UN SUICIDIO DI MASSA

di Vincenzo Olita

Possiamo considerare tale la desolante situazione che paralizza il Presidente del Consiglio e il suo partito. Colpevoli di grossi errori ed incapaci ormai di una convincente iniziativa politica ci fanno assistere alla rapida disgregazione di una maggioranza politica-parlamentare mai stata tanto ampia. Il Premier potrà anche recuperare sul piano elettorale, ma è definitivamente tramontato il progetto di “un partito liberale di massa” e di una presunta nuova classe dirigente.
Che la parabola del PdL abbia decisamente imboccato la fase discendente lo si avverte anche dal lesto e accorto cambiamento di personaggi, capaci di riposizionarsi rapidamente. Un noto editorialista del Corriere, che passa per liberal-democratico, ci ha spiegato che “non è più il tempo dei camerieri zelanti”. Per anni, come Società Libera, abbiamo sostenuto che con i “camerieri zelanti”, cioè con questa classe dirigente, non si sarebbe costruito nessun credibile progetto politico; l’editorialista però, per anni, non si è accorto di nulla. Patetico un professore americanista, che passa per liberal-democratico, che in una trasmissione televisiva ci ha spiegato che il Paese è sottoposto al ridicolo. Per anni abbiamo sostenuto che non vedevamo nessun mutamento in senso liberale, nel frattempo il professore si candidava (non eletto) con Forza Italia. Nulla di personale, naturalmente, solo due esempi di classe dirigente da gattopardo.
Già, la classe dirigente: criticità tra le più inquietanti.
Del suo ricambio si parla da un ventennio, abbondano proposte e suggerimenti: quote rosa, rottamazione, spazio ai 30/40enni e così via, come se il problema lo si risolvesse con cambi generazionali e di genere. Del resto i risultati di questo nuovismo si sono già visti.
Non abbiamo forse eletto al Parlamento Europeo una giovane avvocata veneta, oggi, tra i leader del PD? Non hanno già nominato ministro una giovane soubrette campana? Quote rosa e giovanilismo sono stati appagati, i rispettivi partiti, viste le condizioni in cui versano, forse meno.
Purtroppo il Paese accetta e riconosce come nuovo e stimolante ciò che nuovo e stimolante non è.
A dimostrazione della nostra anomalia, Walter Veltroni e Gianfranco Fini. Reduci da sconfitte, sbagli e abbagli culturali, politici ed elettorali, in altri sistemi sarebbero, forse, figure di riferimento per le rispettive aree politiche, membri autorevoli di fondazioni, non certamente leader a cui affidare il futuro del Paese.
Questa è una nostra anomalia. Tentiamo di ripartire dal nuovo affidandoci, sempre e costantemente, al vecchio. Dovremmo essere capaci, invece, di privilegiare chi non ha bisogno di dover sembrare nuovo, di scegliere chi sia capace di interpretare scenari e prospettare soluzioni, per quanto ci riguarda, in senso sostanzialmente liberale. In altre parole, chi sia capace di ritornare alla politica ripensando strutture (partiti) e meccanismi (sistema elettorale, selezione della dirigenza). Altrimenti, inevitabilmente, assisteremo ad un suicidio di massa, questa volta, non di una parte politica ma del Paese in quanto tale.

Società libera on line

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy