Ieri ho illustrato in aula una interrogazione a risposta immediata al Ministro della Giustizia in ordine alla vicenda del Sottosegretario Giacomo Caliendo, ex magistrato, coinvolto nella vicenda Carboni-Verdini-Lombardi-Dell'Utri, nota come associazione segreta P3. Ve ne dò conto nel seguito.
L'INTERROGAZIONE.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signor Ministro, il sottosegretario alla giustizia e senatore, Giacomo Caliendo, risulta coinvolto in una vicenda che il grande pubblico conosce ormai come P3. In un'ordinanza, emessa il 6 luglio, nei confronti di Carboni, Lombardi e Martino, il senatore Caliendo viene citato per aver partecipato, con essi, ad una riunione, nell'abitazione del parlamentare Verdini, presenti anche Marcello Dell'Utri e i magistrati Martone e Miller, nella quale si sarebbe tentato di fare pressione per far modificare il giudizio della Corte Costituzionale sul cosiddetto lodo Alfano. Inoltre, il sottosegretario viene citato per altre vicende relative anche alla questione dell'esclusione della lista «Per la Lombardia» nelle elezioni regionali lombarde. Le chiediamo se, alla luce di queste vicende, indipendentemente dalle responsabilità penali, non ritenga che sia necessaria una sua azione volta a far dimettere il sottosegretario.
LA RISPOSTA
ANGELINO ALFANO. Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, leggendo il vostro atto di sindacato ispettivo rilevo che esso è una sorta di copia-incolla dell'ordinanza di custodia cautelare che ha riguardato i tre soggetti da voi citati, con una conclusione evidentemente sganciata dalla premessa poiché, a fronte del copioso uso dei contenuti dell'ordinanza, si conclude, prescindendo da essa e chiedendo che iniziative il Governo intenda adottare in merito alla posizione del sottosegretario, il senatore Giacomo Caliendo, a prescindere – siete voi a scriverlo – dalle sue responsabilità penali. L'indagine era ampiamente nota alle cronache Pag. 53giudiziarie grazie ad una serie di anticipazioni giornalistiche. I dettagli dell'inchiesta sono emersi da giornali e dai siti Internet dai quali voi stessi dite di avere attinto le vostre informazioni ed il quadro è stato, infine, completato da una sobria e pacata intervista rilasciata dal procuratore aggiunto della Procura di Roma, il dottor Giancarlo Capaldo, a la Repubblica il 17 luglio scorso, dal titolo: «Una società occulta devastante che condizionava le istituzioni». Intervista, invero, dallo stesso procuratore parzialmente smentita il giorno successivo e che faceva seguito, sul piano logico, ad altra, non meno continente intervista concessa dal medesimo procuratore aggiunto al quotidiano Libero, il 15 maggio 2010, dal titolo: «Cricca: è una faida nel PdL». Tale mia premessa per dire che tutto è noto dell'inchiesta, niente è noto, invece, di ciò che il sottosegretario Caliendo avrebbe materialmente fatto, agendo illecitamente o in direzione contraria ai doveri dell'ufficio che ricopre. Intendo ribadire in quest'Aula, dunque, la piena correttezza di comportamento del sottosegretario Caliendo nei due anni di intenso e proficuo lavoro al Ministero della giustizia. Per ovvia conseguenza logica, non prendiamo neanche in considerazione l'ipotesi, richiesta nell'atto di sindacato ispettivo, ed inopportunamente avanzata anche ieri in Commissione giustizia, che il senatore Caliendo non si occupi più della materia delle intercettazioni in rappresentanza del Governo, a maggior ragione dopo che, proprio ieri, il senatore Caliendo ha presentato l'emendamento del Governo che, in buona parte, recepisce indicazioni provenienti dai soggetti istituzionali auditi in Commissione e anche da alcune opposizioni.
In ultimo, in riferimento al vostro quesito circa le iniziative che il Governo intende adottare al fine di salvaguardare – così chiedete – il Paese e le sue istituzioni nel loro prestigio e nella loro dignità, la mia risposta è semplice e chiara: il Governo intende adottare tutte le iniziative previste dal programma approvato da milioni di elettori per rendere più efficiente e funzionale la giustizia italiana come già fatto per la riforma del processo civile e per le leggi antimafia. Ciò nella consapevolezza della grande differenza che esiste tra noi e voi.
Per voi questione morale è andare dietro ad ogni inchiesta. Per noi è morale perseguire gli autori dei reati senza inseguire fantasmi, dare certezza della pena ai colpevoli, ristoro alle vittime dei loro reati, garanzie degne di uno Stato liberale ai cittadini innocenti sottoposti a processo
LA REPLICA
ANTONIO BORGHESI. Signor Ministro, non sono soddisfatto: etica e codice penale sono due questioni assolutamente diverse che vanno affrontate su piani diversi. Lei ha dato una risposta sostanzialmente burocratica che è del tutto simile a quella che una settimana fa il Ministro per i rapporti con il Parlamento aveva dato circa l'onorevole Cosentino, poi dimessosi; a quella che lo stesso Ministro aveva dovuto dare due settimane fa sul Ministro Brancher, poi dimessosi; a quella che un paio di mesi fa era stata data dallo stesso Ministro sulla questione del Ministro Scajola, poi dimessosi. Anche lì ci si limitava a dire che non era indagato, ma il tema evidentemente non è e non può essere questo.
In quell'inchiesta si parla di contestazione, per chi è indagato, ovviamente, di reati di associazione a delinquere semplice e violazione della legge Anselmi per aver costituito una vera e propria associazione segreta finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine nelle cariche istituzionali di rilievo. In quelle riunioni si parlava di questi temi e anche il sottosegretario Caliendo ha partecipato a quelle riunioni.
Poiché si parla di P3 non vorrei dimenticare che c'è un filo rosso tra la P3 e la P2 poiché non posso dimenticare che la relazione della Commissione Anselmi del 1981 parla ancora dell'allora magistrato Caliendo e ne parla in questi termini: era il messaggero di alcuni giudici in rapporto con la loggia P2 per esercitare pressioni affinché la procura milanese restituisse il passaporto a Roberto Calvi, il numero uno del Banco Ambrosiano al quale era stato negato l'espatrio.
Vorrei ricordare che il Governo non può, non poteva non conoscere questa vicenda poiché la relazione di minoranza in cui si parla ancora del sottosegretario attuale Caliendo, allora magistrato, era firmata da un autorevole Ministro di questo Governo, cioè dal Ministro per le infrastrutture Matteoli. Pertanto, la verità è che il fatto che questo sottosegretario abbia una delega alle intercettazioni o abbia avuto una delega alle intercettazioni è evidentemente un conflitto di interesse insanabile.