Ho voglia di due parole e chiedo asilo per Luca Rosati

Mi lascia un biglietto un’ amica, si chiama Silvana Gravina: “Chiedo asilo…Cara Doriana, dopo aver letto, guardato ed ascoltato tutto il materiale che hai raccolto con affetto, assemblato con creatività sulla mia famiglia, scrivendo un bellissimo articolo: ho voglia di due parole. Mi è piaciuto moltissimo l’uso libero di linguaggi diversi per comunicare: parola scritta cinema musica foto…Te ne sono grata perchè so che è nata da quel filo di amicizia che unisce le nostre vite in particolare modo quando ci raccontiamo. Noi donne sappiamo tessere. Ti propongo di continuare la tessitura con un nuovo filo. Mettere in rete una poesia di mio figlio Luca dal titolo Una vela bianca ,che fa parte della Raccolta di poesie Frammenti Mistici, edito da Albatros. Mi sembra misticamente pertinente ed aiuta a guardare nel futuro delle nuove generazioni. Grazie Doriana, mi piace questo lavoro a due.”
Dunque una non più giovane amica conosciuta a Roma e con la quale condivido ogni tanto, e con gioia, delle giornate a Capranica, mi scrive a mano, su un pezzetto di carta: era quella che non usa internet…ma l’ha guardato per quanto scrissi su sua sorella Carla e il compagno Gian Maria Volontè e la nipote Giovanna.
La vela a quanto pare continua a correre con il vento, Luca Rosati scrive nella prefazione del suo libro di poesie: “ a mia madre, a mio padre e a tutti i veri amici del cammino”. Luca è figlio delle nostre giornate, di anni che abbiamo passato e continuiamo a passare, guardando le vicende del Transatlantico, attraversando la vita quotidiana, con uno straccetto di vela, come quella che di pietra bianca, è lì, alla tomba dello zio, che lo ha amato molto. Ho conosciuto Luca un pomeriggio di fine estate, mi aspettavo di trovarmi di fronte un intellettuale: non misticamente abbiamo preso un caffè, l’ho ascoltato e ho ritrovato nel suo raccontarsi, un figlio, il compagno giovane che ci guarda con amore e si stacca…perchè si è ritrovato e va alla ricerca di una sua serenità. Il delfino è emerso e l’ha sfidato tra le onde, come in un gioco vitale: “…Quel poco di luce interiore rimasta giace sotto quintali di sporcizia millenaria. No! Gli Dei non possono molto fare per liberarci, ammesso che lo vogliamo…”
Ed invece lui, rimanendo nel tema dell’acqua, mi racconta che è molto legato a L’ Onda, scritta il 3 febbraio del 1997. ” Vorrei essere travolto dall’onda/del mare infinito della vita/Quest’onda che spaventa anche i più temerari uomini/quest’onda capace di donare/o distruggere tutto/ vorrei fluire in essa/senza paure o preoccupazioni/Vorrei poter sopportare l’urto di quest’onda così terribile ma/sublime come una musica soave/Quest’acqua che tutti ci avvolge/che tutti ci tiene uniti e indivisibili/noi ci opponiamo stupidamente ad essa/senza goderne il refrigerio.”
Gli auguro di trovare la libertà che cerca tra le righe poetiche, l’amore: è un po’ il Ragazzo mio, che cantava Luigi Tenco…“Ragazzo mio, un giorno ti diranno che tuo padre aveva per la testa grandi idee, ma in fondo, poi…. non ha concluso niente non devi credere, no, vogliono far di te un uomo piccolo, una barca senza vela …”.
Certe ragazze, amano ancora percorrere il mare come la la poesia,a vela, ostinate come certi ragazzi, che non hanno più paura dell’Onda. E sorridono chiedendo asilo, senza fermarsi mai.

Doriana Goracci




Una vela bianca
Il vento si alza impetuoso,
gli spruzzi alzano sagole
e cime.
Ma quando la paura cessa
e diventa Amore,
forse un delfino verrà
in superfice
e guarderà la vela bianca…
Luca Rosati

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Donna in Ascolto Olio su tela da

La Mer de Marseille da http://lapisanplus.blogspot.com/

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