ROMA- Addetto stampa, professione senza una vera disciplina. Figura professionale che nasce con l’incarico di coordinare i rapporti fra aziende, enti pubblici e cittadini. Diverse sono le correnti di pensiero che aleggiano attorno alla figura del responsabile dell’ufficio stampa; c’è chi lo considera un semplice addetto alle relazioni con il pubblico, chi lo vede come il braccio destro di un grande dirigente o funzionario quando in realtà tutti quelli che svolgono questo ruolo sono dei giornalisti, iscritti all’albo che, a differenza dei colleghi delle redazioni, svolgono lavoro d’informazione all’interno di un’azienda privata o pubblica amministrazione. Undici anni fa fu approvata la legge 105/2000 con lo scopo di obbligare le amministrazioni pubbliche all’apertura delle posizioni contributive presso l’INPGI. A undici anni di distanza ancora non esiste un corretto inquadramento professionale, la parola d’ordine è riconoscere al più presto il lavoro sindacale dei giornalisti negli uffici stampa. Questo è stato il tema al centro del dibattito che si è svolto lo scorso 28 gennaio presso la sede centrale della FINSI a Roma. Rappresentanti della stessa federazione, Aran e gruppi sindacali hanno aperto una discussione con un unico motto ovvero dare finalmente una collocazione giuridico- professionale agli uffici stampa, attribuendo loro quell’indipendenza e autonomia che ancora non hanno. La strada ideale da percorrere è aprire una trattativa con i rappresentanti della nostra PA per far si che in poco tempo si arrivi a una chiara disciplina dell’ufficio stampa come organo. I dipendenti dell’Inps, tramite vertenza, sono riusciti a vincere una parte della loro battaglia legale contro lo stesso ente pubblico, ottenendo il pieno riconoscimento del loro ruolo giornalistico all’interno dell’ufficio stampa che, prima dell’intervento della magistratura, era disconosciuto. Il desiderio di una normativa chiara è forte, ma la strada da percorrere per arrivare all’obiettivo è ancora lunga.
