Fatti pubblici e dolori privati

di Francesca Buffo

Nella Storia di ogni Paese ci sono avvenimenti che segnano indelebilmente il punto di passaggio fra ciò che era e ciò che non sarà più. Il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro è uno di questi. Lo stato d’animo che animava l’Italia di 32 anni fa durante quei drammatici giorni, era di totale e assoluta incredulità. Tutti i 45enni di oggi ricordano i volti sconvolti degli adulti, le frasi spezzate di genitori e insegnanti che non si capacitavano di fronte a un attacco così diretto nei confronti dello Stato e delle istituzioni. Loro, che avevano superato la guerra, il fascismo e “bevevano” generosamente dal calice della crescita economica, del benessere conquistato con il duro lavoro. In un istante, tutto era crollato, rimesso in discussione. Un’agonia durata 55 giorni, duranti i quali per la prima volta l’Italia repubblicana ha mostrato il vero volto di una politica fatta anche di interessi, compromessi e personalismi: il volto che ha decretato la morte dello statista, a detta di molti: quello del compromesso storico fra Dc e Pci. Di questi fatti si è parlato molto, a suo tempo e in tutti questi anni. E il diritto di cronaca, come sempre, non conosce sfumature: utilizza ogni dettaglio, ogni particolare, ogni documento per fare notizia. L’informazione ha la priorità su tutto, anche sul dolore. E la morte di Eleonora Chiavarelli, vedova del presidente Moro, avvenuta in questi giorni, ci ha ricordato proprio questo: l’intima sofferenza di una famiglia derubata non solo negli affetti, ma anche nei sentimenti, dal business dell’informazione. Dal 16 marzo 1978, anche nel ruolo svolto dai media, umanamente a dir poco ‘mostruoso’, ciò che era non è stato più, poiché il dolore fa notizia e “vende copie”. Eleonora Moro ha espresso verso il mondo politico tutta la sua indignazione, dicendo ‘no’ ai funerali di Stato, ‘no’ a medaglie e onorificenze, ‘no’ al lutto di Stato, perché le hanno ‘strappato’ il marito assieme a tutti gli ideali che con lui aveva condiviso per anni, nonché l’illusione di aver costruito un Paese da consegnare orgogliosamente alle generazioni future. Ma nulla ha potuto di fronte alla divulgazione della sua parte più intima, quella che avrebbe voluto sicuramente conservare esclusivamente nel suo cuore. Le ultime parole d’amore di suo marito, indirizzate solo a lei e divenute pubbliche sono state: “Sii forte, mia dolcissima Noretta, in questa prova assurda e incomprensibile. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto”. Noi le abbiamo rubato anche quelle.(Laici.it)

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