di Dario Caselli
Presidente, oggi Approda in Aula la manovra finanziaria che in queste settimane è stato al centro di forti discussioni. Qual è il suo giudizio su questo provvedimento?
“Nella sostanza la manovra è rimasta più o meno la stessa, anche se sono state fatte alcune correzioni. Per esempio quella sull'innalzamento della percentuale di invalidità, che per quanto ci riguarda così com'era non potevamo accettare. Si tratta di una manovra urgente e necessaria di taglio del deficit: 25 miliardi ottenuti con dieci miliardi di nuove entrate e circa 15 miliardi di riduzione delle spese. Metà di questi tagli riguarderanno i trasferimenti alle Regioni, ai Comuni ed alle Province ed un'altra parte interesserà i risparmi attraverso il blocco degli stipendi pubblici, una finestra unica sulle pensioni e tagli lineari del 10 per cento alle spese rimodulabili dei ministeri. Il resto è il solito assalto alla diligenza in parte respinto, e che riguarda emendamentini di poco conto dal punto di vista della politica economica, magari qualche volta spinti da lobby varie che ci sono sempre in ogni Paese. In generale quindi l'impalcatura della manovra è la stessa”.
Le Regioni però hanno espresso più di una qualche perplessità…
“La trattativa Stato-Regioni non può essere basata su chi tira di più la fune. E' per questo che abbiamo un emendamento in Aula, che ancora è lì disponibile per la discussione. In pratica a fronte della proposta del Governo di tagliare linearmente i trasferimenti agli Enti locali è fissata come alternativa quella di bloccare le spese delle Regioni che hanno dilagato di più negli ultimi anni. In particolare mi riferisco alle spese per acquisti di beni e servizi. Queste nel comparto della Sanità sono aumentate del 49 per cento e nel complesso delle Regioni del 38 per cento. Invece a livello nazionale ed all'interno dei Comuni e delle Province questo aumento oscilla tra il 13 ed il 20 per cento. Se le Regioni vogliono in qualche modo un'alternativa ai trasferimenti lineari, che lo Stato dà alle Regioni, quanto meno si impegnino a risparmiare la stessa cifra bloccando quella specifica voce di spesa in modo tale che i servizi ai cittadini non siano toccati”.
Crede che alla Camera saranno apportate variazioni?
“Le due Camere sono indipendenti, ma si deve considerare il fatto che tutti dipendiamo dalle scadenze. Questa manovra è stata approvata con un decreto legge fatto il 31 maggio e deve essere convertito in legge entro il 30 di luglio. Ora se al Senato l'approvazione arriva in questa settimana e la prossima settimana il provvedimento arriva alla Camera, non è che ci siano tantissimi spazi per modificare nella sostanza la manovra. Certamente restano comunque margini per migliorarla e rafforzarla, anche nel senso delle proposte emendative che sono emerse qui al Senato ma sempre con l'impegno di vararla entro il 30 luglio. Forse varrebbe la pena riflettere in queste settimane facendo una manovra più strutturale, più permanente e che rafforzi ancora di più l'obiettivo del contenimento del deficit pubblico rispettando i patti con l'Europa e dando così anche un forte segnale ai mercati finanziari”.