di Giuseppe Maria Mioni
già Presidente (PdL) del Quartiere S. Stefano di Bologna
Il primo federalismo italiano nacque con la nascita del Regno d’Italia, nel 1861.
Il Progetto di legge, di ispirazione cavouriana, a seguito della morte prematura del suo ispiratore, fu portato avanti e proposto dal Ministro bolognese Marco Minghetti e prevedeva testualmente quanto segue: “Eliminazione del sistema centralizzato e concessione di ampie autonomie alle Regioni nel rispetto delle tradizioni e dei costumi locali. Ad ogni Regione dovrà spettare la totale autonomia legislativa e finanziaria per quanto riguarda i lavori pubblici, la sanità, la pubblica istruzione, le opere pie e l’agricoltura. Le Regioni e i Comuni dovranno ampliare le rispettive basi elettorali concedendo il voto a tutti i cittadini, compresi gli analfabeti. Allo Stato spetteranno soltanto la difesa. la politica estera, i grandi servizi di utilità nazionale (ferrovie, porti, poste, telegrafi), nonché il compito di vigilanza e di controllo sull’operato degli enti locali.”
Come si può constatare, in pieno parallelismo con le attuali proposte di decentramento regionale. Proprio per questo fu considerato dal Parlamento dell’epoca un progetto troppo moderno, se non addirittura avveniristico.
Per questa ragione fu “temporaneamente rinviato” e poi dimenticato.
Una profonda intuizione che stava per essere concretizzata dalla destra sociale e liberale, che oggi altri hanno intelligentemente recuperata e che va quindi conseguentemente condivisa e propugnata con ancora maggiore concretezza dagli eredi di quelle forze che allora la partorirono, rivendicandone la primogenitura e non accodandosi ad altri.
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UNA PROPOSTA PER CELEBRARE DEGNAMENTE
IL 150° ANNIVERSARIO DELL'UNITA' D'ITALIA
Immagine e Sicurezza: due pillole per Bologna
di Giuseppe Maria Mioni
già Presidente (PdL) del Quartiere S. Stefano di Bologna
Bologna non dovrebbe essere un luogo come gli altri… dovrebbe essere un’emozione. Questo la dice tutta. Bologna non è certo una città che possa competere con Venezia, Firenze o Roma, ma è sull’itinerario di queste tre città. Le nostre vie sono strette, i palazzi, nella maggior parte quelli più belli, non si vedono, il resto sono casette. Abbiamo però alcune particolarità che possono attrarre l’attenzione di visitatori stimolati, con l’indotto economico e promozionale che ne può derivare: Piazza Maggiore, Piazza Santo Stefano, il contorno architettonico che incornicia le Due Torri e intorno una ragnatela di itinerari collaterali, da proporre con un programma unico ma mirato lungo i Portici della città, costellato da una miriade di musei, di chiese, di interni di palazzi gentilizi. Con molto meno città circonvicine fanno miracoli. Ma per questo ci vogliono slancio, iniziative ed impegno personale. Un po’ troppo per una città che si ridesta solo se le intralci il tratto sotto casa. Giusto tappare i buchi, ma ancor più giusto sarebbe prefiggersi degli obiettivi, pochi ma incentivanti, che necessariamente costringerebbero anche a tappare i buchi.
Abbiamo a portata di mano un’occasione unica: il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, di cui oggi tutti improvvisamente sembrano ricordarsi. Sta per vedere la luce un volume su “La Bologna risorgimentale”, realizzato con alcuni tra i maggiori conoscitori di quel periodo e che prende lo spunto dalle cento e più vie e piazze intitolate intorno alle Due Torri a personaggi del Risorgimento italiano, di cui quasi la metà sono bolognesi, purtroppo sconosciuti ai più. Su questo stimolo si potrebbe creare nella prossima Primavera, il periodo più intenso di ricordi risorgimentali per la nostra città, una grande celebrazione di due o tre giornate sugli avvenimenti di quel periodo, che ponga Bologna al centro dell’attenzione nazionale ed internazionale, sollecitando anche gli interventi delle Istituzioni italiane e di quelle europee. Il progetto c’è, i costi contenuti e potremmo essere tra i primi, se partiamo subito. Spettacoli, rievocazioni, partecipazioni altamente significative, incentrate sull’avvenimento, ma anche promozioni per mettere in mostra la città, una vetrina sulle sue realtà culturali e sulle sue peculiarità produttive.
“Immagine “ per una Bologna di pochi ma grandi eventi, “Sicurezza” per i suoi visitatori e per i suoi cittadini. Ecco le due pillole su cui puntare, il resto verrà di conseguenza. Dipende dalla buona volontà di tutti, Istituzioni, Enti, Associazioni di categoria, Aziende private, cittadini, anche di tasca propria, ma tutti insieme. Finora si è scritto molto, ora è tempo di idee concrete. Diamoci una scrollata invece di parlare, o il resto del mondo continuerà a sfiorarci solo dalla stazione ferroviaria o dalla tangenziale.