“A due anni dalla storica firma del Trattato di Bengasi tra l’Italia e la Libia, che ha garantito il definitivo superamento del colonialismo approdando a percorsi di sviluppo ed avanzamento vantaggiosi e proficui su entrambi i versanti è bene riflettere sugli ulteriori punti che sembrano essere stati lasciati a latere delle trattative”. E’ quanto afferma Aldo Di Biagio, deputato di Futuro e Libertà a proposito delle dichiarazioni di protesta dell'Airl, l'associazione degli italiani rimpatriati dalla Libia alla vigilia dell’arrivo del colonnello Gheddafi in Italia. “Abbiamo il dovere di ricordare – spiega Di Biagio – che a molti connazionali, costretti nel 1970 a rientrare in Italia, sono stati confiscati beni dal governo libico ed attendono ormai da anni che venga riconosciuto loro un minimo indennizzo. Al momento, questo è in attesa di essere definitivamente stanziato da un decreto attuativo dell’ accordo di Bengasi che però stenta ad essere firmato dal ministro Tremonti”. “Certamente le ingombranti uscite folcloristiche del leader libico qui in Italia sollecitano la riflessione su un percorso di riconciliazione lasciato a metà soprattutto se si tiene conto che si tratta di un contributo simbolico ben distante dai circa 3 miliardi di euro equivalenti al valore dei beni confiscati quarant’anni fa – conclude – ma che è atteso dalle centinaia di ex profughi che vanamente attendono l’epilogo di questa annosa vicenda. Sarà mia cura sollecitare proprio in queste ore la firma del decreto attuativo della legge del febbraio 2009 di ratifica del trattato fra Italia e Libia dell'agosto 2008, affinché sia possibile definitivamente fare i conti con la nostra storia”.