GIORNO DEL RICORDO: CAMBER, SU FOIBE E ESODO ANCORA TANTO DA DIRE E FARE

di Carla Isabella Elena Cace

La realtà non si forma che nella memoria, secondo Marcel Proust. Ma ci sono verità scomode di cui si nega la realtà e, dunque, l'esistenza e il ricordo. La Repubblica italiana, con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, ha riconosciuto il 10 febbraio quale Giorno del Ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia delle foibe e del conseguente esodo degli istriani, giuliani e dalmati dalle loro terre, nel secondo dopoguerra. Ma quante e chi furono le vittime delle foibe? E quanti i profughi? Migliaia gli italiani massacrati in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia tra il 1943 e il 1945. Uccisi dai partigiani comunisti di Tito solo perché italiani. Una pulizia politica ed etnica in piena regola, mascherata da azione di guerra o vendetta contro i fascisti. In realtà, nelle cavità carsiche chiamate 'foibe' furono gettati ancora vivi, lÂ’uno legato allÂ’altro con il fil di ferro, uomini, donne, anziani e bambini che in quel periodo di grande confusione bellica si erano ritrovati in balìa dei partigiani comunisti jugoslavi. Il Giorno del ricordo non è solo dedicato alle vittime delle foibe, ma anche alla grande tragedia dei profughi giuliani: 350 mila costretti allÂ’esodo, a lasciare le proprie case e ogni bene per fuggire in Italia, dove furono spesso malamente accolti. In gran parte finirono nei campi profughi e ci rimasero per anni. Per mezzo secolo su queste stragi e sullÂ’esodo è calato un pesante e colpevole silenzio. Ragioni politiche e la cattiva coscienza portarono a nascondere una realtà che nessuno poteva negare di fronte ai documenti, alle immagini dei resti straziati recuperati e alle testimonianze dei pochi sopravvissuti. Perché il 10 febbraio? EÂ’ una data simbolica che si riferisce al 1947, quando entrò in vigore il trattato di pace con cui le province di Pola, Fiume, Zara e parte delle zone di Gorizia e di Trieste passarono alla Jugoslavia. Secondo le fonti più accreditate le vittime furono circa cinquemila. Ascoltiamo in merito il senatore triestino Giulio Camber.

A sette anni dall'istituzione del Giorno del Ricordo possiamo asserire che la questione è finalmente sentita a livello nazionale o ancora permangono resistenze e ostracismo, senatore Camber?
“E' un tema “nuovo” per l'opinione pubblica e, dopo soli sette anni dall'istituzione delle celebrazioni ufficiali, ancora sono molti gli aspetti da approfondire e i passi da compiere. Senz'altro si registra una sensibilità più diffusa sull'argomento. Un esempio tangibile è quello degli istituti scolastici che organizzano visite per gli alunni nei luoghi-simbolo della tragedia. Presso la foiba di Basovizza, dichiarata monumento nazionale nel 1992, negli ultimi due anni vi sono stati oltre duecentomila visitatori, tra cui tantissimi studenti. Ciò non toglie che ci sia ancora molto da fare e soprattutto molto da studiare. Bisogna colmare un vuoto storiografico ed è necessario farlo avvalendosi di studiosi seri e non di parte. Mi viene in mente, tra le varie figure che rispondono a criteri di oggettività, il lavoro del professor Giuseppe Parlato”.

La scuola è spaccata sul tema foibe. Accanto alle visite vi sono ancora atteggiamenti di palese boicottaggio. Non a caso il ministro Gelmini nei giorni scorsi ha denunciato che nella scuola italiana la tragedia delle foibe non viene adeguatamente affrontata e raccontata agli studenti. Ha affermato anche che, per questa ragione, i martiri delle foibe sono stati uccisi due volte. Cosa ne pensa?
“Per quanto, come detto, rispetto al passato le cose siano cambiate e migliorate siamo a delle verità ancora parziali. Condivido appieno quanto dichiarato dal ministro Gelmini e le conclusioni che ne ha tratto. Su questo delicato tema rimane ancora tantissimo da fare. Si è riscoperta una porzione di storia persa tra le “brume” del tempo. Su dieci italiani, fino a poco tempo fa, solamente uno sapeva rispondere alla domanda 'cosa sono le foibe?'. Questa è l'unica grande tragedia del secondo conflitto mondiale che sia avvenuta in terra italiana. Senza voler per questo dimenticare altre situazioni, è giusto sottolineare la differenza oggettiva di approccio verso altre tragedie quali la Shoah, portata costantemente all'attenzione dell'opinione pubblica nel tempo con ricerche storiche, libri, pubblicazioni, documentari e film. Nel caso delle Foibe, invece, siamo molto lontani da tutto ciò e per ragioni di ordine politico. Per questo, ha perfettamente ragione il ministro dell'Istruzione quando afferma che migliaia di persone sono state uccise due volte”.

Il sindaco di Calalzo (Belluno) ha chiesto al Capo dello Stato Napolitano, attraverso una lettera, la rimozione immediata di tutti i toponimi che in Italia inneggiano al maresciallo Tito e ai responsabili della tragedia delle Foibe, molti dei quali peraltro insigniti di onorificenze e cavalierati della Repubblica. Alla luce di questi dati sembra emergere che non vi sia una presa di coscienza completa della gravità di questa orrenda pulizia etnica. E' ancora lunga la strada?
“Oggettivamente è ancora molto lunga. La giornata del Ricordo è stata istituita proprio per far conoscere un dramma su cui per troppo tempo è caduto un colpevole silenzio. Ma si tratta certamente di un punto di partenza e non di arrivo. E' vero che vi sono molti personaggi che hanno avuto responsabilità attive nel dramma delle foibe e che oggi ricevono onorificenze. E' l'emblema della confusione e della cattiva informazione che ancora permane. Ma è solo uno degli aspetti da affrontare. Non esistono solo le povere vittime ma anche il dramma degli esuli. La temperie dell'epoca ha costretto sostanzialmente tutta la popolazione italiana (il 90% di chi viveva in quelle terre) a scappare. Queste persone aspettano ancora oggi di essere risarcite. Il problema è stato affrontato dai vari governi che si sono succeduti in questi anni, ma sempre parzialmente. Man mano che andiamo avanti, ovviamente le persone coinvolte vengono a mancare, ma gli eredi coltivano comunque queste legittime aspettative. Sono circa vent'anni, poi, che abbiamo richiesto l'istituzione di una Commissione monocamerale sul tema delle Foibe. Anche su questo punto bisogna ridestare le coscienze. Mi auguro che il discorso del ministro Gelmini possa valere come sprone alla sensibilità collettiva”.

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