L’Archivio di Stato di Como partecipa al Progetto implementazione ricerche familiari on-line

Nel progetto di implementazione delle ricerche familiari dell'Associazione
Mantovani nel Mondo – Onlus e L'archivio di Stato di Mantova partecipa anche
l'archivio di stato di Como di seguito riportiamo una breve intervista fatta
alla Dot.ssa Lucia Ronchetti Direttrice dell'Archivio di Stato di Como

D: Che documenti importanti alle ricerche familiari conserva l'Archivio di
Stato di Como?

R:. L'Archivio di Stato di Como conserva documenti necessari per lo
svolgimento di ricerche anagrafiche per le attuali province di Como e di
Lecco (nelle more dell'istituzione di un competente istituto archivistico).
Si tratta delle seguenti serie provenienti dagli ex Ufficio di leva e
Distretto Militare di Como:
-I fogli e ruoli matricolari per le classi dal 1843 al 1934
-Le liste di leva per le classi dal 1880 al 1934.

Le informazioni riportate nella documentazione citata contengono dati non
rintracciabili in nessun altro documento.

D: L'archivio di stato di Como ha messo in rete gli archivi della leva
militare per fare ricerche familiari, attraverso il sito dei lombardi nel
mondo, come mai l'archivio della leva militare, che strumento in più e aiuto
può dare a chi sta facendo una ricerca familiare questo archivio?

R: L'archivio della leva militare contiene veramente moltissime informazioni
anche personali sulle persone fisiche che possono essere utili ai familiari
in ricerca della loro storia. Di ogni chiamato al servizio militare, oltre
alle generalità, alla data e al comune di nascita e di residenza, vengono
fornite descrizioni di carattere somatico (altezza, peso, conformazione dei
lineamenti, colore di occhi e capelli, dentatura), cui sono abbinate
ulteriori notizie quali il livello di istruzione e la professione svolta.
L'eccezionalità degli atti è accresciuta dal fatto che, prima
dell'istituzione dello stato civile italiano, nel 1866, le annotazioni
anagrafiche erano tenute dai parroci che curavano la tenuta dei registri
relativi a battesimi, matrimoni e decessi.
Senza conoscere la parrocchia di origine, una ricerca anagrafica per gli
anni prima del 1866 risulta praticamente impossibile. La consultazione della
documentazione militare consente quindi innumerevoli filoni di ricerca in
merito alla popolazione maschile dei nostri antenati.

D: Vista la grande difficoltà di molte persone per ricostruire la loro
storia famigliare, e l'incertezza della città italiana di origine con questa
interessante opportunità di accedere on-line agli Archivi di Stato per
effettuare ricerche famigliari è possibile accedere a diverse banche dati,
cioè a diversi archivi? O bisogna avere già una conoscenza sicura della
città di origine della famiglia per poter iniziare la ricerca?

R: L'utente on-line può, con la consueta procedura, uguale in ogni banca
dati, iscriversi al servizio e con una unica iscrizione gli è consentito
l'accesso indistintamente a tutte le banche dati disponibili e per ognuna di
esse potrà effettuare le sue ricerche limitandole ad un numero di 5 al
giorno per ciascuna banca dati.

D: Quali sono le principali ragioni che spingono a fare una ricerca
familiare?

R: Tra le indagini possibili, la più significativa, per numero e per
rilevanza giuridica conseguente, è quella promossa dai discendenti di
italiani emigrati all'estero che ora cercano di documentare l'esistenza di
un avo proveniente dall'Italia per attivare le procedure necessarie alla
concessione della cittadinanza italiana.
Solo l'Archivio di Stato di Como evade annualmente quasi 400 richieste di
questo tipo. Nella quasi totalità dei casi la stessa domanda viene rivolta
via mail ad una molteplicità di soggetti istituzionali che, ognuno per
quanto di propria competenza, cerca di far fronte all'esigenza
rappresentata. Come agli Archivi di Stato, i privati si rivolgono ai
Tribunali, che conservano il secondo originale degli atti di stato civile
redatti dai Comuni a partire dal 1866, ma anche alle Curie vescovili, alle
singole parrocchie e ai Comuni.
La situazione è complicata dal fatto che i richiedenti ignorano, quasi
sempre, il comune di provenienza e l'anno di nascita degli antenati. La
percentuale di successo, cioè di rinvenimento della persona cercata, è molto
scarsa, inferiore al 5%, situazione che rende una considerevole mole di
lavoro assolutamente inutile. Basti pensare che per ogni richiesta si devono
prevedere almeno 2 ore di attività (la domanda deve essere protocollata in
ingresso, mediamente il nominativo viene ricercato in 10 diverse rubriche
alfabetiche, infine la risposta viene nuovamente protocollata in uscita,
scannerizzata ed inviata via mail).

Marcella Bellocchio

www.lombardinelmondo.org

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