Masi e i danni erariali alla Rai Lunedì 03 Gennaio 2011 16:26 La redazione IDV

Precedente 1 of 3 Prossimo Che si tratti di sventura inattesa o di procedura già nota a Viale Mazzini, certo è che Mauro Masi non potrà festeggiare tranquillo questo inizio del 2011. A dimostrazione della gestione poco “ortodossa” del servizio pubblico radiotelevisivo, la Corte dei Conti ha contestato al direttore generale della Rai la responsabilità di un “danno erariale” all’azienda che dirige e che ha i conti in rosso, per un totale di 680mila euro. Il dg dovrebbe pagare di tasca propria questa somma di denaro per gli “esborsi ingiustificati” a carico della Rai, legati alla cessazione del rapporto di lavoro dell'ex conduttrice del Tg1, Angela Buttiglione, e di Marcello Del Bosco (direttore di Radiorai fino all'agosto 2009). Masi avrebbe, infatti, autorizzato le loro buonuscite da record: 935 mila euro per la Buttiglione – che comunque era prossima alla pensione – e 700mila euro per Del Bosco. Il vice procuratore generale, Massimo Di Stefano, ha depositato a dicembre gli atti dell'istruttoria e ha chiesto la condanna del dg Rai. L'udienza è fissata per il 7 aprile. L’accusa è quella di aver pagato con soldi pubblici un discutibile “patto di non concorrenza e obbligo di riservatezza della durata di due anni successivi alla cessazione del rapporto di lavoro”. Infatti, alla Buttiglione, oltre all'incentivo di 515mila euro sono stati dati anche 420mila euro per stare lontana da attività concorrenti alla Rai dopo il licenziamento. Per Marcello Del Bosco sono stati previsti 260 mila euro (oltre allo scivolo di 435 mila euro), sempre per un patto di non concorrenza.

Non è tutto: la magistratura contabile ha messo in discussione anche i casi di dirigenti Rai che hanno cessato i loro incarichi e sono rimasti “privi di collocazione” oppure “ricollocati con ritardo, continuando peraltro a percepire lo stipendio”. Si tratta del direttore di RaiTre, Paolo Ruffini, e dell'ex dg Rai, Claudio Cappon. Masi, pur di allontanare questi dirigenti poco graditi, ha esposto la Rai al rischio di sostenere una causa costosa e fallimentare (come quella intentata da Ruffini che ha ottenuto uno stipendio regolare anche per i periodi di inattività).

Noi dell’Italia dei Valori, attraverso le dichiarazioni del capogruppo Idv in Commissione di Vigilanza, Pancho Pardi, vogliamo sottolineare come questa sia «l'ennesima dimostrazione che il direttore generale della Rai o è in buona fede, e quindi totalmente incapace, o sta artatamente cercando di buttare a mare la Rai per favorire Mediaset. In entrambi i casi andrebbe rimosso». Pardi fa notare che «dopo aver tentato di boicottare le trasmissioni di maggiore audience e di migliore critica dell'emittente che dirige, ora la magistratura contabile chiede a Mauro Masi di sborsare quasi 700.000 euro di tasca propria per danno erariale».

La Rai ha voluto precisare con una nota che «non esiste nessuna tegola della Corte dei Conti sul direttore generale Mauro Masi ma soltanto un seguito tecnico di una procedura avviata peraltro molti mesi fa su istanza di parte (del Consigliere di Amministrazione Rai Nino Rizzo Nervo, uno dei consiglieri espressi dall'opposizione) la cui prima udienza è fissata per il prossimo aprile 2011. Nel corso degli anni a venire il procedimento dimostrerà senza dubbio dove sono gli eventuali torti e dove sono le sicure ragioni».

Noi dell’Italia dei Valori crediamo che sia necessario ripulire la Rai da galoppini del governo che non agiscono nell’interesse dell’azienda, ma perseguono soltanto gli scopi dei loro veri padroni. A rimetterci, infatti, sono soprattutto i cittadini perché il “danno erariale” è stato fatto a un’azienda pubblica, pagata con i soldi di tutti. Non solo: disporre liberamente dei giornalisti, cambiar loro ruoli e incarichi senza alcun criterio democratico, mette in gioco la libertà di espressione e la possibilità per l’opinione pubblica di avere un’informazione quanto più obiettiva possibile.

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