Gentile dott. Augias, ho letto la lettera del caro amico Renato Pierri (La Repubblica del 21 ottobre), da lei intitolata: “Il dolore degli uomini e la bontà di Dio”, e la sua risposta. Lei conclude: “La domanda resta”. Certamente. La domanda resta. Però l'intento di Renato Pierri non era tanto di tornare su un interrogativo che come ben si sa non ha risposta, bensì di rendere evidente il madornale errore che commettono molti credenti anche colti, i quali pur non dandosi una risposta, o forse neppure facendosi la domanda, attribuiscono tranquillamente il dolore nel mondo alla volontà di Dio. La povera Marta di cui parla l'editoriale su Tempi, afferma che Gesù ha così fatto la vita: di gioia e di dolore. Buon per lei, giacché ha trovato in qualche modo una consolazione alla sua malattia. Ma è giusto avallare l'inganno? Nel bel libro, che pochi conoscono, “Sesso, diavolo e santità”, Renato Pierri rileva come nel grave errore siano caduti molti santi, da San Francesco d'Assisi sino a San (?) Padre Pio. Addirittura, alcuni santi, come Gemma Galgani ad esempio, invocavano tormenti da Dio, ed erano convinti che il Signore esaudisse la loro preghiera. Non di rado si persuadevano di ricevere ora patimenti da Dio, ora sevizie dal diavolo. Una sorta di collaborazione satanico – divina.
Miriam Della Croce