Mi risponde il giornalista Enzo Costa

Ho inviato ad Enzo Costa, la seguente: «Gentile dott. Costa, mi ha fatto piacere leggere il suo articolo su L'Unità del 1 novembre, intitolato “I pullman dell'orrore catodico”. Con piacere, non certo per il tema trattato, ovviamente, ma per la denuncia del malcostume italiano di considerare materia di spettacolo, un triste episodio di cronaca nera. In questo periodo non ho fatto altro che inviare lettere ai giornali, che grazie a Dio, hanno sempre pubblicato. Gliene unisco solo alcune, per non sottrarle troppo tempo». Trascrivo la risposta che il giornalista mi ha autorizzato a divulgare.
Caro dott. Pierri,
la ringrazio per l'apprezzamento e mi complimento con lei per le lettere inviate ai giornali: credo sia fondamentale, in tempi disastrati come questi, innanzitutto non darla vinta a chi manipola i fatti, devasta i gusti, distrugge i pensieri. Far sapere pubblicamente che non tutti sono succubi di simili gesta, è un modo per opporre una resistenza in forma di dignità personale, oltre che di civiltà. Poi, messaggi pubblici come i suoi possono aiutare a far ragionare chi è bombardato dagli orrori televisivi. Bisogna rivolgersi alle persone più indifese che, in buonafede, finiscono per subire questo sistema alimentandolo. Mi ostino a pensare che la maggioranza delle persone, se risvegliata dal torpore in cui è stata deliberatamente gettata, possa ritrovare un'etica e prima ancora il pensiero. E' una battaglia difficile, ma non ci resta che provare a combatterla.
Un saluto cordiale
Enzo Costa

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