Trashing, il furto dei dati personali rovistando nella spazzatura

Tra le cose che finiscono nel sacchetto della spazzatura, vanno anche tutte quelle carte, ritenute inutili, ma che invece rappresentano fonti di identificazione molto precise. Utenza, estratti conto, documenti considerati erroneamente obsoleti, rimanenze di lettere, buste intestate, ricevute di pagamento e via discorrendo, lasciano delle tracce precise che, come in un puzzle, individuano indirizzi, numeri di telefono e recapiti dei loro proprietari. Insomma, è importante distruggere ogni carta dalla quale, con certosina pazienza, si possa risalire ai dati personali della gente.

Il trashing è un vero e proprio lavoro. Lo dimostra uno studio del Rissc, centro di ricerche e studi in tema di criminalità e sicurezza condotto a Schio nei pressi di Vicenza.

La cittadina di 40 mila abitanti, è già molto avanti nella raccolta differenziata dei rifiuti, una cooperativa di igiene ambientale se ne occupa con grandi risultati da molti anni.

Il progetto denominato Identity Trash, cioè “pattumiera di identità” ha esaminato immondizie di 954 famiglie e 172 aziende cercando di dimostrare, nella pratica, come sia facile impossessarsi dei dati personali delle persone.

Mara Mignone, criminologa del Rissc, dopo aver esaminato due tonnellate di spazzatura, ha affermato: « Informazioni e dati qualitativamente significativi sono stati riscontrati in più del 42% dei sacchetti analizzati, sia domestici che commerciali, in media, sette documenti significativi per ogni sacchetto».

Parallelamente, stessi risultati si sono avuti anche per i rifiuti aziendali. In questo caso, i dati raccolti, sono utili anche per lo spionaggio industriale.

Ovvio e scontato che questi dati personali, così recuperati, sono appetibili ed ambiti da quanti hanno deciso di utilizzarli fraudolentemente ai danni dei legittimi possessor ed a loro insaputa. Come? Si tratta di un furto di identità e di soldi da sfruttare su piazze estere, Usa e Gran Bretagna su tutti.

Sostituendosi, praticamente agli altri, i malintenzionati compiono azioni e reati con generalità altrui. I poveri malcapitati, sono vittime di questo mercato perché colpevoli solo di aver buttato nel secchio della spazzatura, tracce così ambite scambiandole per carta straccia.

Fabio Tortora, responsabile soluzioni antifrode di Experian che ha commissionato al Rissc lo studio, ha dichiarato, che durante le ispezioni nei sacchetti: «Sono state trovate informazioni e documenti riguardanti le finanze dei cittadini, carte di credito scadute, estratti conto, fotocopie di assegni, Pin di bancomat e così via. Da una carta di credito scaduta si può risalire al nuovo numero, codice segreto e scadenza attraverso l’uso di software facilmente reperibili su internet».

Ecco spiegato perché il 3% dei furti di identità provengono proprio dal trashing. I risultati dell’indagine sono sorprendenti: «siamo riusciti addirittura a ricostruire l’intero profilo, nome, cognome, lavoro dei genitori, scuole dei figli, conto corrente, circolo sportivo frequentato, ecc., di un intero nucleo familiare di quattro persone».

Il secchio della spazzatura, il classico sacchetto residuo della spesa del supermercato, è una vera cassaforte aperta nella quale vanno buttate via informazioni preziose sul nostro conto, sulle nostre abitudini, sullo stato dei nostri conti in banca.

Il mercato dei dati personali recuperati dai rifiuti è molto ambito, fornito anche di tariffario: «Lo abbiamo riscontrato in Gran Bretagna dove una ricevuta firmata di carta di credito, per esempio, costa circa sette euro» puntualizza Tortora.

E’ necessario distruggere bene, allora, queste carte che parlano di noi in modo esplicito. Addirittura, lo studio, ha dedotto che «L’85% delle informazioni raccolte, apparteneva a fogli di carta integri, o al massimo, strappati in due ma facilmente ricomponibili».

Il paradosso è che, ciò che buttiamo con tanta disinvoltura nel sacchetto della spazzatura, invece, ha un grande valore per chi sa bene come usare i nostri dati personali per commettere reati e lucrare in modo illecito.

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