‘SCUOLA DEI VALORI’: LA DIFESA DELLA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE ATTRAVERSO I GIOVANI IDV’

Finalmente una scuola di formazione. È dal 2001 che pensavamo di costruire una classe politica nuova come locomotiva dell’Italia dei Valori, perché siamo convinti che il ricambio generazionale serve in misura determinante a far crescere il nostro partito e, in generale, contribuisce allo sviluppo sociale. I ‘giovani di valore’ che hanno partecipato al nostro corso politico e culturale hanno ascoltato la propria passione per la realtà che vivono e il bisogno di cambiarla, uscendo dai luoghi comuni per cui in politica sono tutti uguali e nessuno pensa davvero all’interesse pubblico. Ma le nostre non sono solo parole senza concretezza: il Presidente Antonio Di Pietro ha voluto riservare una quota delle candidature ai giovani dell’Idv. Possiamo quindi dire di aver introdotto, per primi, le ‘quote arcobaleno’. Creare una nuova classe dirigente significa rinnovare costantemente il confronto sui principi fondanti della nostra democrazia e partecipare attivamente alla vigile tutela e al continuo miglioramento della società civile. Oggi ho tenuto una lezione sul tema ‘Costituzione = democrazia: valori da difendere’, alla quale è seguito il confronto con i ragazzi.

Ho spiegato anzitutto il percorso storico che, dallo Statuto Albertino e attraverso il fascismo, ha portato alla nascita della Repubblica democratica e all’Assemblea che ha scritto la nostra carta costituzionale. È noto che la nostra è una delle migliori costituzioni al mondo, perché è il risultato della sintesi equilibrata tra diverse istanze sociali e dunque sancisce i principi fondamentali della libertà, uguaglianza e dignità di tutti i cittadini. Ma nessuna costituzione garantisce, di per sé, una buona politica: i principi costituzionali camminano con le gambe delle donne e degli uomini che li conducono attraverso la realtà quotidiana.
Purtroppo, oggi non mancano tentativi di alterazione e snaturamento delle norme costituzionali. Il bilanciamento dei poteri tra legislativo, esecutivo e giudiziario subisce dall’attuale maggioranza forti scossoni, al fine di aumentare il peso del governo nei confronti del Parlamento e della Magistratura. Il richiamo al fatto di essere eletti dal popolo non comporta la dittatura di un gruppo più ampio sulle minoranze. Proprio per evitare l’imposizione di una forza a discapito delle altre, la costituzione prevede un procedimento blindato per essere modificata che comprende anche il referendum. La sovranità popolare è circolare perché da lì si parte e lì si ritorna.
Io non credo che la Costituzione non sia modificabile: bisogna però ricordare che non è una legge ordinaria, ha i principi fondanti di uno Stato e quindi i diritti e i doveri di un individuo che non possono essere abrogati con leggerezza. La Costituzione pertanto va modificata adattandola ai tempi, non stravolgendo i valori che difende: il lavoro come strumento di dignità personale e sociale; l’uguaglianza di tutti gli individui e le pari opportunità a prescindere dalle condizioni personali; la libertà di espressione e di voto; il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei contrasti; l’unità nazionale come difesa dell’identità di un popolo; la democrazia come fondamento del nostro ordinamento.

La nostra Repubblica si fonda sul lavoro. Ora, di fatto, varare riforme che portano ad un precariato selvaggio, a scarsa occupazione e alla fragilità dei diritti dei lavoratori non garantisce la possibilità di costruire una esistenza dignitosa e dunque viola i principi costituzionali. Per questo l’Italia dei Valori difende a spada tratta il lavoro: ciò non significa che non debbano esserci doveri puntuali né che siamo contro le imprese. Al contrario infatti, l’idv è favorevole al mercato perché dà protagonismo agli individui, ma sono allo stesso modo necessarie regole che garantiscano la concorrenza e favoriscano i diritti dei cittadini. È a partire dalle condizioni materiali di realizzazione della propria esistenza che si assicura, trasversalmente agli strati sociali, il permanere di uno Stato libero e democratico.
Un altro principio che la Costituzione garantisce è l’autonomia e l’indipendenza degli enti preposti alla vigilanza di alcune attività della società civile. È necessario intervenire sul sistema di funzionamento delle authority perché non è normale che siano nominate dal Governo, in quanto saranno sempre espressione di una lottizzazione politica e non dell’interesse generale. Questa regolamentazione in senso pluralistico è indispensabile per assicurare la trasparenza delle autorità di controllo, e quindi per garantire al cittadino l’imparzialità degli istituti decisionali. Ovviamente il settore più delicato è quello della politica: la legge elettorale deve dare ai cittadini lo spettro di scelta più ampio possibile, favorendo un bipolarismo virtuoso che impedisca il tradimento del mandato rappresentativo e dia stabilità all’esecutivo ma garantisca anche l’esercizio delle funzioni parlamentari.

La Costituzione, al’art. 11, stabilisce che l’Italia ripudia la guerra: non usa un’espressione come ‘preferisce evitare’, e quindi la nostra posizione dovrebbe essere inequivocabile. In Afghanistan siamo invece in guerra, in un territorio governato da criminali corrotti che per di più cercano l’accordo con i talebani. La nostra non è una missione di pace e soprattutto non si tratta certo di un intervento tale da giustificare il sacrificio di 34 giovani vite.
L’Italia è una e indivisibile. Ma il centrodestra ha provato a sancire la secessione, per fortuna senza riuscirvi grazie, ancora, ad uno strumento di democrazia diretta quale il referendum. Va detto anzitutto che l’autonomia non sempre è stata ben utilizzata: basti ricordare che dall’istituzione delle Regioni il debito pubblico è salito. Ma l’Italia dei Valori non è contro il federalismo, purché sia inteso come equanime dotazione di maggiori autonomie agli enti territoriali, quindi diminuzione di costi e maggiore capacità di intervento locale. Di certo il centrodestra ha in mente un federalismo che penalizzerà il mezzogiorno favorendo solo qualche area ad influenza leghista.
La Costituzione sostanziale e formale stabilisce che il potere legislativo spetta all’attività parlamentare e non può essere delegato al Governo se non per casi specifici. I tentativi del centrodestra, sempre stroncati dalla volontà popolare, di dotare il Capo del Governo di poteri ancora maggiori, dimostrano una concezione antidemocratica, se non in senso politico, quantomeno culturale dello Stato e delle sue Istituzioni. Ormai, l’esecutivo di Berlusconi non discute più nulla in aula, sono circa 40 le fiducie poste poco più di due anni, che comunque non sono servite ad evitare il crollo di un populismo demagogico. È questo il segnale della fine di una triste epoca della società italiana e di una nuova prospettiva di svolta sociale.
La politica, infatti, deve essere voglia di confrontarsi, di aprirsi, di mettersi in discussione e di dialogare perché la storia italiana è lunga e articolata: la dialettica è l’unica possibilità di sintesi. La nostra costituzione è un bene, non un simulacro polveroso come vorrebbe farci credere chi ne teme la fermezza e la giustezza dei principi. È viva e pulsante e difende dei valori straordinari.

Per visionare le slides utilizzate durante la lezione, clicca qui

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