Bravi ragazzi (?). Anche i vecchi, se fanno parte di questo popolo, sono bravi ragazzi. Tutti almeno così dicono. Il viso sempre raso, niente vezzi, baffi o basette. Cravatte, cravatte sobrie blu al massimo con qualche pallino sotto il collo delle camicie azzurre. I capelli corti a posto, pettinati ed in ordine senza riccioli ribelli.
Il popolo del signorsì fiancheggia il Capo, lo ossequia ed incensa, lo difende anche se non gli viene richiesto, si indigna ed offende per lui. Darebbe la vita (?) per il capo.
Sbavano di una saliva limacciosa, sudano le mani che si asciugano nelle tasche dei pantaloni. Guardano diritto davanti a sé quando camminano. Sanno tutto. Conoscono i misteri e le decisioni del Capo, le avallano, le perorano, le commentano. Ridacchiano alle critiche perché sanno che il capo è intoccabile, inarrivabile, impermeabile. Sono remissivi con il capo anche se con lo stiletto nella manica. Il loro pensiero scivola e si insinua vigliacco nei meriti altrui. Tradiscono subito se cambia il forte di turno. Passano dall’altra parte come se nulla fosse per continuare ad essere comandati e a ripetere i loro signorsì. Maestri di retorica e di cinismo argomentano oleosi sui microfoni bagnati di alito il fine della loro filosofia. La giustizia, il delitto, sarebbero delle opinioni complesse di realtà semplici. Sarebbero dei pretesti per incolpare senza prove, uno strumento per colpire e basta. Rispondono con “l’adynaton” brillante con sorrisi e gesticolazioni rassicuranti. Persuadono sé stessi e gli altri comunicando alla gente le convenienze del momento. Il popolo dei signorsì ha fatto del sofismo un’arte oratoria applicata ai tempi i cui discorsi ingannevoli hanno un unico scopo quello di convincere delle loro tesi retoriche.
E’ un popolo che resiste e sopravvive ad ogni epoca tramandando vergogne con una invidiabile disinvoltura.
