ITALIA POVERA

Lo avevamo previsto. Oggi si è avverato. Il Bel Paese, dopo tanto frastuono politico, n’è uscito demotivato; quasi privato di quei valori con i quali avevamo salutato la nascita di questa Seconda Repubblica. Ancora una volta, ci siamo illusi perché ci hanno illuso. Sul fronte politico nazionale i cambiamenti non sono mancati; ma in negativo. Oltre agli aspetti economici che non lasciano tregua ed alle polemiche, dentro e fuori la Maggioranza, si stanno evidenziando aspetti nuovi e, onestamente, imponderabili. Intanto, non sempre ciò che si promette di mantiene. Anche perché i progetti ipotizzati sono partiti subito perdenti. Sicuri che chi li ha proposti ben lo sapeva. Intanto, i Poli, ora in numero indefinito, si stanno studiando per tentare possibili alleanze in previsione di probabili consultazioni politiche generali. Nessuno, per obiettività, si sbilancia più di tanto. Le polemiche, sempre meno velate, sembrano contare di più delle alleanze di “ferro”. Del resto, anche nella Maggioranza l’instabilità non è stata rintuzzata. Per ora, la Lega Nord resta fedele al Cavaliere. Ma il Federalismo territoriale è ancora tutto da venire. Bossi ed i suoi ne hanno preso atto. Berlusconi, almeno in apparenza, resta fermo sui suoi programmi e non modifica le sue posizioni, anche se riteniamo che non saranno percorribili; almeno in questo scampolo di Legislatura. Il Popolo italiano, sempre più frastornato, tira avanti col fatalismo che è tipico della nostra gente. Socialmente, siamo carenti; ma le alternative proprio non le vediamo. Le forse sociali, sulle quali avevamo soggettivamente puntato, sono discordi su quelle tematiche indispensabili per la ripresa economica del Paese. Non a caso, l’inflazione in area Euro da noi si è fatta più tangibile; mentre le retribuzioni restano al palo del 2003; quando la moneta unica non aveva ancora contribuito allo sconquasso economico nel Bel Paese. A questo punto, le previsioni non sono positive. Almeno a medio termine. Una crisi di Governo potrebbe essere un atto peggiorativo; ma non necessariamente. Cambiare le carte in tavola sarebbe in grado di rappresentare un momento di modifica di rotta e di ripresa. Tra le ipotesi e le tesi, l’Italia, dei 150 anni d’Unità, resta alla ribalta del quadro internazionale; neppure tanto convince che “mal comune sia mezzo gaudio”. Se ci fossero delle scelte serie a questo dato di fatto, le avremmo fatte, da subito, nostre. Obiettivamente, non ce ne sono. Meglio, quindi, continuare a monitorare la situazione evitando, nei limiti del possibile, quegli eccessi che non servono a nessuno e che, invece, inaspriscono una situazione già compromessa. Ci sembra poco opportuno essere ottimisti quando proprio non è il caso. L’Italia di questo travagliato Millennio ha da fare i conti del suo ruolo in un contesto europeo e mondiale che non consente passi falsi e retorica di circostanza. Alle porte della primavera, l’Italia si presenta più povera e non solo di programmi. Siamo a corto diiniziative e di scelte utili. Ora la prognosi la conosciamo; c’è solo da operare affinché non sia infausta.

Giorgio Brignola

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