SURRISCALDAMENTO

di Renzo Balmelli

NEL FUOCO DELLA RIVOLTA – Tra decine di morti e migliaia di feriti l'Egitto sta affrontando una delle prove piu' difficili e sanguinose della sua storia recente. Di fronte alle immagini dei tumulti in occidente si reagisce con crescente apprensione nel timore catastrofico ma probabilmente realistico che la caduta di Mubarak possa travolgere l'intero Nord Africa, già contagiato dalla sindrome tunisina. Per salvare il salvabile il vecchio rais ha destituito il governo, ma il rimpasto sembra soltanto un placebo e non un'iniziativa duratura che governi il cambiamento.Veicolate dal web, che ha reso partecipe la popolazione di cio' che accade nel paese, le manifestazioni sono destinate a rafforzare le azioni di protesta esplose con la violenza di un vulcano risvegliatosi di colpo. E di colpo ci siamo resi conto che l'Egitto al di la dei tour all inclusive, delle piramidi e delle spiagge dorate, non è una democrazia, ma un sistema repressivo da cui il regime non uscirà indenne senza riforme rapide, concrete, che riescano a convicere la popolazione stanca, esasperata di lacci e privazioni.

SFIDE – Come ai bei tempi del “Yes we can” Obama riconquista l’America e con l’appello bipartisan a raccogliere uniti le sfide del futuro lancia la palla nel campo dei repubblicani. C’è tutto lo spirito kennedyano della nuova frontiera nel discorso sullo Stato dell’Unione onorato da un altissimo tasso di gradimento e vero spartiacque tra gli ideali democratici e la rozza campagna della destra. Che si tratti dell’occupazione, delle energie pulite o di tornare a fare degli Stati Uniti una grande potenza, l’opposizione d'ora in poi non potrà piu’ nascondersi dietro la demagogia. In risposta al presidente e per onorare il contratto con i suoi sostenitori dovrà dimostrare di essere una forza responsabile e non soltanto un contenitore di slogan per aizzare gli animi. Sarà d’altronde proprio sui valori-guida del paese che si imposterà la corsa alle presidenziali, ormai già entrata nel vivo della contesa elettorale.

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SPINA – Crocevia del turpe commercio mondiale del terrorismo, la Cecenia è la spina nel fianco che il sistema autoritario russo non riesce a controllare. Già ai tempi degli zar la regione caucasica era considerata un’ostacolo insormontabile di cui parlava addirittura Tolstoi. Oggi gli zar non ci sono piu' ( o comunque se ci sono vestono abiti firmati) ma il paese è sempre stretto nell'abbraccio poco sensuale di signorotti della guerra e oligarchi di ogni risma i quali sanno che pagando si puo' avere tutto. Ci sono falle nel sistema di sicurezza in cui si muovono non soltanto monoliti incorruttibili che l’attentato all’aeroporto di Mosca ha evidenziato in maniera brutale. Nell’ora delle strage la Russia , seconda potenza nucleare l mondo, si rivela essere un gigante dai piedi d’argilla che le sorde lotte di potere in corso al Cremlino concorrono a rendere ancor piu’ instabile e vulnerabile.

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RASSEGNAZIONE – Trentacinque anni fa la rivoluzione dei garofani richiamo’ a Lisbona, liberata dalla dittatura, la gioventu’ assetata di libertà. Alla primavera lusitana nella fascinosa “ville blanche” cantata da poeti e cineasti è subentrata la “saudade”, la sottile malinconia per un amore che è andato via via spegnendosi. Tranne la scontata rielezione di Cavaco Silva, il dato emergente delle elezioni portoghesi è stato il picco dell’astensionismo, mai cosi’ alto dalla fine del regime di Salazar. C’è qualcosa che stride se oltre la metà della popolazione diserta le urne; significa che la rassegnazione è dietro l’angolo. E non è un bel segno ne per il Portogallo ne per l’Europa.

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FIAMMATE – E’ difficile ipotizzare se l’Albania, sempiterna incognita sulla sponda balcanica dell’Adriatico, sia pronta per l’Europa. A cicli intermittenti scoppiano fiammate di violenza che sono comunque indice di una situazione alterata. Dai banchi della sinistra l’opposizione denuncia l’esistenza di un clima intimidatorio simile ai tribunali del vecchio regime. Sulle macerie della crudele repressione della dittatura comunista era scontato che transizione fosse laboriosa. Ma per stabilizzare la democrazia bisogna fare di piu’senza tollerare nessun graffio, anche minimo, al rispetto dei diritti umani.

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RECORD – Per protestare hanno scelto “cozze e patatine”, il piatto nazionale che in Belgio è quasi una seconda bandiera. Migliaia di cittadini, mobilitati su Facebbok, hanno denuciato a gran voce l’ignavia del politici che da tempo immemore non riescono a formare un governo. Da 224 giorni la nazione simbolo dell’Europa è senza una guida, un primato assoluto di cui non andare orgogliosi. C’è il timore che il vuoto di potere possa alimentare le spinte secessioniste e l’estremismo di destra. Comunque si consolino i sudditi di re Alberto: l’Italia un governo ce l’ha, ma nessuno se n’è accorto.

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BAGATELLA – In occasione della giornata della memoria tornano i fantasmi del passato che non passa. A cinquantanni dalla morte la Francia pensava a una monografia su Céline, scrittore che rivaleggia con Proust, ma distintosi per il suo virulento antisemitismo. Non se ne farà nulla. “Bagatelle per un massacro”, titolo di un suo romanzo in cui convive un odio spaventoso per gli ebrei, mostra a quale abiezione puo’ arrivare la mente di un genio quando è tarata dai pregiudizi razziali. E in talune circostanze le colpe dell’uomo sono piu’ importanti dei meriti dell’autore . Certo, la letteratura sarebbe molto piu’ povera senza “ Viaggio al termine della notte”, capolavoro assoluto che pero’ non lo assolve. Celine fu uno scrittore eccelso, ma anche un grande farabutto.

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PANTANO – In tempi normali nessun paese dovrebbe essere costretto a subire lo spettacolo allucinante proposto ogni giorno in modo ossessivo da giornali, radio e televisioni sui misteri del pantano di Arcore. Ma bisogna chiedersi cosa vi sia di normale nell'Italia di Ruby e dei festini di palazzo. Si capiscono quindi lo sgomento di cui parla Monsignor Bagnasco e l’indignazione di Emma Marcegaglia di fronte alla deriva verso cui sta andando la Repubblica. Entrambi, che comunisti in cachemire certamente non sono, per la verita hanno scoperto l’ovvio un po’ tardi, ma la pesante ironia della destra, spaventata dall'idea che possa formarsi un fronte della decenza, prova che hanno colto nel segno. In compenso presto come altri prima di loro finiranno stritolati dalla macchina di fango berlusconiana che sui quotidiani di famiglia ha ricominciato a demolire chi osa criticare, dissentire, obbiettare. E' quindi tempo di gettare la maschera. A Parigi, Londra, Berlino vogliono sapere se un importante alleato vive tra baccanali e questuanti, oppure no. Anche perchè è in gioco l’etica della cosa pubblica che il governo Berlusconi non è in grado di assicurare.

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REGOLA – Al mondo il Cavaliere , ormai oggetto di lazzi e barzellette, offre un’immagine del tutto estranea a quella di un leader di una grande democrazia occidentale . Le ricadute che cio’ puo’ avere sulla tenuta dell’Italia a livello internazionale sono facilmente intuibili . Alle perdita di credibilità si somma la stupita incredulità nei confronti di quest’uomo assediato nel suo bunker che vive una vita parallela, lontanissima dal comune sentire della gente per bene, e ultimo tassello di una tragicommedia surreale che confonde i reality con la realtà. Lui dice che si sta divertendo ed i suoi compari, complici dello sfascio, lo assecondano. Gli italiani all’estero che ogni giorno devono subire l’umiliazione degli sfotto’ un po’ meno. E’ pesante il fardello di comportamenti da basso impero volti a sdognare la lussuria del sesso e del potere come “regola” di condotta politica.

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