Patronato Forense: Notizie irritanti (a dir poco) sulla nostra previdenza

Mentre architetti ed ingegneri protestano per l’indirizzo legislativo liberistico di ampliare le competenze dei geometri (a danno dei più blasonati professionisti), mentre noi aspettiamo lo tsunami dei circa 1.500 nuovi iscritti nell’albo forense romano dopo l’espletamento degli esami orali in corso, sul fronte della nostra previdenza sento il non gradito dovere di riferirvi brutte notizie.

Tutti noi iscritti alla nostra Cassa Forense avevamo apprezzato sia la copertura generalizzata (assunta a carico della stessa Cassa) per assicurarci da grandi eventi patologici, sia la possibilità di estendere -ma a pagamento da parte nostra- la copertura a tanti altri eventi patologici anche meno gravi, sia la possibilità di estendere a pagamento la copertura agli eventi riguardanti nostri familiari, così come avevamo apprezzato -nel contratto tra la nostra Cassa forense e le Assicurazione Generali- l’inibizione alla compagnia assicuratrice di rifiutare la copertura a Colleghi anziani o già malati.

Come ho avuto occasione di informare i Colleghi, gli iscritti alla Cassa Forense che si sono avvalsi delle dette possibilità di estensione a pagamento delle coperture (oltre quella base per i grandi eventi patologici) hanno versato bensì le somme previste (in misura assai conveniente, rispetto al mercato), ma molti di essi hanno esteso tali coperture proprio ….. in vista di parti di figlie praticanti o altrettanti previsti interventi chirurgici e simili.

Insomma, con grande smacco della compagnia Assicurazioni Generali, gli iscritti alla Cassa Forense sono riusciti a farle spendere per le coperture integrative un totale superiore di due volte (negli ultimi anni) a quanto da essi complessivamente pagato per tali assicurazioni.

Per tale grande compagnia è stato inaudito essere beffata sul suo campo: ciò la l’ha indotta a rifiutare il rinnovo tacito allo scorso marzo di tutte le coperture -tramite la Cassa di Previdenza- a favore di quei birichini di avvocati (rivelatisi tanto preveggenti sulla sfruttabilità della copertura assicurativa che stipulavano).

Il Consiglio di amministrazione della Cassa è stato preso in contropiede dalla disdetta del rapporto assicurativo e si è subito affrettato a pretendere dalle Generali la proroga di sei mesi – prevista nel contratto – almeno della copertura base, onde essere assicurati (soltanto gli iscritti alla Cassa, senza possibilità di estensioni alle tante altre patologie, ne’ a favore dei familiari) fino al 30 settembre 2010.

Nel frattempo il Consiglio di amministrazione ha indetto una gara in ambito europeo per indurre altre compagnie (magari qualche compagnia rumena desiderosa di accreditarsi sul mercato italiano) a gareggiare offrendo prezzi concorrenziali per le coperture che la Cassa pretendeva di ottenere per i suoi pupilli, a decorrere dal 30 settembre 2010 (allorché la copertura prorogata delle Assicurazioni Generali cesserà)

La brutta notizia è che -scaduto il termine per presentare le offerte- nessuna compagnia ha accettato di gareggiare per coprire le nostre patologie (forse si è sparsa la voce del sonoro esborso che gli avvocati italiani avevano ottenuto per eventi da essi in gran parte prevedibili, oppure le coperture che la Cassa ora pretenderebbe per il nostro troppo bene sono eccessive a fronte dei premi previsti).

Insomma, ora la Cassa dovrà febbrilmente rimediare, forse riducendo le pretese di coperture per noi, forse chiedendo con il cappello in mano alle Assicurazioni Generali di concedere una ulteriore proroga (pur non essendo essa prevista nel contratto).

A queste notizie già tanto grame aggiungo una brutta novità legislativa: nel testo appena depositato della manovra finanziaria approvata al Senato, purtroppo -come invocato dagli esponenti della Casse di previdenza professionali- esse sono state escluse (con un emendamento) dal novero degli enti che devono obbligatoriamente sia ridurre a tre o cinque i componenti dei consigli di amministrazione (alla nostra Cassa sono 11 poltrone, compreso il Presidente), sia le indennità.

In compenso (per modo di dire), la novità è che occorrerà d’ora in poi l’autorizzazione di uno (o più) dei ministeri vigilanti per procedere alle vendite ed agli acquisti immobiliari delle Casse di previdenza private, oltre all’ingerenza pubblica nel reinvestimento del ricavato delle vendite.

Tali pretese di ingerenza nell’amministrazione della Casse di previdenza neppure venivano avanzate dallo stato italiano quando esse erano enti pubblici (fino al 1994).

Ora, nella palude in cui l’Avvocatura è finita, lo stato da una parte lascia che orde di poveri giovani diventino avvocati (per la debolezza dello scudo della difficoltà degli esami, soprattutto orali), da una parte lascia che i Consigli di amministrazione delle Casse di previdenza professionali restino pletorici, con le non intaccate indennità (mentre stronca sacrosantamente la proliferazione di tali organismi negli enti pubblici), dall’altra assume il diritto non solo di vigilanza, ma di una vera e propria ingerenza nell’amministrazione dei nostri risparmi previdenziali.

Sarà possibile che il destino maligno (e l’inettitudine dei nostri inadeguati rappresentanti politico-forensi) ci riservi un fato anche peggiore ?

Ahimè.

Patronato Forense

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