Le donne invisibili di Sheila McKinnon

Nella società del progresso della scienza e della tecnica, dove la cibernetica prenderà sempre maggiore spazio nelle nostre vite, il riscatto delle donne ed il riconoscimento della loro alterità in una società fallocratica risulta ad oggi un obiettivo lontano. La forza interiore, la capacità di sopportazione e sopravvivenza, sperare e credere nel futuro e nella vita, fortunatamente rimane il segno distintivo dell’anima junghiana che appartiene alla maggior parte delle donne.

Avvincente è la mostra fotografica, dell’artista Sheila McKinnon, – canadese di nascita e da parecchi anni in Italia, fotografa e giornalista per varie testate europee e nord americane, www.sheilamckinnon.com – dal titolo “BORN INVISIBLE” che si inaugurerà il 3 febbraio alle ore 18, alla Loggia degli Abati di Palazzo Ducale a Genova, organizzata dalla Fondazione Edoardo Garrone in collaborazione con AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo, presieduta da Daniela Colombo, ospitata dalla Fondazione per la cultura Palazzo Ducale.

Attraverso l’attento sguardo, lo studio simbolico ed altamente comunicativo della luce ed i colori, la rassegna fotografica intende portare l’attenzione sui milioni di donne e ragazze adolescenti che nei paesi in via di sviluppo sono “invisibili” perché emarginate fin dalla nascita a causa di una cultura fatta di violenza e discriminazione e dove anch’esse per sopravvivere devono adeguarsi a quel target sociale che porta ad abortire le femmine preferendo i figli maschi. La mancanza di scolarizzazione minima e cultura delle donne, permette agli uomini di dominarle e ove regna l’ignoranza oltre la paura, le donne sono indotte a diventare aguzzine e vittime, spesse volte anche di se stesse. Per non parlare dei matrimoni combinati, gravidanze precoci, lavoro precario, violenza sessuale e domestica. Le “adolescenti ai margini”, sono stimate in un milione e 150 mila in Sudafrica, 700 mila in Kenya, 600 mila in Etiopia.

In questo contesto le immagini di Sheila McKinnon sono ri-velazioni dell’invisibile, essa tenta di ri-velare ciò che non è visibile ad occhio nudo, quello che si cela nell’ombra e nel mistero, lì dove l’invisibilità conduce. Come dice la sociologa Maria Giovanna Musso : “Il suo sguardo va alla ricerca della grazia degli esseri, e li incontra, al di là delle retoriche e delle angustie contingenti, al di là dei torti e dei delitti, comunque incancellabili: li vede nel loro esserci, li celebra in quanto dono di presenza che emerge e che si dà alla vita, alla gioia, malgrado gli stenti, le mancanze, la violenza, il dolore.”

“Born invisibile” narra di bambine nate invisibili, adolescenti ai margini, spose, giovanissime madri, ragazze stuprate, sieropositive, abbandonate, sole, dimenticate. Ogni volta che si sente parlare di queste storie, si rimane basite, ma purtroppo è semplicemente la normalità che si vive in tanti paesi, i ruoli ricoperti nelle società patriarcali che assegnano ad uomini e donne compiti e funzioni diverse con la profonda iniquità celata dietro alle leggi della tradizione dell'identità di genere.

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