Il dio denaro

Una domanda sorge spontanea in questa epoca: come sarebbe la vita dell’uomo se si potesse in alcune occasioni fare a meno del denaro? Tale prospettiva parrebbe negativa e sembrerebbe un passo indietro nell’evoluzione socio-economica dell’uomo che ha portato all’attuale sistema regolato dal mercato, che si nutre di moneta. Come dire, il denaro non fa la felicità, e di sicuro non la compra, ma in compenso può comprare: una casa in città e una in campagna, una vacanza, vestiti alla moda, l’ultimo cellulare, un computer più veloce, una moto per girare in città, una macchina per la sera…
Oggi tutto, o quasi, è denaro, tutto dipende dal denaro, tutto si riconnette al denaro. Il denaro ha raggiunto una grande persuasività psicologica, culturale e sociale e un volume quantitativo altissimo. Il denaro con la sua straordinaria fluidità penetra nella società, determinando le abitudini di vita e diventando spesso il fine principale. L’uomo di oggi é più propenso a riconoscere nel denaro una “finalità” che un “mezzo”. Anzi, per molti individui il raggiungimento del denaro é diventato oramai una ragione di vita. Il grande denaro e la grande cifra sono entrati a far parte del nostro immaginario più del “denaro sufficiente”.
Direi che attualmente prevalga il piacere del possesso del denaro su quello che un tempo era procurato dall’uso della moneta. Secondo l’antropologia è nelle moderne società occidentali che il denaro può comprare tutto. In questo contesto il tempo è denaro, il denaro è utilizzato per l’acquisizione del potere, il denaro ci rappresenta socialmente. La concentrazione di ricchezza avvenuta in questi anni ha creato potere. I nuovi poveri non saranno più chi non avrà da mangiare, ma chi non potrà godere di una serie di consumi importanti, chi rimarrà fuori dai circuiti comunicativi, chi non avrà le
informazioni giuste al momento giusto. Già Georg Simmel nella sua opera la “Filosofia del denaro” (1900), considerò il denaro come simbolo dell’epoca moderna, epoca caratterizzata dall’impersonalità dei rapporti umani, sempre più freddi e distaccati, ed analizzò le conseguenze negative derivanti dalla sempre maggiore diffusione di questa organizzazione monetaria della società, e riconobbe nella più grave, la riduzione dei valori qualitativi a valori quantitativi dato che la vita diventa un continuo calcolo matematico, che porta alla prevaricazione da parte dell’attività intellettuale delle attività spirituali, in particolar modo di quelle affettive ed emotive.
Da una parte, quindi, il potere del denaro, il desiderio di tutte le ricchezze, senza freno, senza misure, senza scrupoli; da un punto di vista psicoanalitico, il denaro oggi è ossessione, brama del potere e del possedere che, in termini freudiani, nasce in tutti gli esseri umani nel momento in cui si distaccano dal cordone ombelicale, così come l’avarizia ed il sesso. È come se avessimo perso la libertà di scegliere il nostro comportamento, ed è la società in cui viviamo ad averci privato di questo, con i suoi canoni, i suoi standard, i suoi modi di essere, ma soprattutto con la sua continua ricerca della ricchezza, del potere, del prestigio, della carriera.
E sulla società è il Dio Denaro che detta gli ordini. “Il Denaro trasforma ogni desiderio in bisogno e cioè in realtà; il desiderio muore e rimane l’oggetto”. Questa trasformazione a parere di G. Simmel è una delle tendenze principali della vita: “la riduzione della qualità (desideri) alla quantità (beni materiali) che ritrova la sua rappresentazione al livello più alto e, con una perfezione unica,nel denaro”. Dall’altra parte, in contrasto con il “Dio Denaro”, il denaro come mero mezzo di scambio, l’esistenza di valori quali l’altruismo, la fiducia, la cooperazione la ricchezza sociale, le relazioni interpersonali genuine e la solidarietà.
Ma il mondo corre troppo veloce, difficile fermarlo. Inverosimile il ripristino dell’era del baratto perché il mondo va male quando il denaro c’è, ma anche quando non c’è.

Gennaro Ruggiero

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