Bagno di folla per Fini a Roma

di Potito Salatto*

La manifestazione era fissata per le 10 ma già mezz’ora prima dell’inizio abbiamo dovuto aprire altre sale dell’Adriano perché quella principale, la più grande, non bastava a contenere la folla arrivata per assistere all’incontro tra Gianfranco Fini, i circoli di Generazione Italia e gli amministratori di Fli del Lazio e di Roma. Solo posti in piedi insomma e una calca esterna al cinema che non riusciva a entrare. Ecco i frutti copiosi di una complessa e ben coordinata organizzazione, a cui hanno contribuito attivamente anche gli onorevoli Claudio Barbaro e Aldo Di Biagio. E dire che era domenica mattina, che di mezzo c’era un ponte e che il tempo era tutt’altro che clemente. Ma si sa, l’entusiasmo della capitale non bada a questi dettagli.
Viste le premesse, è chiaro che si è trattato di un successo. Per la risposta della gente, tirando le somme saremo stati più di duemila, ma anche per la sfilza di nomi di rilievo che sedevano nelle prime file. Tra i presenti c’erano infatti il consigliere regionale Rocco Pascucci dell’Mpa e gli onorevoli Luca Barbareschi, Giuseppe Consolo, Candido De Angelis, Donato Lamorte, Chiara Moroni, Flavia Perina e Cosimo Proietti.
Sul palco, oltre a me, si sono avvicendati Antonio Buonfiglio, coordinatore di Generazione Italia nel Lazio, Italo Bocchino, capogruppo di Fli a Montecitorio e Adolfo Urso, coordinatore nazionale del comitato promotore di Fli. Poi, dopo l’inno nazionale, ha parlato Gianfranco Fini ricordando le tre priorità che sono le fondamenta di questo nuovo movimento. L’idea di nazione, innanzitutto, ma senza un ancoraggio eccessivo al passato, bensì con l’ambizione di guardare avanti. La legalità, contro le logiche imperanti dell’impunità e dell’immunità. Terzo, il lavoro perché in grado di produrre quella ricchezza reale che è la precondizione della giustizia sociale.
La forza di questi appuntamenti sono i temi che vengono messi sul tappeto, la capacità di parlare al Paese reale dopo averne ascoltato attentamente le richieste. Il movimento che sta nascendo è un bellissimo esempio di democrazia interna, che ha la tendenza a includere anziché escludere, a coinvolgere tutte le forze sociali, siano essi giovani o associazioni, sindacati o singoli. Basta con la sudditanza a cui siamo stati abituati nel passato recente, la parola d’ordine è partecipazione, con alcune semplici regole: la meritocrazia, che premi la coerenza e la professionalità di organi eletti dalla base; la spinta decisa verso una riforma della legge elettorale, perché i candidati alle prossime consultazioni siano scelti e non subiti.
A Roma e nel Lazio in particolare, perché a quella platea abbiamo parlato, nel tempo sono sorti molti dubbi sulla gestione della Regione e del Comune. Mi riferisco alle deleghe ancora non conferite agli assessori, a un piano sanitario non preventivamente condiviso dagli operatori del settore e dagli amministratori locali e a una spartizione delle nomine tra le famiglie, quella stessa parentopolicrazia che ha soffocato tutto il Paese. Per questo sosterremo Alemanno e Polverini, a patto che ascoltino i suggerimenti e le critiche che gli muoveremo. Se non prenderanno atto di questa nostra nuova realtà, dovremo agire di conseguenza.
L’appuntamento al cinema Adriano ha dimostrato, zittendo anche i detrattori, che abbiamo una base di consenso davvero nutrita e vogliosa di dare un contributo attivo a questo nuovo percorso. Con il massimo impegno possibile perché, come diceva De Coubertin: «Nella vita è importante non tanto conquistare ma lottare bene». E stiamo lottando bene. E lotteremo meglio per conquistare ciò che Fini e noi tutti meritiamo.

*eurodeputato e coordinatore romano di Generazione Italia

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