Esce dalla chiesa, inciampa, cade, e gli sfugge una bestemmia

Vorrei tornare sulla dichiarazione che mons. Fisichella ha fatto qualche giorno fa, a proposito della barzelletta con bestemmia finale di Sivio Berlusconi. Aveva ragione nell'affermare che bisogna “essere capaci di non creare delle burrasche ogni giorno per strumentalizzare situazioni politiche”, ma aveva torto nell'affermare che “bisogna sempre in questi momenti saper contestualizzare le cose”. C'è un caso in cui anche un'imprecazione deve essere “contestualizzata”, ma non è questo. Berlusconi, infatti, era consapevole che la barzelletta conteneva una bestemmia, e non si è fatto alcun scrupolo di riferirla. Il caso, che esponevo alle volte agli alunni in forma di quesito, è questo: “Una persona confessa al sacerdote i propri peccati, tra i quali quello incivile della blasfemia, e fa serio proponimento di non bestemmiare più. Esce dalla chiesa, inciampa, cade, e gli sfugge una bestemmia.”. Venendo meno sia la volontà, sia la consapevolezza di bestemmiare, il peccato non sussiste.

Francesca Ribeiro

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