“Fiat meglio senza Italia”, la Ferrari attacca Marchionne e il Governo

La viceresponsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti: “La politica ha fallito un’altra volta, questo è uno schiaffo in faccia al servilismo dei nostri parlamentari e ministri. L’ad Fiat fa il lavoro sporco per il quale è profumatamente pagato”

“Non mi sorprende assolutamente quello che dice Marchionne, lui fa il lavoro sporco per il quale è profumatamente pagato. L’unico criterio di guida delle corporation è la massimizzazione a breve termine del rendimento finanziario, nella rincorsa continua al profitto, meglio se extra per dare soddisfazioni trimestrali agli azionisti”. Questo il severo commento di Emanuela Ferrari, viceresponsabile per le Attività Produttive e l’Industria dell’Italia dei Diritti, dopo le parole pronunciate nella trasmissione televisiva “Che tempo che fa” dall’amministratore delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, il quale ha dichiarato polemico che “ la Fiat potrebbe fare di più se potesse tagliare l’Italia”. Questa frase ha innescato immediatamente un acceso dibattito politico nel quale sono intervenuti i maggiori leader di partiti e sindacati italiani, divisi tra chi condivide e chi critica aspramente le posizioni espresse dal numero uno del Lingotto.

“Fin dai secondi anni ’70 – prosegue la Ferrari approfondendo la sua analisi – la principale forza propulsiva dell’economia mondiale è stata l’incessante tentativo delle grandi imprese di riportare con tutti i mezzi possibili il tasso di profitto ai maggiori livelli di vent’anni prima. Tra questi mezzi rientrano la riduzione del costo del lavoro, l’aumento dei prezzi rispetto alle retribuzioni, l’attacco ai sindacati condotto direttamente dallo Stato, che ha reso questi ultimi parte del sistema, passivi e conniventi, e la delocalizzazione delle unità produttive in zone del mondo dove i salari sono minori. Quindi – si domanda ironica l’esponente del movimento fondato da Antonello De Pierro – dov’è la novità? Solo il fatto che Marchionne lo abbia detto in televisione chiaro e tondo davanti a milioni di italiani, dando il benservito al Paese senza andare molto per il sottile?”.

A tal proposito la Ferrari rincara la dose puntando il dito contro le strategie industriali dell’attuale Esecutivo: “La politica ha fallito un’altra volta, questo è uno schiaffo in faccia al servilismo dei nostri parlamentari e ministri, i quali per anni hanno pensato che avessimo dei grandi capitani d’industria, mentre sanno benissimo che si tratta solo di società fiduciarie all’estero, dove giacciono patrimoni personali in attesa del prossimo condono, e che non hanno mai rivolto un pensiero al 98% del tessuto economico delle piccole medie imprese industriali, artigiane, commerciali, le quali hanno sempre tirato il carro dell’economia, lottando strenuamente con il sistema bancario e con il delirio di Basilea 2. Lo Stato ha sempre ignorato e vessato queste aziende con prelievi fiscali iniqui, con pagamenti capestro e con una tassazione del costo del lavoro esosa rispetto alla media europea, quasi a volerle sopprimere fisicamente”.

Poi, ritornando sulle dichiarazioni dell’ad di Fiat, Emanuela Ferrari indica la via da seguire: “Il Governo la smetta di pensare ai Marchionne di turno e investa il proprio tempo e le proprie energie per combattere la corruzione e l’evasione fiscale, affinché si possa imprimere fiducia agli investimenti esteri, ricreare occupazione e soprattutto dare ossigeno alle Pmi, che sono in apnea a causa della crisi, senza perdere tempo ulteriore a rincorrere una gratitudine morale che non ci sarà”.

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