Salvaprecari : un nodo gorghiano

In Piemonte, per quanto riguarda la ricollocazione del personale del comparto scuola, stanno emergendo i primi nodi gorghiani. I contratti del cosiddetto 'Salvaprecari' Regionale, provvedimento elaborato della giunta Cota a fine estate in accordo con INPS Piemonte e sindacati confederali, per arginare l’emorragia di posti di lavoro prevista dalla legge Gelmini, sono stati bloccati in partenza Dopo due mesi, tempo necessario per individuare nelle scuole e negli elenchi prioritari i titolari e beneficiari, dopo la chiamata in servizio, molte scuole non hanno fatto firmare ai docenti i contratti, facendo inoltre pressioni perché non dessero disdetta della disoccupazione all'INPS. In questo periodo già complesso e difficile da tanti punti di vista, si è creata la strana ed anomala situazione di lavoratori impiegati in nero nell'ente pubblico. I docenti si stanno chiedendo perché non facciano firmare i contratti! Il trattamento economico previsto, concordato fra gli enti firmatari, è sostenuto per il 60% dall'INPS e per il 40% dalla Regione.

Vista la sibillina circolare, tutt’altro che di facile interpretazione,giunta alle segreterie degli istituti, i dirigenti scolastici, nel dubbio, adottano un comportamento da ignavi, pur andando contro i loro principi. La paura che serpeggia è che, facendo disdire la disoccupazione, l’onere fiscale ricada sulle casse della scuola, dovendo sostenere la quota di retribuzione mancante, andando ad intaccare le casse scolastiche, già da anni in agonia. Un’altra incognita all’interno del salvaprecari è l'accordo firmato dall'INPS regionale: chi pagherà il 60% della retribuzione degli impiegati, che essendo da anni precari, hanno lecitamente il domicilio fiscale in un'altra regione? Tutti i professori sperano presto di avere risposte più esaustive, stufi e coscienti che il salvaprecari non ha mai avuto l’intento di salvare nessuno, come avevano sostenuto diversi sindacati.

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