16 ottobre, ora Maroni chieda scusa

16 ottobre, le parole irresponsabili del ministro Maroni
C'era una volta l'art. 1. della Costituzione. Cremaschi: “Vi racconto il regime dei padroni” (AUDIO)Ed ora il ministro Maroni chieda scusa a tutte le donne e gli uomini che hanno dato vita ad una bellissima giornata per i diritti, per la democrazia, per la Costituzione.

Non occorre essere iscritti alla Fiom o alla Cgil per provare soddisfazione per una giornata che non è stata segnata dalla violenza, bensì dall'amore per la legalità repubblicana, dai valori della solidarietà e della partecipazione. Dopo molto tempo è tornata al centro della attenzione collettiva la questione sociale, la precarietà, la disuguaglianza sociale e salariale, la domanda di democrazia dentro e fuori le aziende. Da qui dovrebbero partire anche le opposizioni politiche e sociali per costruire un progetto di alternativa che voglia davvero andare oltre il berlusconismo e le infezioni che ha prodotto anche nel campo avverso.

I profeti di sventura hanno schiumato rabbia, quelli che attendevano gli incidenti per sparare il titolo d'apertura del tg di Silvio hanno dovuto ripiegare le spranghe mediatiche in attesa di tempi migliori e di nuove provocazioni.

Eppure il ministro Maroni ne avrebbe di cose di cui occuparsi. Potrebbe, per esempio, chiedere ai prefetti perché non hanno risposto subito alla commissione anti mafia che chiedeva informazioni sui candidati “indegni di stare in lista”, per usare le espressioni del presidente Pisanu.

Oppure potrebbe farci capire come sia accaduto che centinaia di fascisti serbi siano arrivati indisturbati prima a Genova e poi allo stadio. O ancora potrebbe chiedere al prefetto di Brescia di mandare quattro carabinieri a rimuovere i simboli di partito dalla scuola di Adro.

Magari nel futuro invece di occuparsi delle tute blu potrebbe ricordare al suo capo, il ministro Bossi, che se e quando i tribunali dovessero decretare la sconfitta di Cota nelle elezioni piemontesi, non ci sarà da animare alcuna rivolta padana, ma bisognerà riconoscere il verdetto senza tante ciance, altrimenti spetterà proprio al ministro intervenire per stroncare le intemperanze di eventuali provocatori padani, altro che gli allarmismi contro la Cgil, la Fiom, le grandi e pacifiche manifestazioni di chi ancora crede nella Costituzione italiana!

P.S. Ovviamente aderiamo con grande convinzione alla campagna “Annozero no stop” e chiediamo a tutti di inviare un messaggio di adesione alla redazione di Michele Santoro, magari completandolo cosi: Annozero no stop, Masi stop.

Giuseppe Giulietti

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