di Giuseppe Valditara
Secondo una inchiesta del Fatto quotidiano, all’Asl di Milano si sarebbe verificata una parentopoli di matrice leghista. Il direttore generale in quota Lega avrebbe fatto assumere parenti stretti mediante chiamata diretta e con titoli discutibili. E’ uno dei tanti casi di malasanità che in Lombardia ha avuto a giugno manifestazioni imbarazzanti come quelle dei direttori generali dell’Asl di Pavia, e di Monza inquisiti per legami con la ‘ndrangheta, e grandi collettori di voti del potente vicecoordinatore nazionale del Pdl, Abelli. Non deve sfuggire che una Asl come quella di Pavia gestisce oltre 800 milioni di euro. Di fronte a questi casi ci si sarebbe aspettato dalla politica un passo indietro, un segnale di trasparenza. Invece si viene a sapere dal Corriere della Sera che sono in atto febbrili trattative per l’ennesima spartizione della torta. Su 45 posti di direttore generale della sanità lombarda la Lega ne rivendicherebe 18, alle due correnti di ex Forza Italia e di Comunione e liberazione ne spetterebbero 24, mentre agli ex An 3, ma la richiesta sarebbe di almeno 4 poltrone. Uno dei consiglieri più strenuamente difesi dai vertici del Pdl avrebbe già un avviso di garanzia.
Perchè i partiti sono così accaniti nel rivendicare per uomini “fidati” i vertici di Asl e ospedali? Dalle esperienze del passato si può dare una risposta molto chiara: si tratta di grandi collettori di voti. A cosa può servire un dirigente ospedaliero? Per esempio a garantire ricoveri accelerati agli amici, a far assumere personale che poi si ricorderà del favore al momento del voto, a promuovere a ruoli dirigenziali medici con in tasca la tessera di partito o di corrente, o magari ad acquistare materiale sanitario da ditte “vicine” o a pilotare appalti. Le inchieste degli ultimi 15 anni hanno rivelato che queste sono le finalità che persegue la politica mediante la occupazione di poltrone nella sanità.
Futuro e Libertà lombarda ha dunque lanciato una proposta alle forze che governano la regione: si dia un segnale di trasparenza e di merito proprio da una regione che ha una sanità senz’altro superiore alla media italiana.
Siano le università, l’ordine dei medici, le grandi associazioni categorie, a individuare un comitato di selezione di altissimo livello che scremi le oltre 700 candidature scegliendo i migliori curricula. Si prenda spunto da un mio emendamento che riuscii a far approvare nella scorsa legislatura nella legge di riforma degli enti di ricerca per la nomina dei loro vertici, prendendo a modello l’esperienza anglosassone.
Sarebbe un bel segnale per far capire che la politica deve solo dettare le regole e vigilare sulla loro applicazione non occupare la società, proprio all’insegna di quel famoso slogan di don Giussani: più società e meno Stato.
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