Non chiamiamoli eroi, perché non lo sono. Sono qual cosa di più, sono Uomini – nell’accezione bellissima e solenne, attribuita a questa parola da Leonardo Sciascia – ed esempi per questa nostra epoca che si sbraccia pretendendo diritti senza mai pretendere di compiere il proprio dovere. I nostri Alpini caduti in Afghanistan hanno saputo compiere il proprio dovere fino in fondo, adempiendo virilmente al loro giuramento di fedeltà. Chi scientemente mette a repentaglio la propria vita per servire la propria bandiera, per garantire la pace e la prosperità della propria terra, senza pretendere diritti, senza urlare sboccatamente per avere di più, sempre di più senza mai dare niente, colui diventa un esempio fulgido di virilità e dignità umana. Sono i nostri soldati, marinai, avieri, carabinieri, finanzieri la meglio gioventù. È a loro, che compiono il proprio dovere in silenzio, senza nulla pretendere in cambio, che deve andare la nostra riconoscenza di uomini e cittadini. A loro dobbiamo ispirarci per rendere migliore questa nostra Patria. Perché ci ricordava Giovanni Falcone, che era uomo di sinistra ma non chiedeva diritti, ma solo i mezzi per compire il proprio dovere, “Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana”.
Davanti ai feretri dei nostri caduti ricordiamoci che c’è chi è disposto a morire per le proprie idee, per difendere la propria bandiera, il proprio popolo. Che i nostri diritti, le nostre libertà, i nostri privilegi ci sono garantiti da chi compie il proprio dovere. Ricordiamoci che c’è qual cosa di più solenne, di più dignitoso del diritto: il dovere.
Una democrazia dei diritti porta inevitabilmente alla prevaricazione, in cui ognuno tenterà di accaparrarsi più diritti degli altri; una democrazia del dovere invece porta al rispetto di tutti i diritti individuali, perché è solo adempiendo ai propri doveri che si garantiscono i diritti altrui.
Questo è quello che possiamo, e dobbiamo, imparare dai nostri caduti perché:
E’ il soldato e non il poeta,
che ci da la libertà di parola.
E’ il soldato e non il giornalista,
che ci da la libertà di stampa.
E’ il soldato e non l’ agitatore,
che ci da la libertà di protesta.
E’ il soldato
che combatte per la bandiera,
che saluta la bandiera,
la cui bara viene avvolta nella bandiera,
che da ai dimostranti
il diritto di bruciare la bandiera.
A cura di Generazione Italia “La Contea” – Catania
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