma, per farla breve (si fa per dire) chiarisco che non sono filo-borbonico, ma ciò non mi impedisce di attribuire alcuni meriti storici importanti alla casa reale borbonica, così come non mi impedisce di riconoscere i demeriti e le colpe criminali dei Savoia.

Inoltre, per quanto concerne il panegirico concesso a favore di Winston Churchill, mi permetto di rimproverare a Benigni la “colpa” di aver omesso, o comunque di non aver ricordato i meriti e il contributo storico fornito dalla Resistenza partigiana, limitandosi a tessere le lodi del premier britannico, su cui invece ci sarebbe molto da discutere.

Potrei andare avanti, anzi andare indietro e criticare Benigni anche per le sue inesattezze a proposito della storia antica. Infatti, se bisogna rimandare a settembre Benigni in materia di storia contemporanea, bisogna altresì ammettere che il giullare toscano non è stato ineccepibile nemmeno rispetto ad alcuni passaggi sulla storia antica.

Ad un certo punto Benigni ha affermato: “Se il generale romano Publio Cornelio Scipione non avesse vinto a Zama contro il generale cartaginese Annibale noi saremmo tutti di cultura fenicia.” Ma cosa vuol dire? Lo sa Benigni che il primo alfabeto fu inventato esattamente dai Fenici? I Fenici furono un popolo di grandi navigatori. Le necessità pratiche del commercio li spinsero a cercare un sistema semplice di scrittura, quale quella alfabetica. L’alfabeto fenicio comprendeva solo le consonanti, successivamente furono i Greci ad aggiungere le vocali e poi i Romani lo perfezionarono scrivendolo in modo più semplice. Mi limito al caso dell'alfabeto, ma il discorso potrebbe continuare.

Roberto Benigni non è certo uno storico, ma un giullare eccezionale, un poeta satirico irriverente e mordace, un maestro sagace della comicità e dell’ironia surreale. Quando l’estro istrionico e creativo di Benigni è ispirato ed è libero di esprimersi, può raggiungere vette artistiche sublimi. Ricordo altri monologhi di Benigni indubbiamente migliori di quello esibito a Sanremo. Aver messo le briglie alla genialità caustica e dissacrante di Benigni è un po’ come se un allenatore avesse imprigionato l’immenso talento calcistico di Maradona, costringendolo a giocare in difesa. Ho reso l’idea?

Lucio Garofalo

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