Tobin tax e 5 per mille. Togliamo (un pò) ai ricchi per dare (tanto) ai poveri

Autore Fabio Evangelisti

Aiuti alla cooperazione? Non ci sono fondi sufficienti, occorrono dei sacrifici! Erogazione del 5 per mille alle associazioni no-profit? Idem, con patatine… Acquisto di nuovi, inutili e costosissimi cacciabombardieri F-35 per le missioni di “pace”? I fondi, invece, come per incanto, saltano fuori. Ci sono, e tanti!
Si riassume così l’impegno del Governo per gli Aiuti ai Paesi in via di sviluppo e per il Terzo settore. Ovvero: disinteresse assoluto. E se a questo aggiungiamo la contrarietà del nostro Paese, o meglio di chi lo (s)governa, all’adozione della tassazione delle transazioni finanziarie, una parte della quale potrebbe essere destinata al raggiungimento degli Otto Obiettivi del Millennio, tra i quali la lotta alla povertà e la cooperazione allo sviluppo, il quadro si fa più completo, e inquietante.
Il gruppo parlamentare di Italia dei Valori, nel corso dell’attuale legislatura, si è spesso occupato di questi temi attraverso proposte di legge, mozioni, interpellanze e interrogazioni. E anche con ordini del giorno. Proprio due di questi sono stati recentemente accolti dal Governo nel corso dell’esame, e approvazione, della legge di stabilità per il 2011. Questi Odg riguardano sia la tassazione delle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin Tax) sia l’inaccettabile riduzione del 75% dell’erogazione del 5 per mille per le associazioni non profit.
È tangibile l’impatto che la crisi economica ha, a livello globale, sulle già precarie e fragili economie dei Paesi in via di sviluppo e del Terzo mondo e che rischia di avere ben più gravi conseguenze di quelle che patiscono le società occidentali. Si rende pertanto necessario un cambiamento di rotta. Un primo passo in questa direzione è stato da tempo individuato in una proposta, avanzata per la prima volta nel 1972 dal premio Nobel per l’economia James Tobin, basata sull’istituzione di un’imposta sulle transazioni valutarie, la cosiddetta “Tobin tax”, che ha raccolto negli ultimi anni il consenso di gruppi, movimenti politici, parlamento e governi sempre più numerosi e significativi e una straordinaria convergenza da parte di economisti di diversa provenienza culturale e politica.
Il primo Odg presentato dall’Italia dei Valori riguarda proprio l’introduzione della Tobin Tax che, oltre a contribuire alla riduzione dell’instabilità sui mercati finanziari, potrebbe simbolicamente rappresentare una netta inversione di tendenza rispetto alle scelte di deregolamentazione dell’ultimo ventennio. Uno strumento semplice, dunque, per il perseguimento di molti obiettivi complessi, non ultimo quello di contribuire a determinare risorse addizionali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e per far fronte ai danni sociali causati dalla crisi attuale, in particolare rispetto all’erogazione dell’Aiuto allo sviluppo dei Paesi più poveri. L’introduzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie, finalizzata al sostegno delle politiche di cooperazione allo sviluppo, non può certo ridursi a una tassa a livello nazionale e quindi occorre armonizzare iniziative tra i Paesi dell’Unione Europea, ma anche d’intesa con gli Stati Uniti e con le altre potenze mondiali per non vanificare la possibilità di percorrere la strada alternativa. E segnali positivi in tal senso ce ne sono, anche se bisogna fare ancora molto. Ecco le ragioni per le quali Italia dei Valori ha presentato l’Odg che è stato accolto dal Governo e che auspichiamo si concretizzi in un impegno a verificare la praticabilità a livello internazionale di questa proposta.
Il secondo Odg, anche questo accolto, riguarda invece la questione dell’erogazione del 5 per mille alle associazioni e agli enti no-profit. La vergogna più eclatante e inaccettabile è il taglio del 75% dei fondi a ciò preposti. E’ come se la libera scelta che ciascuno di noi opera all’atto della dichiarazione dei redditi, per destinare il 5 per mille a quanti prestano un servizio di utilità sociale e si impegnano in prima persona a supplire l’inadeguatezza dello Stato in materia di assistenza sanitaria e domiciliare, per fare un esempio, fosse stata di fatto annullata. L’Italia dei Valori ha impegnato il Governo a adottare le opportune iniziative, anche normative, volte a dare definitiva stabilizzazione, certezza e tempestività nell’erogazione di questi fondi a favore di associazioni, scuole, università, enti di ricerca, per consentire loro di programmare le attività di sostegno e di impegno sociale, ma anche a ripristinare i fondi già previsti per il 2010 (pari a 400 milioni di euro) selvaggiamente decurtati in questa prima, nuova legge di stabilità, e ridotti appunto del 75%, a 100 milioni di euro.
Certo, razionalizzare e contenere i costi sono priorità non più procrastinabili per non rischiare di fare – per dirla con il Guzzanti di Vieni via con me – non la fine della Grecia, bensì “la fine dell’Italia”. Questo Governo, si sa, persegue la strada dei tagli trasversali e della difesa delle rendite. Noi dell’Italia dei Valori, invece, proponiamo una strada più sostenibile: un po’ più sacrifici per chi ha le spalle più larghe per dar fiato – e speranza – a chi è schiacciato dal peso della crisi, e non solo di questa…

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