Intervista de L’Altrapagina a Luciano Neri, componente del Coordinamento Nazionale per gli Italiani nel Mondo del Pd e Presidente del Centro Relazioni Internazionali ( Cenri ).
“Le manifestazioni che hanno investito l’area sud del Mediterraneo sono un vero e proprio terremoto epocale. Sono solo l’inizio di un processo che ci consegnerà l’intera area maghrebina e mediorientale completamente trasformata”. Così Luciano Neri, componente del coordinamento nazionale del Pd per gli Italiani nel Mondo e presidente del Cenri nell’intervista rilasciata al mensile di politica e cultura “ L’Altrapagina” sui grandi sommovimenti in corso nell’area mediterranea. “ Ma quello che sta avvenendo nel Maghreb e in Medio Oriente – afferma Luciano Neri – non cambierà solo quei Paesi, non solo investirà l’intero mondo mussulmano, modificherà anche i nostri confini e le nostre attuali condizioni politiche ed economiche. Dell’Italia e dell’intera Europa. E di Israele. Per l’Europa, e per l’Italia in particolare, è venuto il momento di chiedersi se sia logico, giusto e possibile continuare a mantenere un rapporto così asimmetrico con quei Paesi, caratterizzato da un’assenza di lungimiranza e di qualsiasi strategia. Per l’Europa e per l’occidente quei Paesi rappresentano una occasione per pompare risorse energetiche a basso costo e mercati da sfruttare per le nostre esportazioni. Poco importa se questi “benefit” vengono assicurati attraverso il sostegno a dittature che negano le libertà e affamano i propri cittadini”. L’avvio di politiche di co-sviluppo tra la sponda nord e sud del Mediterraneo, e con il Medio Oriente, coincide con gli stessi nostri interessi, europei ed italiani in particolare”.
Alla domanda su come mai tutto sia precipitato in così breve tempo senza che alcuno abbia previsto dinamiche così dirompenti Neri ha affermato : “ ci si chiede legittimamente come mai i cervelloni analisti internazionali in Europa o in America, quei cloni da talk show che straparlano di “new governance”, non abbiano minimamente neppure percepito le pure forti scosse che hanno anticipato il terremoto. Come mai non le hanno percepite la CIA, il Mossad ( Servizio segreto israeliano ) e tutte quelle strutture cosiddette di sicurezza che, non si è mai saputo perché, sono chiamate “intelligence”? La risposta a mio avviso – afferma Neri – risiede nel fatto che la politica dei governi è sempre più è guidata, anzi comandata, da logiche di profitto finanziario e militari. Quando sei “posseduto” da queste logiche il mondo reale non lo vedi più. Sarebbe bastata una sobria analisi dei fatti, magari richiamando qualche riferimento storico. Qualsiasi sistema fondato sulla dittatura e sulla povertà prima o poi crolla, come è successo per l’Unione Sovietica in passato e oggi per la Tunisia e l’Egitto. Come è stato possibile – si domanda Neri – non vedere la crescita e le richieste di tanti giovani in un’area nella quale l’età media è sotto i trenta anni e più della metà della popolazione è rappresentata dalle donne?” “ La rivolta in Egitto – prosegue è stata certamente determinata in larga parte da motivazioni economiche, dalla povertà, dalla disoccupazione, dalla mancanza di futuro di giovani qualificati e laureati. Ma ci sono anche altre motivazioni, altrettanto importanti : la mancanza di libertà, l’umiliazione, la Palestina. E in Egitto, e in generale nel Mondo Arabo, l’onore, nel bene e nel male, ha molta importanza. E una delle peggiori umiliazioni imposte da Mubarak ad un popolo orgoglioso di sé stesso e della propria storia come quello egiziano è stato farlo diventare complice del governo israeliano nell’imporre il vergognoso blocco al milione e mezzo di palestinesi della striscia di Gaza. Blocco che viene pagato dagli Stati Uniti a Mubarak con 1.5 bilioni di dollari ogni anno. Un dittatore può anche essere tollerato fino che almeno sembra riflettere la dignità nazionale ma quando un dittatore è la rappresentazione della vergogna nazionale allora, come ha affermato il mio amico Uri Avnery in una efficace dichiarazione, “ diventa come un albero senza radici che qualsiasi vento se lo porta via”. Alla domanda su quali potranno essere gli effetti per Israele Neri risponde : “La storia oggi ci dice che gli accordi di Camp David siglati da Sadat e Begin non rappresentavano per Israele l’inizio di un processo negoziale con gli altri Paesi arabi, ma solo un accordo separato per poter intensificare la guerra contro i palestinesi. Israele è costretta oggi a prendere atto che la strategia unica, quella militare, che ha prodotto 44 anni di occupazione dei territori palestinesi è diventata obsoleta. E un grande pericolo per l’esistenza stessa di Israele. Le scelte di governi comandati da militari e sempre più caratterizzate da politiche razziste e ultranazionaliste stanno determinando un isolamento geopoliticamente devastante per un Paese di 7 milioni di abitanti confinante con 270 milioni di arabi. La pace con i palestinesi non diventa più una concessione ma una assoluta necessità. Una pace da costruire presto, attivando negoziati con i palestinesi e con i nuovi leader arabi che emergeranno in Egitto e negli altri Paesi del medio Oriente”.