Mr. Giacomo Santini Member Italian Parliament
Strasburgo, 7 ottobre 2010
Sintesi
Le espulsioni ed i rimpatri di rom dalla Francia hanno riacceso la diatriba sulla presenza di questa minoranza in numerosi Paesi d’Europa.
Il Consiglio d’Europa (che comprende 47 Stati) ha fatto un dibattito d’urgenza che ha coinvolto pesantemente anche la situazione in Italia. Si sono scontrati i sostenitori dei diritti dei Rom come minoranza europea presunta perseguitata e le testimonianze dei parlamentari dei Paesi in cui i Rom sono presenti, con osservazioni critiche sui loro comportamenti e segnalazione di responsabilità nell’allarme sicurezza che essi hanno alimentato.
A sostegno della posizione assunta dal Governo italiano è intervenuto il senatore Giacomo Santini, Vice Presidente Vicario della commissione Immigrazione, rifugiati e popolazione del Consiglio d’Europa. Il parlamentare italiano ha evidenziato le iniziative adottate dall’Italia per garantire la sicurezza dei cittadini che vivono a contatto con i campi nomadi ma anche i progetti di sostegno promossi a loro favore.
Il senatore Santini ha contestato sia il tono sbilanciato della relatrice (a favore esclusivamente dei rom) che un parere espresso da una delegazione dell’OCSE che ha effettuato un sopralluogo in Italia giudicando sproporzionate le reazioni governative e popolari all’indomani di due gravi fatti di cronaca nera addebitati ai Rom come lo stupro e l’uccisione di una donna a Roma ed il rapimento di un bambino a Napoli.
In quanto al processo di integrazione Santini ha ricordato le molte iniziative varate in numerose regioni italiane, quasi tutte respinte dai Rom.
Infine il parlamentare italiano ha invitato i Governi ad applicare correttamente la direttiva n.38 del 2004, di cui egli fu relatore al Parlamento Europeo, la quale stabilisce le modalità della libera circolazione in Unione Europea, ma non protegge chi commette reati.
Testo integrale dell’intervento del Sen. Giacomo Santini
” Signor Presidente del Consiglio d’Europa, care colleghe, egregi colleghi,
ci ritroviamo a discutere su un tema antico per questa assemblea, così come per i Parlamenti di tutti i Paesi membri, in particolare quelli direttamente interessati dalle migrazioni dei Rom.
Il tema dei Rom è recentemente tornato all’attenzione dell’opinione pubblica in seguito alle iniziative di allontanamento attuate in Francia ma anche sotto la spinta di altri conflitti intervenuti in numerosi Paesi.
Questo rapporto compie un’analisi precisa dei casi nazionali, accomunati non solo dalle dinamiche degli eventi ma anche da un clima di emergenza sicurezza, ormai esploso.
Le strategie per favorire la convivenza dei Rom con i cittadini dei Paesi di cui sono ospiti, le proposte di integrazione, le forme di assistenza attuate sembrano naufragare tra incomprensioni ed accuse reciproche.
Di fronte all’impossibilità di continuare il dialogo, molti accettano la proposta ed il sostegno economico per rientrare nei Paesi di origine, ben sapendo che anche questa soluzione è provvisoria come tutta la loro vita.
E’ scontato, infatti, che in tempi più o meno brevi, quasi tutti ritorneranno nei Paesi dai quali sono stati allontanati.
Il problema sembra irrisolvibile, eppure basterebbe un po’ di buona volontà e di coraggio.
Per quanto riguarda i cittadini residenti occorre che essi prendano atto che i casi di delinquenza che hanno provocato questo conflitto riguardano solo una parte minoritaria delle comunità Rom. Numerosi nuclei nomadi, infatti, hanno dato segni concreti di volontà di integrazione.
Occorre da parte dei Rom una maggiore collaborazione con gli amministratori e le forze dell’ordine nell’isolare chi commette reati.
Occorre anche maggiore fiducia nelle iniziative che vengono promosse per aiutarli a trovare una loro collocazione nelle comunità di residenza.
Molto spesso, purtroppo, anche la parte collaborativa dei Rom non accetta le mani tese verso di loro. Le proposte di ottenere un alloggio pubblico, di accedere ad un lavoro regolare e di mandare i figli a scuola, vengono rifiutate perché contrarie allo spirito nomade dei Rom. Il danno maggiore colpisce i bambini i quali rimangono analfabeti e quindi svantaggiati rispetto ai loro coetanei. Invece di mandarli a scuola, vengono mandati a mendicare o ad alimentare la cosiddetta microcriminalità che di micro ha solo l’età di chi la commette, mentre i furti, le rapine, gli scippi sono violenti come quelli dei grandi.
Se non è giusto criminalizzare la maggioranza dei Rom non è corretto nemmeno non evidenziare i troppi comportamenti illegali di molti di loro.
Così si è creato uno stereotipo ormai difficile da cancellare: nomade significa disonesto e pericoloso. Così scattano spesso reazioni violente anche da parte dei residenti.
Nel documento della collega Brasseur c’è un capitolo per ogni Paese interessato al problema. Impossibile analizzarli tutti. Accenno appena a quello dedicato al mio Paese, l’Italia, che si apre con il ricordo di alcuni casi recenti e drammatici che hanno visto i Rom al centro della cronaca nera: lo stupro e l’uccisione di una donna a Roma e il rapimento di un bambino a Napoli. In entrambi i casi la reazione delle autorità è stata decisa e quella dei privati è stata purtroppo violenta.
Stupisce il giudizio dato su questi casi da una delegazione dell’OSCE, secondo la quale le reazioni sono state sproporzionate agli eventi. Ma che cosa si aspettano, più di un feroce omicidio e di un drammatico kidnapping per motivare iniziative di autodifesa della società colpita?
I Rom hanno bisogno di comprensione e di collaborazione ma non di complici coperture degli errori che commettono, altrimenti i rapporti con la società che li ospita peggioreranno ancora.
Infine occorre dare il giusto significato alla direttiva n. 38 del 2004. E’ vero che il suo spirito è di favorire la libera circolazione dei cittadini e io lo conosco bene visto che fui il relatore davanti al Parlamento Europeo, nel maggio 2004. Ma libera circolazione non significa garantire coperture contro i reati. Essa contiene la possibilità di ricorrere alla Corte di Giustizia in caso di espulsione considerata ingiusta, sempre se non ci sono evidenti violazioni della legge.
E’ giunto il tempo di smetterla di accusare di razzismo e xenofobia chi si oppone alla violenza ed è giunto anche il tempo che i Rom comprendano che accanto al diritto di vivere, nel rispetto dei diritti umani, c’è il dovere di rispettare le leggi del Paese che li ospita.”
(applausi dai banchi di Germania, Francia e Spagna)