Da Fini a Vendola, si può vincere

L'osceno normalizzato

In primavera si vota, e non è detto che si andrà alle urne in condizioni democratiche. Perché lo siano sarebbero necessarie almeno (almeno) quattro condizioni: legge elettorale senza premio di maggioranza, “implementazione” della legge sul conflitto d’interessi del 1957, restituzione al pluralismo dell’attuale “proprietà bulgara” dell’assetto televisivo, e infine (but non least) un governo diverso da quello di un aspirante dittatore pronto a tutto, quindi anche ai brogli più smaccati.

Se questo parlamento – il più indecente del dopoguerra – avrà la decenza di ripristinare le condizioni minime per un voto democratico, ben venga. È più probabile, però, che voteremo in condizioni non democratiche. Bisognerà vincere lo stesso. Non è impossibile. Perfino nel Cile di Pinochet una sanguinosa dittatura uscì sconfitta dalle urne, in un referendum che aveva imposto e “truccato”. Possono farcela perciò anche i cittadini italiani ancora fedeli alla costituzione. Purché.

Se Berlusconi-Bossi vincono instaurano la loro dittatura, un fascismo annunciato, anche se di tipo inedito. Senza prigionieri. Il fascismo delle cricche. Solo i Pigi Battista riescono a nasconderselo. B. e B. possono prendere la maggioranza assoluta dei seggi anche con il 35% dei consensi. Perciò, perché siano sconfitti, è inevitabile un solo schieramento repubblicano, da Fini a Vendola (anzi a Grillo). Ed altrettanto necessario che in esso siano presenti una o più liste della società civile, di cittadini senza partito. Non è questione di opinioni, ma di matematica.

I partiti e le liste di questo schieramento di liberazione non dovranno nascondere le divergenze su temi sociali e civili. La competizione potrà addirittura funzionare da “acchiappavoti”. Dovranno anzi dire chiaramente che il loro compito è cancellare la metastasi di B. e B. perché gli italiani possano tornare a dividersi secondo schieramenti occidentali normali. E visto che la legge impone che indichino un premier, dovranno sceglierlo il più neutrale e istituzionale possibile (governatore della Banca centrale, ex presidente della Corte Costituzionale). C’è il rischio di un berlusconismo senza B.? Sì, ma c’è incombente quello letale. Impedirlo è la priorità assoluta. Chi si sottrae a questi imperativi numerici regala l’Italia al criccofascismo. Il resto è fumo e chiacchiera. Retorica per salvarsi l’anima. Persone in buonafede, magari, ma che ci portano alla tragedia. Dio li perdoni, perché gli italiani (ancora) liberi non potranno.

Paolo Flores d'Arcais (da il Fatto Quotidiano)

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