La risposta di Vittorio Porta Frigeri a Beppe Severgnini

Egregio Dott. Severgnini,

nel Suo editoriale “Uno straniero alla Scala” sul “Corriere” del 9 dicembre scorso, Lei in sostanza sostiene:

a) i tagli alle spese per la cultura, operati naturalmente dall'attuale Governo, sono intollerabili, pur concedendo che “il momento è economicamente difficile”,

b) l'assenza del Ministro della Cultura alla prima della Scala è stata “imbarazzante e imbarazzata”.

Da informazioni apparse successivamente sullo stesso “Corriere” e da altre fonti mediatiche, è risultato che in realtà:

a) i tagli piu' severi al bilancio del Ministero dei Beni culturali sono dovuti al Governo di sinistra dell' On. Prodi e precisamente alla Legge finanziaria del 2008, che ridusse di ben 150 milioni di Euro il già magro bilancio ministeriale;

b) il Ministro della Cultura non è intervenuto alla prima della Scala perchè impegnato nelle votazioni al Senato sulla Legge finanziaria.

Ho dovuto constatare con sorpresa e delusione che Lei non ha dato atto pubblicamente di queste precisazioni, non foss'altro per correttezza e per attribuire una validità “super partes” alla sua perorazione di fondo in favore della difesa e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese, certo condivisibile, anche se, a mio parere, “guastata” dall' insistenza stucchevole sugli stranieri come i migliori paladini dei tesori italici.

Poteva, tra l'altro, essere una occasione ghiotta per rilevare, con la Sua “verve” abituale, come il Ministro responsabile in primis dei detti tagli altro non fosse che il Prof. Padoa Schioppa, marito, per ironia della sorte, della nota giornalista Barbara Spinelli, che incessantemente fustiga il Governo in carica e la maggioranza di centrodestra, come colpevoli di tutti i mali dell'Italia, soprattutto nell'ambito della cultura e dell'istruzione.

Al di là di questi aspetti pur di grande rilevanza, ritengo comunque gravissimo il modo leggero e riduttivo con cui Lei ha trattato le violente manifestazioni davanti alla Scala come “protesta comprensibile” che “prendeva le solite, incomprensibili forme”.

Le chiedo: “Cosa c'è di “incomprensibile”? Si tratta di “forme”, cioè violenze di ogni genere, che si ripetono con schemi quasi immutabili almeno dagli anni '70 con la fredda determinazione di aggredire, ferire e distruggere.

Non ritiene che dopo una esperienza quarantennale, gli intellettuali potrebbero fare uno sforzo per non giungere sempre con colpevole, irrimediabile ritardo a riconoscere e stigmatizzare senza furbizie ed incertezze le pulsioni e le azioni sovversive e criminali dei gruppi estremisti di sinistra, all'occasione fiancheggiati da delinquenti vari e, sempre piu' spesso, da immigrati clandestini, dei quali ultimi viene “messa a frutto” la disperazione?

Non ritiene che vi sia grande saggezza negli accorati richiami sui pericoli della situazione da parte del Suo collega Gianpaolo Pansa, che da tempo pone in guardia contro gli episodi di intolleranza e di violenza fisica persino in occasione della presentazione di libri da parte di sindacalisti si', ma non graditi agli estremisti?

Nel passato, l'isterica opposizione al “regime democristiano” (ora sempre piu' rimpianto!) porto' la stragrande maggioranza dei cosiddetti uomini di cultura a sostenere ed incitare anche apertamente facinorosi, assassini e terroristi, con le drammatiche conseguenze che ben conosciamo. Dobbiamo forse attenderci che la analoga opposizione attuale al “regime di centrodestra” conduca a ripercorrere piu' o meno la sciagurata traiettoria di alcuni decenni fa?

Inaccettabile, infine, che Lei non abbia espresso il minimo apprezzamento per l'opera delle Forze dell'ordine a difesa della civile convivenza e non abbia nemmeno manifestato umana solidarietà e riconoscenza alla “quindicina” tra poliziotti e carabinieri feriti negli scontri, come se tali ferimenti dovessero essere considerati “normali”.

Mi auguro che le selvagge violenze e distruzioni di ieri a Roma, da un lato, Le aprano gli occhi sui criminali autori delle stesse, e, dall'altro, Le ricordino l'umana comprensione che Pier Paolo Pasolini non ebbe timore di esprimere nei confronti degli appartenenti alla Polizia ed ai Carabinieri.

Distinti saluti,

Vittorio Porta Frigeri, giovedì 16 dicembre 2010

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