iniziativa
“Si tratta di ‘aree conservative’, zone isolate dove i dati genetici dovrebbero essersi mescolati poco nel tempo – afferma al VELINO Mario Federico Rolfo, archeologo e docente di Protostoria a Tor Vergata -. Ma gli attuali abitanti potrebbero anche essere ‘figli’ del ripopolamento e rimescolamento di genti avvenuto nel Medioevo. L’obiettivo resta comunque arrivare verso la piana del Fucino, dove i ritrovamenti neolitici sono stati molto numerosi e dove pensiamo che gravitassero anche i pastori che abbiamo rinvenuto”. A condurre le analisi sarà il centro di Antropologia molecolare per lo studio del Dna antico del dipartimento di Biologia di Tor Vergata, guidato dalla genetista Olga Rickards. Ma i risultati del progetto Gens permetteranno anche di capire la provenienza di questi primi produttori di cibo. “Pecore e grano sono arrivati dall’Oriente, ma con quest’analisi potremo sapere se sono stati ‘scambiati’ con genti autoctone del centro Italia o se sono state intere popolazioni a spostarsi”.
L’obiettivo prioritario resta comunque ricostruire la storia dei 23 scheletri della grotta di Jenne. Per quelli per i quali è stato possibile risalire al sesso, le analisi hanno mostrato una preponderanza femminile (otto donne, sei uomini), oltre ad alcuni molto giovani (15-20 anni), un paio di bambini e uno appena nato, forse addirittura un feto. “Hanno tutti gambe molto robuste, segno che non erano stanziali, erano abituati a camminare e svolgevano attività di pastorizia o di allevamento – spiega Rolfo -. Lo confermano i resti ossa di pecora e di cane che abbiamo trovato, animali tipici di questo tipo di economia”. Eppure di loro, per il momento, non è stato possibile sapere altro. Nessuno sa se la grotta era un cimitero utilizzato in particolari periodi dell’anno, magari durante la transumanza e le fasi di passaggio nella zona, o se avesse uno scopo funerario esclusivo, al punto che i cadaveri venissero portati dietro dal gruppo in attesa di arrivare a Jenne. Nella valle dell’Aniene e del Sacco non ci sono testimonianze simili e gli archeologi non hanno saputo ricostruire la rete di movimenti e relazione dei pastori. Di qui l’attesa per i primi risultati del Dna.
fonte dati: Il Velino Cultura