Ho ricevuto un commento da un amico in rete, a una cosa scritta su Arcoiris Tv, che frequento da anni, con un p.s. “il passato è il presente. Oggetto: XVIII° = XXI° secolo”. Si chiama Antonio, non so altro ma so che la poesia mi sono impegnata a farla circolare. Sarebbe da leggere a scuola,Gioacchino Belli, come in un film Mery per sempre, magari il giorno 17 marzo, in cui sembra che ci siano pronti 150 presidi contro la Gelmini, che ha decretato tutti al lavoro, per l’Unità della Merce, ops scusate dell’Italia.
Dimostrazione che la poesia continua, come quella di Remo Remotti, che diceva Mamma Roma Addio. E poi invece eccoci quà, a parlare di sesso non degli angeli, di giornate epocali, chi sale e chi scende, chi rimane sempre…Eccoce Roma, non siamo cambiati. Su state boni state zitti, è sempre una Bona Famiglia…
Doriana Goracci
Mentre ch’er ber paese se sprofonna
frane, teremoti, innondazzioni
mentre che so’ finiti li mijioni
pe turà un deficì de la Madonna
Mentre scole e musei cadeno a pezzi
e l’atenei nun c’hanno più quadrini
pe’ la ricerca, e i cervelli ppiù fini
vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi
Mentre li fessi pagheno le tasse
e se rubba e se imbrojia a tutto spiano
e le pensioni so’ sempre ppiù basse
Una luce s’è accesa nella notte.
Dormi tranquillo popolo itajiano
A noi ce sarveranno le mignotte
Giuseppe Gioacchino Belli
(Roma, 7 settembre 1791 – Roma, 21 dicembre 1863)