L’INTERVENTO IN AIUTO AL PAKISTAN VISTO CON GLI OCCHI DELL’OPERATRICE INTERSOS

di Federica Biondi

L’intervento in Pakistan raccontato dall’operatrice Intersos. Sono arrivata in Pakistan ormai da qualche settimana, per coadiuvare il team di INTERSOS, attivo sin dai primi di agosto. Si sono avvicendati vari colleghi qui, ma Hussein Syed, principale attore delle attività di Intersos in Pakistan sin dal 2001, è sempre rimasto qui. ad aiutare le persone che hanno perso tutto a causa dell’alluvione. Quando sono arrivata io, le piogge erano già finite, e per fortuna alcuni villaggi erano di nuovo accessibili e liberi dalle acque. Le persone che si erano rifugiate nelle uniche terre emerse disponibili – come sullo spartitraffico delle trafficata autostrada Islamabad Peshawar – hanno potuto far ritorno ai loro villaggi. Molti di loro hanno perso la casa, distrutta dalla furia delle acque.

Grazie al supporto di Intersos, ora non ci sono più sfollati sull’autostrada. Molti altri sfollati sono invece accolti nei campi, dove vengono assistiti dalla comunità internazionale, i loro villaggi sono ancora sommersi dalle acque, o completamente isolati a causa dell’impraticabilità delle vie di comunicazione. In tanti, invece, hanno fatto ritorno nei loro villaggi e hanno piantato delle tende vicino alle loro case distrutte.L’accesso all’acqua potabile e al cibo era e rimane una priorità.

Siamo intervenuti nel Nord del paese, nei distretti di Nowshera e Charsadda nella provincia del Kyber Pakhtunkhwa. Abbiamo studiato le necessità urgenti di queste popolazioni e identificato le azioni da intraprendere immediatamente. Con il supporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), con cui abbiamo iniziato un progetto in partenariato ufficiale, abbiamo iniziato a realizzare un’ inchiesta, che ha come obiettivo quello di identificare quali siano le persone più vulnerabili tra gli abitanti di alcuni villaggi dei distretti. In particolare andiamo alla ricerca, dei bambini separati a causa dell’alluvione dai propri genitori, delle donne capo famiglia, dei disabili, degli anziani e delle vittime di violenze, insomma degli ultimi fra gli ultimi!

La peculiare situazione delle donne in questa società che segue regole e tradizioni millenarie, ci sta particolarmente a cuore! Tra costoro identificheremo i beneficiari del cosiddetto “pacchetto tetto”: la sfida è enorme, fornire un riparo momentaneo che permetterà a centinaia di migliaia di senza casa, di affrontare l’inverno, che è alle porte oramai. Per questi “ultimi fra gli ultimi”che stiamo identificando, Intersos vuole fornire un riparo definitivo e più durevole. Le famiglie potranno così costruire le mura di almeno una stanza, i mattoni secchi o cotti, sulla quali potranno montare il tetto che gli forniremo noi.

Abbiamo iniziato così ad individuare e seguire i casi delle persone più vulnerabili e a rischio, per aiutarli ad avere accesso ai servizi disponibili sul territorio, e per integrare, dove è necessario, l’aiuto con un supporto individuale mirato. Non vogliamo però aiutare solo i singoli individui o le famiglie, ma anche le comunità nel loro complesso. Pertanto sempre in partenariato con UNHCR, abbiamo iniziato le discussioni con i rappresentanti delle comunità per realizzare 8 piccoli progetti ad impatto rapido, come ad esempio: la costruzione di un edificio comunitario polivalente, la riabilitazione delle strade di accesso ai villaggi o la ripresa di attività generatrici di reddito.

Le coltivazioni sono state distrutte dalle acque, e i raccolti sono andati perduti. Anche molti animali d’allevamento sono morti durante l’alluvione, e gli abitanti delle zone rurali hanno perduto tutto o quasi tutto. Nell’identificare quali siano i progetti più urgenti da realizzare, è nostra preoccupazione assicurarci che i bisogni e i desideri di tutte le categorie siano tenuti in considerazione, discutiamo quindi separatamente con gli adulti, donne e uomini, ma anche con i giovani: i ragazzi e le ragazze.

I bambini sono anch’essi, particolarmente esposti in queste situazioni di crisi, pertanto degli animatori di Intersos, stanno creando degli Spazi Dedicati ai Bambini, dove saranno organizzate attività ricreative adatte alle varie fasce di età sia per i bambini che per le bambine. Si vuole così lottare e prevenire i possibili abusi a cui vanno incontro i bambini, dalle violenze fisiche al lavoro minorile. Inoltre i bambini potranno trovare un luogo accogliente dove poter iniziare a parlare e elaborare i traumi subiti, queste tragedie purtroppo lasciano delle profonde ferite nella psiche dei più giovani e fragili.

Oltre a queste realtà delle aree rurali, Il capo del distretto amministrativo di Nowshera, con il quale Intersos collabora strettamente, ci ha indicato due piccole istituzioni fortemente colpite dall’alluvione: l’orfanotrofio/collegio femminile e il centro diurno per bambini disabili motori e mentali. Nel primo 25 bambine orfane di padre o di entrambi i genitori, vivevano e studiavano ed imparavano il mestiere di sarta. Nel secondo sono stati individuati sul territorio, 80 bambini con vari disabilità e 40 di loro frequentavano il centro giornalmente per attività didattiche e riabilitative.Abbiamo potuto aiutare questi due istituzioni, unicamente e soltanto con il sostegno delle donazioni private ricevute in questi giorni. Quanto abbiamo ricevuto è già arrivato in loco ed è e continuerà ad essere impiegato per sostenere la ripartenza della vita dei centri e dei loro ospiti.

Le bambine dell’orfanatrofio avevano dovuto fare ritorno alle case dei parenti disponibili a causa dell’alluvione e interrompere così gli studi, perché il cibo per la mensa non era più disponibile. Mentre solo una decina tra i 40 utenti, frequenta attualmente il centro per disabili, per problemi di trasporto e mancanza di materiale. Dal 29 settembre stiamo fornendo quotidianamente il cibo alla mensa del collegio femminile e nei prossimi giorni rinnoveremo l’arredo e il materiale dei dormitori e delle aule scolastiche, 22 bambine sono tornate a scuola! Quando venerdì scorso ho visitato il collegio, ho diviso con le bambine il pranzo, ho potuto così verificare la qualità del cibo fornito e mi sono divertita con loro, oltre al piacere di mangiare finalmente in compagnia e in allegria, cosa che mi capita di rado in queste giornate concitate! Per il centro dei disabili il bisogno più urgente e fornire loro di nuovo un sistema di potabilizzazione dell’acqua oltre a un pulmino (6 posti) che con diverse rotazioni potrà andare a prendere e riaccompagnare i bambini disabili nelle loro case.

Insomma molto lavoro ci attende sia nelle aree rurali come nelle istituzioni cittadine, sono stanca ma felice e contagiata dall’entusiasmo e la determinazione di Hussein, ad aiutare il Pakistan e la sua gente, che qui dal 2001, e mi sta insegnando a conoscere ed amare questa terra così sfortunata.

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