Eppur che siamo donne le gambe Omsa ce le mandano in Serbia

Un’amica mi scrive oggi una lettera che ne contiene un’altra dalle lavoratrici dell’Omsa e io ve la mando come l’ho ricevuta, porta una prefazione che sempre più spesso leggo: “Fate girare per favore, domani potremo essere noi ad essere licenziati!!! Valentina Vandilli.”Vorrei tanto accompagnarla con un Je ne veux pas travailler ma le cose non stanno così…

Volete che rileggiamo la paginetta sulla Quality della Morte sul Lavoro? Inviavo l’11 settembre del 2010, come non funziona la Qualità e la Sicurezza, dopo pagine e pagine della cronaca, con una canzone antica, Sante Caserio di Pietro Gori: era il il 1894. E se la memoria non mi inganna già su Reset-Italia, qualcuno scrisse C’era una volta Omsa che gambe ed ora non c’è più. Quanto, chi e dove, va sparendo? E quando finisce la Cassa Integrazione, quale Pacchetto Sicurezza sarà consegnato con Foglio di via ? A chi lotta, un abbraccio grande, perchè ci sono donne uomini e bambini che continuano a camminare, sulla strada e Insieme.
Doriana Goracci

Faenza: assordante silenzio sull’emergenza all’Omsa
Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro: boicottiamo i seguenti marchi: Omsa Serenella Golden Lady Philippe Matignon Sisi Hue DonnaHue Uomo Saltallegro Saltallegro Bebè Mandarina Duck

E’ con grande tristezza che inoltro questa mail…La stessa cosa è successa alle lavoratrici della Perla, che ora ha trasferito la produzione in Cina, della Mandarina Duck, ecc.Anche se il nostro caro presidente del consiglio parla di segni positivi ho la netta impressione che quest’anno e i prossimi a venire saranno davvero disastrosi per l’Italia. Amiche e amici,vi porto via un po’ di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno nell’indifferenza generale. Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all’estero della produzione per maggiori guadagni. Il proprietario dell’OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia,dove ovviamente la manodopera, l’energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi. Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti,salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c’è più niente da fare. Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell’azienda, al freddo, notte e giorno,in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari,(tentativo documentato anche da Striscia la Notizia sabato scorso,ma ad onor del vero il servizio è stato brevissimo e piuttosto superficiale). Trovo sempre più allucinante che in Italia non esistano leggi che possano proteggere i lavoratori dall’essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all’orizzonte l’eventualità di un guadagno più facile. Le lavoratrici vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna,anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l’indifferenza. Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l’aiuto e il supporto che vorrete dargli quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli profitto e lucro nel lavoro dipendente,imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti.

Faenza: assordante silenzio sull’emergenza all’Omsa

Istituzioni sotto accusa per la gestione della crisi che investe 346 persone. Il 15 marzo 2011 si esaurirà la cassa integrazione straordinaria e loro rischiano di trovarsi senza lavoro Ravenna, 12 ottobre 2010 – CRISI OMSA: il ministero dello Sviluppo economico ha ‘richiamato’ la proprietà dell’industria tessile, il gruppo Golden Lady. Infatti non è stata ancora fissata la data dell’incontro fra proprietà, istituzioni e sindacati che avrebbe dovuto avere luogo entro il 30 settembre. Questo nonostante le sollecitazioni da parte di Gian Pietro Castano, responsabile dell’unità ministeriale per le aziende in crisi. Il rinvio dell’incontro ha, secondo i sindacati, solo una spiegazione: la proprietà non ha ancora individuato imprenditori pronti a insediarsi nel sito e a ricollocare il personale. Lo stabilimento di via Pana va quindi lentamente ‘spegnendosi’: quasi tutti i macchinari sono stati smontati. Sono trascorsi 230 giorni da quando i rappresentanti delle istituzioni (Castano, l’allora sindaco Claudio Casadio, l’allora assessore regionale Duccio Campagnoli e i segretari nazionali dei tessili di Cgil, Cisl e Uil) hanno accettato la volontà di un florido gruppo industriale di chiudere l’Omsa a Faenza per trasferire la produzione in Serbia, in cambio di un anno di cassa integrazione e di un impegno a “favorire l’insediamento di nuove attività imprenditoriali”. Dopo 230 giorni, il gruppo Golden Lady non è stato ancora in grado di proporre un’alternativa per quelle 346 persone che per 10, 20, 30 anni hanno contribuito alla sua crescita e ricchezza. Continua a prendere tempo, ma il tempo le lavoratrici e i lavoratori Omsa non ce l’hanno: fra 150 giorni, il 15 marzo 2011, si esaurirà il primo anno di cassa integrazione straordinaria. E loro rischiano di trovarsi senza lavoro e senza ammortizzatore sociale: l’erogazione di un secondo anno di cassa straordinaria infatti è vincolata alla ricollocazione di almeno 104 dipendenti. ANCHE sul fronte delle azioni finalizzate alla ricollocazione del personale, la proprietà si è mossa con estrema lentezza: ha aperto la procedura della mobilità solo per 20 persone e ha individuato un’azienda specializzata nella ricollocazione di personale, ‘Lavoropiù’, solo nel mezzo dell’estate. Lentezze e ritardi nel fissare incontri, nel dare risposte, o non risposte, alle lavoratrici e ai lavoratori; ben più veloci i tempi per smontare macchine e cessare l’attività. Il tutto senza che le istituzioni — il sindaco Giovanni Malpezzi, il vicepresidente della Provincia, ossia l’ex sindaco Claudio Casadio, il deputato Pd Gabriele Albonetti, anche lui presente ad alcuni degli incontri al Mise — abbiano ritenuto opportuno ‘denunciare’ il comportamento di un grande imprenditore, Nerino Grassi, e della sua Golden Lady, leader internazionale della calza. “IL SECONDO gruppo manifatturiero della provincia — afferma il coordinatore della Cgil, Idilio Galeotti — delocalizza, porta via 346 posti di lavoro in un periodo di piena crisi e le istituzioni tacciono, o quasi. Neppure un rimprovero per un grande imprenditore che chiude e se na va, perchè delocalizza. Confindustria tace e le istituzioni non ritengono di coinvolgerla. Non solo, dopo tante prepotenze da parte del gruppo Golden Lady — prosegue Galeotti — c’è ancora chi si illude che se stiamo buoni, se teniamo bassi i toni della vertenza, Grassi regalerà qualcosa”. “Non si è ancora capito che questo comportamento favorisce solo l’uscita in silenzio dell’azienda dalle sue responsabilità. E lascia nei problemi non solo le e i dipendenti Omsa, ma la città di Faenza, i suoi cittadini, il suo territorio. Territorio dove tutto è fermo: la ripresa economica non si respira ancora”. Claudia Liverani

E già che ci siamo… Quante donne ancora dovranno cantarla? Che ERA BELLO IL MIO RAGAZZO…


by Enzo Apicella

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